Avete intenzione di organizzare un weekend in Umbria? O magari farvi un itinerario che includa anche le regioni limitrofe come il Lazio?
Personalmente ritengo l’Umbria una splendida regione e se di mio spesso la esploro a piedi grazie ai numerosi cammini presenti o ai diversi trekking percorribili, l’Umbria è una meta perfetta per gite fuori porta. Vacanze o veri e propri viaggi on the road.
In macchina, o come dicevo, a piedi. Immagino anche in bicicletta ma non avendo esperienze dirette non mi espongo.
L’Umbria è un (ennesimo) fiore all’occhiello italiano, che nulla ha da invidiare.
Lo dico ora così non lo dico poi più: l’Italia è e resta un Paese meraviglioso, di una ricchezza naturalistica e artistica senza pari! E ora che la mia parte patriottica ha trovato sfogo, proseguo.
Indice degli argomenti
Itinerario Weekend Umbria: i borghi
1° tappa: | Montefalco |
2° tappa: | Spoleto |
3° tappa: | Todi |
Tante le cose da vedere e vivere in Umbria, ma questo weekend conduce in alcuni dei luoghi iconici: borghi medievali, Patrimoni Unesco e tanta genuinità.
Un tuffo nel tempo e un’immersione del cuore umbro.
Montefalco
Splendido borgo di oltre 5000 abitanti, come tutti i borghi dell’Umbria che io ho visto, è arroccato.
Dopo aver varcato la cinta muraria con la Porta di Sant’Agostino e le torri, si sale per arrivare alla piazza centrale. Lì si erge il Palazzo Comunale del 1200 con la tipica rivestitura in mattoni che caratterizza tutta l’architettura medievale di questa (splendida) regione.
Nel mentre salite trovate anche il complesso museale di San Francesco ovvero dove si possono ammirare gli affreschi di Benozzo Gozzoli collocati dentro questa Ex Chiesa.
L’entrata costa poco, ma controllate orari apertura.
Dove mangiare a Montefalco?
A Montefalco inoltre si trova un ristorante con uno chef (io preferirei chiamarlo cuoco) che ha veramente del valore aggiunto: “La via di Mezzo di Giorgione”.
Per chi segue Gambero Rosso, Giorgione è ormai una celebrità, per chi non guarda la televisione (figuriamoci Sky), Giorgione è un personaggio di indubbio valore, simpatia e arguzia, oltre che un cuoco straordinario!
Il suo ristorante da che lui è diventato protagonista di un programma sul canale Gambero Rosso è ormai preso d’assalto, ma per me che avevo avuto il piacere di conoscerlo già prima, lui è e resta una persona verace e decisamente emblema di chi la cucina non solo la conosce, ma la ama per davvero!
I prezzi inoltre non sono “milanesi”. L’Umbria è un sogno!
Spoleto
Avete presente quando l’Unesco elegge un sito a Patrimonio dell’Umanità e tutti in massa ci vanno perché “ora che l’Unesco lo elegge a sito dell’Umanità, allora sì che voglio andare…”.
Bene. Io sono una di loro! Da sempre. Consapevole, me ne dispiaccio, ma scusatemi, non ne posso fare a meno!
Ergo: io Spoleto da che è diventata Patrimonio dell’Umanità DOVEVO vederla.
Spoleto è una splendida cittadina di circa 38 mila abitanti della provincia di Perugia.
Dal 2011 l’Unesco l’ha inserita tra i siti Patrimonio dell’Umanità grazie alla Chiesa di San Salvatore, emblema dell’arte Longobarda in Italia.
Ma tutta la cittadina è assolutamente di una bellezza rara, e come mi ha detto un’amica umbra: “Rappresenta tutti gli altri borghi tipici della regione, ma più in grande”. E io concordo appieno.
Da vedere a Spoleto: Chiesa di San Salvatore e Duomo di Spoleto, per dire gli imperdibili.
I vicoli sono come ve li potete immaginare: arroccati, contornati da case medievali con i mattoni a vista e non mancano quei balconi con qualche fiore che invita a fare almeno un paio di foto coloro che… Di originalità nelle foto non ne hanno poi molta (ovviamente, io, la foto l’ho fatta!).
