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Monte Emilius: la ferrata sulla cresta ovest
di Arianna Lenzi
Premessa: non è sempre facile riuscire a far combaciare la passione per l’alpinismo e per i viaggi in solitaria, perché le attività in montagna spesso richiedono supporto, e un lavoro di squadra. Forse è proprio per questo che, quando ho scoperto l’esistenza delle vie ferrate, me ne sono subito appassionata e ho capito che potevo, in qualche modo, aver trovato la quadra. Così ho iniziato a viaggiare, impratichirmi, e poi ho spostato l’asticella un po’ più in là...
Il Monte Emilius è una cima delle alpi Graie, in Valle D’Aosta, in provincia di Aosta… E io sognavo di completare una traversata più lunga del mio consueto, un po’ più impegnativa del mio solito e di vivere una vera e propria avventura in quota!
Da qui la decisione: durante le ferie estive sarei saltata in sella alla mia moto e mi sarei diretta verso la Valle d’Aosta.
Il balcone panoramico della Valle D’Aosta
Lo scopo è quello di percorrere la via ferrata del Monte Emilius, che si sviluppa lungo la cresta nord-ovest della montagna e di giungere sulla vetta di quella che è considerata una delle cime più belle della vallata di Pila.
Ed è davvero così, posso confermare.
Dalla cima del Monte Emilius, situato a sud della città di Aosta, si può godere di un panorama unico, su tutta la zona circostante.
Dalla valle ai più importanti rilievi valdostani.
In una bella giornata, dal balcone panoramico della Valle d’Aosta, si distinguono benissimo la cima del Bianco, le Grandes Jorasses, il Grand Combin, il Cervino e persino il Massiccio del Monte Rosa.
Come arrivare?
L’avventura verso la via ferrata del Monte Emilius comincia ad Aosta, che rappresenta un punto di partenza strategico.
Una volta giunti a Pila (comodissima la telecabina che, con un biglietto da 7€, permette di fare andata e ritorno) è possibile salire alla Lago Chamolé a piedi, o con la seggiovia.
Come organizzare la via ferrata?
La sola via ferrata del Monte Emilius non richiede più di un giorno, ma l’itinerario completo può essere strutturato lungo 2 o 3 giorni per via dell’avvicinamento e dei tempi di rientro.
2 giorni
2 giorni sono il tempo minimo per vivere l’esperienza al meglio, prevedendo di passare la prima notte (prima dell’ascesa alla vetta) al bivacco Federigo Zullo.
Il giorno successivo, dopo la ferrata, si scenderà al rifugio Arbolle e poi verso Chamolé.
Tenendo presente che la seggiovia Chamolé e la telecabina di Pila smettono di funzionare alle 17, e quindi l’itinerario di rientro deve tenere conto di queste tempistiche.
3 giorni
Se si sceglie di dedicarci 3 giorni, dopo aver fatto la ferrata si può ugualmente rientrare lungo la via normale dell’Emilius fino a giungere al rifugio Arbolle.
Qui si può passare la notte, scegliendo poi di completare il rientro il giorno successivo, senza nessun problema di orario.
La discesa verso Aosta può essere fatta arrivando fino a Pila a piedi (i metri di dislivello sono circa 500), e poi con la telecabina, oppure arrivando a Chamolé, prendendo la seggiovia fino a Pila e poi la telecabina.
A chi si rivolge questo trekking?
Se per quanto riguarda la prima parte del percorso, l’escursione è decisamente piacevole e non presenta importanti criticità (ad esclusione dell’ultimo tratto sulla pietraia verso il bivacco Federigo)…
La via ferrata del Monte Emilius è decisamente dedicata agli escursionisti esperti, e che soprattutto abbiano già una certa dimestichezza con i sentieri attrezzati.
Anche la discesa lungo la via normale dalla cima non strizza l’occhio agli escursionisti meno allenati: si sviluppa tutta lungo una pietraia importante, spesso soggetta a frane.
Specifiche difficoltà:
- Il secondo giorno, quello dedicato all’ascesa del Monte Emilius, se si scegliesse di percorrere tutto l’itinerario di rientro, si può dover camminare tranquillamente 8 ore, con un dislivello importante. Tempo di percorrenza che aumenterebbe di almeno più di un’ora, inoltre, non prendendo la seggiovia di Chamolé e scendendo a Pila a piedi.
- La classificazione EE dell’itinerario è dovuta alla sua lunghezza (più di 17 chilometri) e all’ascesa cumulativa, quasi 1800 metri.
EEA nel tratto della via Ferrata del Monte Emilius.
Da Chamolé al bivacco Federigo Zullo
1 giorno
Partenza: | Chamolé |
Arrivo: | Bivacco Federigo Zullo |
Tempo: | 4 ore o più |
Dislivello: | 1068 positivo – 481 negativo |
Difficoltà: | EE |
Dopo aver costeggiato il suggestivo lago di Chamolé, imboccare il sentiero 19 che porta verso il Col Replan (2366 m s.l.m). Una volta raggiunto il bosco, il sentiero continua verso i Piani di Comboé (2114m s.l.m) perdendo circa 200 metri di quota.
