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7 motivi per cui salire sul monte Bianco non è roba per tutti

7 Ottobre 2014 by FringeInTravel 4 commenti

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“7 motivi per cui salire sul monte Bianco non è roba per tutti”
di Nicola Toma

Forse chi non frequenta tanto la montagna neanche immagina l’emozione che suscita il parlare di monti come il Cervino, il K2 o il Cerro Torre, per cui non so se tutti possono comprendere l’emozione provata quando mi è stato proposto di tentare una salita al Monte Bianco: 4810 mt. La cima più alta delle alpi. La più alta d’Europa (se si esclude qualcosa nel Caucaso) nonché la montagna che tristemente fa più vittime dell’Everest (sì, anche questo è frequentare la montagna).
Io, alpinista giovane per esperienza, ma non per anagrafe, mi ritrovo a tentare la cima che è la regina delle scalate per chi vuole salire davvero in alto, insieme a uno dei miei istruttori e ad un suo fedele socio…
Avvicinandoci in macchina mi parlano di tutte le scalate e le ascensioni che hanno fatto. Sono stati tante volte in cima, quante io sono stato all’Esselunga! Ciò mi imbarazza, ma al contempo mi fa sentire al sicuro.
Entrati nella valle, poco prima di parcheggiare la macchina, mi vengono dette alcune parole che comprenderò realmente qualche ora più tardi: “Il Monte Bianco non è per tutti. Qui è tutto impegnativo”.

E nonostante possa sembrare una banalità, vi dico i primi 7 motivi (volendo potrei scriverne a centinaia ma sarò sintetico) per cui il Monta Bianco (ebbene non vi stupiate) non è per tutti!

1. Gli avvicinamenti
Non esistono rifugi o partenze facilmente raggiungibili (almeno dal versante italiano), non ci sono scorciatoie, impianti o mezzi che ti scontano qualche centinaio di metri di dislivello: devi conquistarti tutto, dal paesino alla cima, senza sconti. Il che rende il tutto più eroico… (dicono).

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2. Il terreno
“Ok, devo camminare 7 ore per arrivare al rifugio, sarà su una stradina, su un sentiero, su una traccia?”… No, devi avvicinarti e poi attraversare un ghiacciaio lungo 5 km ricoperto da detriti rocciosi, facendo attenzione che anche qui esistono i crepacci. Dopodiché conquistare altitudine sul nevaio, dove la traccia è da ricreare. Poi scalare la montagna perché il rifugio è arroccato su uno sperone roccioso. Quindi, arrivato al rifugio, vedere che il sole si sta già nascondendo ed avere solo il tempo di osservare e di intuire che la strada che farai tra poche ore per salire in cima, non è per niente meglio!

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3. I rifugi piccoli e pieni
Poiché sul Bianco non ci salgono tutti, sul Bianco non ha senso avere grandi rifugi. Ciò significa che nei pochi giorni di bello che questa bizzarra estate ci ha regalato, i pochi posti sono andati a ruba. E non basta la prenotazione a tenerti al sicuro e se al tuo arrivo ti accorgi che grazie alla tua prenotazione ti viene tenuto un posto nel locale invernale (solo letti, staccato dal resto), devi essere più che contento!

4. Gli orari e i tempi
Forse non tutti sanno che le gite in montagna partono alla mattina presto, anzi prestissimo, per evitare che il sole scaldando la neve sui ghiacciai, renda il camminare meno sicuro. Si cena presto (18:30) e subito a nanna. Così chi va in montagna sa che dovrà svegliarsi presto, ma chi va sul Bianco deve esagerare e se prevede altre 8/10 ore di cammino per arrivare in cima, la sua colazione sarà servita a mezzanotte… fate voi i calcoli di quanto si dorme?

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5. L’altitudine
Oltre una certa quota la fatica di camminare deve fare i conti anche con un’aria leggermente meno ricca di ossigeno e un clima che aumenta di rigidità. Così se la tua meta è quota 4810, preparati che non sarà solo all’arrivo che percepirari sulla pelle il significato del termine FATICA (e dell’aggettivo ESTREMA).