Salendo da Piazza Garibaldi, noto come ogni bivio sia costellato da cartelli che indicano le direzioni da seguire per i diversi monumenti.
Leggermente fuori dal borgo, ma perfettamente raggiungibile anche con una passeggiata la Chiesa di San Salvatore è qualcosa di inatteso.
Nota di colore: una signora di circa 80 anni a cui ho chiesto informazioni mi dice: “Certo signorina, da quella parte, due minuti ed è arrivata”. Io ne ho camminati 15 e non ho 80 anni… Mi sono convinta che l’aria dell’Umbria debba essere molto salutare.
Da fuori, sono rimasta davanti alla facciata per un po’ chiedendomi se questa volta l’Unesco mi avesse delusa… Poi sono entrata, e come mi è capitato di dire spesso: mai visto nulla del genere (e sappiate che io la fissa delle chiese, un po’, ce l’ho).
Spoglia, disadorna, con queste 3 navate altissime, profonde e vuote, eppure non ha pari. Si tratta di una costruzione che rappresenta l’arte longobarda ovvero parliamo del periodo che va dal 568 al 774 (letto su wikipedia, ma storia medievale fu il primo esame della mia vita e l’avevo studiato per davvero) e se ci pensate bene: quando vi è capitato di vedere una chiesa così antica e così perfettamente conservata?
La data di costruzione precisa non era riportata visto che forse ancora non l’hanno definita con certezza, ma un documento dell’815 parlava già dell’esistenza di San Salvatore.
Lasciando questo spettacolo della Storia dell’arte, altra tappa da vedere a Spoleto è la Rocca Albornaziana!
Si erge alla sommità del colle Sant’Elia e la salita non è poca roba, ma l’organizzazione di Spoleto sì che lo è.
Ci sono le scale mobili, che vi portano sù (tipo un 7/8 minuti di scale mobili). Una volta arrivati, per vedere la Rocca: o ascensori, o scalini… E siccome il mio amico e io volevano sgranchirci le gambe, abbiamo preferito fare i 640 gradini così almeno poi potevamo sentirci fighi! Al ritorno, ascensore.
La Rocca di per sé non mi ha colpito, i paesaggi attorno già di più, ma da lì si scende e finalmente eccolo, il Duomo di Spoleto,
La veduta, le scale che scendono verso la piazza, la vista d’insieme e la facciata sono un inno alla bellezza.
L’interno del Duomo racchiude un affresco del Pinturicchio (subito appena entrate, la prima cappella sulla vostra destra) e sempre qui in fondo all’abside c’è un affresco di Filippo Lippi.
Per dovere di cronaca devo anche informarvi che, nella piazza di Spoleto, si trova un bar con scritto “Il bar di Don Matteo”…
Ho scoperto che Spoleto è set delle fiction di Don Matteo e forse Carabinieri? Ma questo non credo che aggiunga assolutamente nulla a quello che la cittadina è: unica.
Todi
Todi di abitanti ne fa circa 20 mila, e riprende lo schema del borgo medievale e pure umbro, con le mura che la cingono all’esterno, una salita e la piazza centrale in alto.
Il punto panoramico che si colloca nei pressi della piazza del Popolo, un piccolo gioiello architettonico e urbanistico, merita una pausa, mentre l’interno del Duomo dell’Annunziata, a me, non è piaciuto (ma già che siete arrivati fino a lì, entrate eh!).
E dovendo dirvi la cosa che mi ha colpito e colpisce sempre di più dell’Umbria?… Il silenzio.
Non è solo quiete, o calma o assenza di “vita”.
No, in Umbria si respira un silenzio aleatorio anche per le strade delle città, che a me, sembra irreale e magnifico (o forse dite che essendo abituata a Milano ho ormai assunto parametri di misura un po’ diversi?).
Dove dormire?
L’Umbria è famosa per i suoi agriturismi, i suoi casali e i numerosi posti collocati in mezzo alla natura.