Proseguire lungo il sentiero 16, dopo aver riempito la borraccia. Da qui in poi, lungo la ripida e pietrosa vallata che conduce al bivacco, non ci sono più fonti d’acqua, e non ce ne saranno nemmeno in seguito, durante la salita alla Becca di Nona e al monte Emilius.
A quota 2526 m s.l.m si incontra un bivio: proseguendo per il sentiero 16 si sale subito verso la Becca di Nona, mentre percorrendo il 16A si giunge al bivacco. Io ho optato per arrivare al bivacco, svuotare un po’ lo zaino, pranzare e poi continuare verso la cima della Becca di Nona.
Dal bivacco Federigo un sentiero più ripido ma più breve porta comunque alla cima, a 3141 m s.l.m.
Bivacco Federigo
Il bivacco Federigo è una costruzione di metallo incastonata su di un lato della montagna, e può ospitare fino a 9 persone.
Arrivata in cima, mi sono accorta di non essere sola.
Eravamo in 5, in quel giorno di agosto, ad essere giunti a Col Carrel per percorrere la via ferrata del Monte Emilius, il giorno seguente.
Una volta salita, e poi scesa, dalla Becca di Nona ho lasciato che scendesse la sera. Preparandomi un risotto caldo e andando a dormire presto. L’attacco alla vetta sarebbe cominciato alle ore 7 del mattino dopo, e dovevo essere pronta per una lunga giornata.
Dal Bivacco Federigo Zullo al Rifugio Arbolle
2 giorno
Partenza: | Bivacco Federico Zullo |
Arrivo: | Rifugio Arbolle |
Tempo: | 7/8 ore |
Dislivello: | 639 m positivo – 1035 negativo |
Difficoltà: | EEA (ferrata per 5 ore – necessario imbrago) |
Alle 7 sono puntuale all’imbocco della via ferrata del Monte Emilius: un ultimo controllo all’imbrago, all’attrezzatura e poi sono pronta a partire.
Insieme ai miei improvvisati compagni di avventura, che hanno condiviso con me lo notte nel piccolo bivacco.
Il sentiero attrezzato incomincia proprio lì dietro, e secondo il segnavia dobbiamo aspettarci un tempo di percorrenza di circa 5 ore, per arrivare in vetta.
La ferrata è quasi totalmente attrezzata con un cavo gommato, ma non va presa affatto sottogamba.
Oltre ad essere lunghissima, è esposta in molti punti e, a quota 3150 m s.l.m, prevede l’attraversamento di un lungo ponte tibetano.
La cima del Monte Emilius va conquistata con attenzione, nervi saldi e molta determinazione.
Gli ultimi 150 metri della via ferrata del Monte Emilius si sviluppano in cresta, e solo a pochi passi dalla cima ci si può liberare dai moschettoni e camminare fino alla fine del percorso.
Ammirando tutta la Valle d’Aosta circostante, che si può osservare a 360 gradi.
Se si sceglie di rientrare ad Aosta in giornata non c’è tempo da perdere: dopo un veloce pranzo a 3551 m s.l.m è tempo di imboccare la via normale e puntare verso il Col des Trois Capucines (3242 m s.l.m) e poi verso il Lac Gelé, 200 metri più in basso.
Quando ci sono stata io, nell’estate del 2018, c’era stata da poco una frana e la via normale del Monte Emilius aveva perso gran parte dei segnavia (che in Valle d’Aosta, e soprattutto in quella zona, sono marcati in giallo sulle pietre).
Scendere lungo la pietraia è stato ancora più impegnativo del normale, e rischiare di perdersi è molto facile.
Sapere di dover vedere il Lac Gelé, più in basso alla propria destra, è però un ottimo punto di riferimento. Il sentiero 14, poi, conduce al Vallon d’Arbolle, e il rifugio (2516 m s.l.m) è poco distante.
È pomeriggio inoltrato o si è stanchi dalla lunga scalata? Trascorrere una notte al rifugio Arbolle potrebbe essere un’ottima opzione (che ho scelto anche io).
Tornare a Chamolé, in tempo per prendere gli impianti, significherebbe un ulteriore dislivello positivo di almeno 150 metri, e un dislivello negativo di più di 300.
Troppo tardi per prendere gli impianti e si vuole assolutamente arrivare ad Aosta in serata?
Sono altri 1800 metri in negativo, e alcuni chilometri.
Decisamente tosto, e con il rischio quasi certo di arrivare con il buio.
Arianna Lenzi
E’ l’autrice di questo post e la protagonista di questa esperienza.
Dopo una vita da backpacker, ha appeso lo zaino al chiodo e ha iniziato a muoversi per le strade del mondo in sella alla sua motocicletta. Appassionata di montagna, se non doveste trovarla in vetta, intenta a scattare fotografie e a scrivere sui taccuini che porta sempre con sé, cercatela a Disneyland Paris, dove lavora quando non è in viaggio.
Trovi le sue avventure (in moto e non) anche sul suo blog: www.labiondasullahonda.it
Ogni giovedì appuntamento fisso con racconti o video di trekking, cammini o escursioni! Idee per nuove gite o consigli, trovate tutto qui: FRINGE IN TREKKINGSe volete invece ess ere sempre aggiornati e non perdervi nessun post, iscrivetevi alla newsletter e indicate “trekking” negli interessi. |
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