Premessa: erano anni e anni e anni che (diciamolo pure) sfracellavo le scatole a chiunque con l’idea di fare un trekking a cavallo. Una volta una mia compagna di viaggio mi raccontò di un percorso fatto in Canada di giorni interi, e io con gli occhi che brillavano a dire: “Anch’io, anch’io… Prima o poi lo voglio fare anch’io”.
Trekking a cavallo in Mongolia: parliamone!
Da piccola ho fatto equitazione. Nel corso di un centro estivo (ma esisteranno ancora i centri estivi?) mi ero ritrovata in questo maneggio sulle colline. Un casolare immerso nel verde collinare e lì avevo iniziato a fare equitazione. Il “mio” (alias che usavo sempre io, ma mio non era di certo) pony si chiamava Cleopatra. Bellissima, sveglia, a volte ribelle, ma ci trovavamo bene insieme e rispondeva sempre ai comandi!
Non solo, siccome mi ero appassionata, l’estate dopo avevo iniziato anche a fare il salto agli ostacoli…
(Poi mia mamma si è spaventata di questa passione, mi ha fatto presente di sognarmi un cavallo tutto mio e uno sport così costoso, e io ho appeso con serenità il mio frustino al chiodo).
Finchè non mi sono ritrovata un giorno in Mongolia con questa proposta: “chi vuole fare una giornata di trekking a cavallo?”.
Io nel corso degli ultimi vent’anni avevo cavalcato solo una volta!
Una passeggiata di due ore nel corso di un viaggio. E basta. Nel mentre le persone in gruppo con me hanno iniziato a fare attività di panico.
E qui aprirei una parentesi: ma perché l’uso e il costume di mettere panico a chi non ce l’ha è così tanto inflazionato? Ma la sindrome del “metti la maglia se no prendi un accidente” possibile che debba essere ripresa in tutti i settori?
Beh le ragioni di questo panico erano svariate, ma per una volta tanto ero del tutto indifferente a quanto veniva detto. Era un mio sogno, non volevo farmelo rovinare.
Su un punto sapevo però che avevano ragione: i cavalli in Mongolia non sono come Cleopatra. Sono cavalli selvaggi che realmente hanno un’indole indomabile anche quando diventano di proprietà, ma salire su un cavallo mongolo e aspettarsi di fare una passeggiata con la serenità che la faresti in Italia, non è proprio cosa!
Arriviamo al giorno concordato. Mongolia Centrale.
Solo pochi di noi decidono di vivere quest’avventura e non appena arrivati, come nelle usanze mongole, il padrone dei cavalli (nonché della gher) ci invita all’interno per bere la bevanda tipica: l’airag. Che gusto di latte non ha, ma dal latte proviene.
Usanza vuole che il padrone di casa ne versi il contenuto in una ciotola, e poi tutti se la passano bevendo da quella. É un elemento di aggregazione e sintomo della meravigliosa ospitalità mongola.
Io avevo già mal di stomaco a causa di un paio di chili di noodles (almeno 3 etti lo erano per davvero) che mi ero mangiata due sere prima, non avevo ancora ripreso bene possesso del mio stomaco… Ma non si può rifiutare! Questo mi sembrava evidente.
Non vorrei dirvi però che esiste anche un modo per bluffare, bagnarsi le labbra evitando di bere e se fatto con cura… Io non ho vomitato, e il padrone di casa non si è risentito!
Arrivata al momento dei cavalli avevo una sorta di agitazione ed eccitazione. Viene scelto il mio, salgo, e uno degli autisti del gruppo con cui avevo legato inizia a prendermi in giro dicendomi di stare attenta.
Dovevate vedere lui come stava sul cavallo: il portamento, la sicurezza, le movenze… E poi vi giravate, e guardavate me!
In realtà però io ero tranquilla, e onestamente anche un po’ curiosa, avrei voluto fare una galoppata anche se solo di due secondi però mi accorsi presto che, il mio cavallo, non mi si filava di pezza!
Per quanto io un minimo di basi di equitazione ancora le abbia, in Mongolia non mi sono servite.
Le redini? Si tengono in un modo diverso.
I segnali? Non c’entrano molto con i nostri tranne quello per farlo accelerare che comunque solitamente è l’ULTIMO che una persona poco esperta vuole dare.
E per frenare? Anche lì c’erano delle divergenze tra i miei insegnamenti occidentali, e quelli mongoli.
Il cavallo mongolo inoltre secondo me è pure maschilista e sessista!
Perché se con gli uomini i cavalli mongoli erano tutti sereni e pacifici, gli unici due “equini” che davano di matto da chi erano cavalcati? Da me, ovvio, e dalla mia amica! Uniche donne del gruppo di cavallerizzi.
Iniziamo il percorso che prevedeva la durata di un’intera giornata.
Di fronte a me l’infinito paesaggio della Mongolia centrale, con le sue praterie, la luce del sole, le nuvole che corrono… Attimi di serenità che possono durare per ben un’ora, due ore o forse meno? Perché in Mongolia il tempo è cangiante, e se vi illudete che solo perché c’è il sole al mattino questo significhi che ci sarà anche al pomeriggio, beh, vi state sbagliando.