Booking.comItinerario Weekend Umbria e Lazio
1° tappa: | Cascate delle Marmore |
2° tappa: | Parco dei Mostri |
3° tappa: | Civita di Bagnoregio |
Questa volta si parte dall’Umbria, per poi approdare in Lazio in un itinerario di weekend che ha sempre due punti fermi: scoprire aspetti genuini dell’Italia ed evitare le rotte più comuni…
Anche se il turismo, per fortuna, in Italia non manca eh.
Cascata delle Marmore – Terni
Ecco, se volete essere assolutamente certi di vedere solo una parte delle Cascate scegliete la domenica successiva a San Valentino, occasione in cui viene corsa la Maratona di San Valentino.
La mattina quindi l’accesso è consentito solo al Belvedere Superiore che dà accesso al balcone della Specola, fatto costruire da Papa Pio IV, che si affaccia sul primo salto della Cascata.
Qua si crea un arcobaleno incredibile che, in certe occasioni, si presenta come un semicerchio perfetto.
Intorno al Belvedere inferiore si snodano alcuni sentieri, ma il punto più romantico è sicuramente il Balcone degli Innamorati che è situato dietro al primo salto della Cascata e vi si accede grazie al Tunnel degli innamorati.
La leggenda narra che San Valentino, primo vescovo di Terni, abbia percosso con il bastone pastorale la parete di roccia per dimostrare la purezza di una fanciulla. Dal punto colpito sgorgò la cascata che pare simile ad un velo da Sposa… questo sì che è romantico, mica la maratona.
Tornando verso l’autostrada è obbligatoria una sosta alla Basilica di san Valentino: la chiesa non è niente di che, ma, nel dubbio, ci si vota a qualsiasi santo.
Se il Santo in questione è il protettore degli innamorati poi, vale la pena anche accendere un cero. Magari funziona.
Parco dei mostri di Bomarzo – Viterbo
[Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte e stupende venite qua ove tutto vi parla d’amore e d’arte…]
Il Parco dei Mostri fu costruito dall’architetto Pirro Ligorio su commissione del principe Pier Francesco Orsini come consolazione per la morte della moglie Giulia Farnese.
Un’ iscrizione riporta scritta la motivazione della nascita di questo parco, ribattezzato poi “dei mostri”: “Solo per sfogar il cor…”.
Il Parco è disseminato di sculture rappresentanti creature mostruose scolpite nel peperino, pietra locale di origine vulcanica.
Orchi, sfingi, elefanti e draghi, ma anche eroi della mitologia greca come Ercole e Proteo Glauco costituiscono un luogo che vale la pena di visitare.
All’ingresso viene consegnata una cartina del percorso da seguire per vedere tutte le statue.
L’atmosfera è suggestiva: i mostri non fanno paura, anzi trovo che si respiri un’aria più romantica che grottesca.
Civita di Bagnoregio – Il Paese che muore
É un paesino in provincia di Viterbo, arroccato su un cucuzzolo e viene chiamato il “Paese che muore” perché le sue pareti di tufo stanno lentamente franando.
Il paese fu costruito nel 500 a.C. dagli Etruschi, ma adesso sopravvivono solo poche case medievali, la chiesa nell’unica piazzetta del borgo e la casa natale di San Bonaventura.
Civita è raggiungibile solo a piedi tramite un ponte in cemento di recente costruzione.
La salita fino all’ingresso della città vale lo sforzo. Prima di imboccare il ponte, c’è una scaletta che scende nella grotta di San Bonaventura dove, la leggenda racconta, che il santo sia stato guarito da una malattia da San Francesco.
Se non fosse per i bar e le osterie, aperti solo per i turisti, sarebbe una città fantasma e nonostante il grande afflusso di turisti mantiene una connotazione spettrale, se pur romantica…
Insomma: un San Valentino romantico da paura!
Jules dice
L’Umbria mi ispira veramente tantissimo, non vedo l’ora di visitarla per bene! 🙂
Simona Scacheri dice
Ciao Jules! E’ in effetti spettacolare!