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6.Il meteo
Tutti sanno che il meteo è molto variabile in montagna e, come detto sopra, che qualsiasi condizione metereologica su un ghiacciaio diventa estrema, per cui protezione 50 per il sole e occhiali con schermatura livello 4 se fa bello.
Se invece inizia a tirare il vento, attenzione, non è scontato sia facile camminare dritti. Se ti trovi su una cresta poi… Ed è per il meteo che il nostro tentativo è fallito, fermandoci a “soli” 500 metri di dislivello lontani dalla cima…

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7. Il rientro
Già, perché la gita non finisce in cima, ma al momento dell’arrivo (alla macchina!). E se per salire hai dovuto arrampicarti, non pensare che per scendere si parli di passeggiata. Scenderai dearrampicando, magari passando dal versante francese, perché il versante italiano, maggiormente esposto al sole, ora è molto pericoloso… E una volta arrivato nella civiltà, con il tuo buon odore da due giorni di cammino, ti toccherà prendere nell’ordine: un trenino, una teleferica, un taxi (non arriva il pullman e sei stretto coi tempi), un pullman per entrare in Italia e una corriera per avvicinarti alla macchina…

Sì, il Monte Bianco è impegnativo, ma esserci arrivato tanto vicino mi ha permesso di conoscere la sua grandezza; l’essere stato tanto tempo su quei ghiacci, mi ha fatto intuire l’esperienza dei grandi alpinisti e il desiderio di godere di quella inutile vittoria.

“Caro Bianco, non sei roba per tutti, per ora neanche per me. Ci rivedremo e spero che allora sarò pronto a godere fino in fondo di ciò che vorrai donarmi”.


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Nicola Toma,
nonostante non abbia la frangetta e non sia neppure una ragazza (ve ne siete accorti per caso?)… è l’autore di questo post e il protagonista di questa esperienza…
Se volete scrivergli: fringeintravel@gmail.com

Archiviato in:ALPINISMO, FOCUS Contrassegnato con: alpinismo, cime, monte bianco, vette

Commenti

  1. Red dice

    25 Novembre 2018 alle 15:37

    Cercare questo genere di emozioni è indice di insoddisfazione della vita normale e ereale di tutti i giorni. Molte persone rincorrono un punto di riferimento nella vita che non gli è stato insegnato dall’educazione familiare, cioè una cultura che dice di vivere , lavorare , divertirsi ma nelle dovute maniere e con le giuste protezioni. Io sono u motociclista sfrenato, palestar 4 volte a settimana , ho imparato una buona parte di kick-boxing , Kali Filippin0, ho fatto footing sempre, spinning spinto eppure temo una scalata in montagna perchè non c’è il modo di controllare gli eventi. Questo mi mette paura come per esempio toccare i freni quando sono in prossimità di un incrocio e con tanto di semaforo verde. Questa è la cultura di non esagerare perchè il pericolo è dietro l’angolo. Chi va in montagna e scala oltre alla passione ha un livello levato di una forma di protagonismo. Un giorno mentre sulla Aquila Roma alle porte del casello stavo a 256 km/h con la moto , da solo e con due amici dietro che andavano a 252 km/h di colpo ho visto un cane che stava fermo sulla mezzeria delle due corsie ……li ho capito che vale il detto “aiutati che Dio ti aiuta “….. a quella velocità prendere un cane significa , se ti dice bene, rimanere su una sedia a rotelle per il resto della tua vita.
    Ammiro gli alpinisti ma non la loro cocciutaggine ||| Cioè scalare quando si sa che la temperatura salirà di quel che basta per provocare slavine…non lo concepisco. Se il meteo dice che ci saranno venti da 100 km/h la moto la lascio a riposo nel box. Non so se ho reso , ma non sono un cacasotto , mai stato.

    Rispondi
    • Simona Scacheri dice

      26 Novembre 2018 alle 17:43

      Ciao!
      Ammetto che non so se ho capito… Quindi mi limito a dirti che i motivi per cui si sceglie di fare alpinismo sono decisamente molto più ampi e non facilmente sintetizzabili… ma tieni presente che ci sono miliardi di modi di praticare questa disciplina sportiva e molti non prevedono assolutamente “il rischio” come elemento primario. Per nulla.
      Mentre sulla moto non ho veramente nulla da dire visto che ne sono terrorizzata e non la conosco 🙂

      Rispondi
  2. Duh! dice

    27 Febbraio 2019 alle 14:49

    in effetti a 256 km/h con la moto, il modo di controllare gli eventi c’è…

    Rispondi
  3. Giuseppe dice

    10 Novembre 2022 alle 15:12

    Moto , bici , kite , surf chi piu’ ne ha piu’ ne metta….ma sono soprattutto alpinista posso solo dirvi che il contatto con la natura della montagna e le viste mozzafiato che si godono durante una scalata sono qualcosa di unico , una emozione che nessun mezzo o altro sport sa darti .
    La montagna insegna e va rispettata , l’ adrenalina si contiene con pa calma e la pazienza …il rischio fa parte del gioco del resto il destino non si conosce e si muore piu’ in strada in bici a passeggio sulle ciclabili che in montagna fra gli scalatori…
    Io ho fatto il Tour del monte bianco con salita finale sul monte bianco dal versante francese e rientro da quello italiano , 200 km con piedi distrutti ma una forma fisica super alla fine….pronto per il.2023 GR20 in Corsica 😉
    Qualcuno/a vuole unirsi ?

    Rispondi

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