Comunque per la prima parte di trekking c’era il sole. Ho avuto un momento di gioia infinita, lo scenario non aveva raffronti e io, stavo realizzando un mio grandissimo sogno…
Momento appunto. Momento durato poco visto che il mio cavallo, non si sa perché, inizia a prendere la tendenza di andare a sinistra.
Il gruppo andava dritto, lui no. A sinistra. (Cleopatra seguiva sempre quello che aveva davanti di cavallo, mi sembrava prassi logica insomma!).
Allora mi risveglio e inizio a cercare di dargli la giusta direzione… Sono convinta ancora adesso che sia quello il frangente in cui si è incazzato con me!
Proseguo la mia camminata a cavallo. Sono passati solo 20 minuti e io non riesco più a rilassarmi molto visto che il mio (simpatico) cavallo tende a fare di testa sua. Ma nel mentre proseguo e colgo un leggero cambiamento climatico. (Strano).
Inizia una salita. A me le salite piacciono, soprattutto quando sono a cavallo, ma la discesa mi inquietava di più… E siccome il cavallo deve avermi letto nel pensiero, non solo fa la discesa, ma decide anche di farla veloce…
Il cavallo dal nulla parte al galoppo, da solo, senza che nessuno gli avesse minimamente impartito il comando!
Io per un attimo sento un’emozione fortissima, aria nei capelli, non temo di cadere perché sono ben afferrata e vivo almeno un’istante di godimento… finché non cerco però di fermarlo…
E qui mi rendo conto che lui, non ne ha nessuna intenzione!
Beh, nel giro di un altro istante è arrivato subito uno dei ragazzini che ci stava accompagnando nella passeggiata che come nei film che si rispettino è piombato sul mio cavallo in un attimo, e l’ha fermato con una mano nel mentre che con l’altra teneva il suo (sono certa che avesse anche la sigaretta in bocca tanto era figo in quel momento).
Da vero “uomo duro” a me non chiede nulla, non mi conforta e non mi insulta, ma prende le redini del mio cavallo e, non le molla più!
La mia passeggiata di libertà, aria nei capelli, adrenalina e galoppo si tramuta in una passeggiata ai due all’ora, con il (carinissimo) ragazzino che tiene il mio cavallo e io mi ritrovo un ginocchio costantemente a contatto con il sedere del suo di cavallo! Che scherzi a parte, non è tanto l’elemento in sé, ma mi è venuto il livido dopo un paio di ore…
E la mia amica? Stessa fine! Al suo di cavallo lo teneva un altro ragazzino (loro erano in 3) e io e lei quantomeno potevamo parlare sì, ma non era esattamente quello a cui avevamo aspirato.
Nel mentre i ragazzi del gruppo invece cavalcavano senza problemi con i loro cavalli che non solo non si imbizzarrivano, ma neppure andavano veloci. (E poi uno dice che gli animali non possono essere maschilisti?).
Naturalmente dopo un po’ ha cominciato a piovere. In Mongolia quando piove, diluvia, per un 20/30 minuti… Dopo esserci riparati abbiamo ripreso ma io ormai sognavo di poter rimettere i piedi per terra perché, e mai l’avrei creduto, di andare a cavallo non ne potevo davvero più!
Ma il bello è che ci ho riprovato.
Ho chiesto al mio “tutor” se mi lasciava libera. Se potevo riprendere ad andare da sola. Lui mi guarda un po’ perplesso, e poi mi lascia le briglie.
E? E quello stronzo del mio cavallo riparte all’istante da solo! E il ragazzino, giustamente, quelle briglie, non me le ha mai più lasciate!
Anzi, mi ha pure scroccato un paio di sigarette che tanto, ormai, l’andazzo che avevamo preso, lo consentiva… Dal vento nei capelli, al fumo in faccia, il passo è stato breve.
NOTA BENE: Se mai avrete questa fortuna, se mai deciderete di calvalcare un cavallo mongolo, beh fatelo, che comunque, ne vale la pena!
Solo una cosa è importante ricordare: se vi capitasse che il cavallo faccia come con me, ovvero parta al galoppo da solo (pratica che succede, e diverse volte), voi dovrete riuscire a NON URLARE!
Perché laddove si urla, il cavallo corre ancora di più e per il “ragazzino” fermarlo sarà leggermente più difficile… (Lo so anch’io che chiedere a una persona che va nel panico di non urlare è pura eresia, ma visto che me l’hanno detto, io ve lo riporto fedelmente!).
Juliette Fioretta dice
It’s on my bucket list…. Provero di ricordarmi di non urlare!
Simona Scacheri dice
… Ottima idea!!! Ahahaha e ti auguro un cavallo meno sessista!!! 🙂
Marta dice
Fantastico racconto! Divertente e leggero 🙂
Questo ottobre è probabile che affronteremo un trekking nel parco del Tavan Bogd
3 giorni a cavallo… vedrò di indossare una barba finta per l’occasione 😀
Simona Scacheri dice
Ahahahahaha…. Ma dai!!! Guarda un tempo avrei desiderato tantissimo fare lo stesso, oggi no! A questo punto sarò decisamente curiosa di leggere la tua esperienza di 3 e dico 3 giorni di trekking a cavallo! So dove trovarti ahahahah 😉 (E grazie mille!)