
Non chiamatelo semplicemente “un cammino”.
Il Cammino di Celestino Classico è un viaggio nell’anima dell’Abruzzo più autentico, dove ogni passo ti porta più vicino alla storia di Pietro da Morrone, l’eremita che divenne Papa Celestino V e che scelse questi luoghi selvaggi per la loro bellezza estrema.
Dimenticatevi le folle dei cammini più famosi tipo Santiago: qui troverete il silenzio della montagna, borghi arroccati che sembrano fermi nel tempo e una natura che sa ancora stupire. È il cammino perfetto per chi cerca un’esperienza intensa, ma accessibile, dove spiritualità e avventura si intrecciano senza mai diventare banali. E dove la natura prende il sopravvento.
Curiosi?
Indice degli argomenti
Dove siamo?
Il Cammino di Celestino Classico si snoda interamente nel cuore del Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo. L’intero Cammino 13 tappe e 202 km parte da L’Aquila, attraversa la Maiella e termina al mare di Ortona.
L’itinerario “classico” di 82 chilometri collega l’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, nei pressi di Sulmona, all’Abbazia di San Liberatore a Majella, vicino a Serramonacesca.
Stiamo parlando di uno dei parchi nazionali più affascinanti d’Italia, dove la montagna abruzzese mostra il suo volto più selvaggio e spirituale. Ma attenzione: tutto molto ben tenuto e segnalato!
La Majella non è solo roccia e boschi: è un libro di storia a cielo aperto, dove eremi millenari si nascondono tra pareti verticali e borghi medievali punteggiano valli ancora intatte.

Come arrivare?
In auto:
Da Roma, autostrada A25 fino all’uscita Sulmona-Pratola Peligna (circa 1h 30min). Da Pescara, sempre A25 direzione Roma, stessa uscita (45 minuti).
In treno:
La stazione di Sulmona è ben collegata con Roma (2 ore circa) e Pescara (1 ora). Dalla stazione, l’Abbazia di Santo Spirito al Morrone dista appena 4 km – facilmente raggiungibile in taxi o con una piacevole passeggiata.
Per il ritorno:
Da Serramonacesca potete tornare a Sulmona con i mezzi pubblici TUA: autobus per Chieti, poi secondo autobus per Sulmona. Controllate sempre gli orari, specialmente la domenica quando il servizio è ridotto.
Consiglio furbo:
Lasciate l’auto a Serramonacesca e raggiungete Sulmona con i mezzi pubblici per l’inizio del cammino – così al termine vi ritroverete direttamente alla vostra auto.
Quando farlo e quando non farlo
Periodo ideale: da metà aprile a fine ottobre e evitando agosto.
La finestra perfetta va da maggio a settembre, quando le temperature sono ideali e non rischiate di trovare neve sui passi più alti. Il Parco sconsiglia fortemente agosto per il caldo eccessivo – la Majella d’estate può essere spietata.
La primavera (maggio-giugno) regala paesaggi incredibili con le fioriture delle orchidee selvatiche, ma preparatevi a un meteo ancora un po’ capriccioso.
L’autunno (settembre-ottobre) è forse la stagione più magica, con i colori del foliage che trasformano i boschi in cattedrali dorate.
Da evitare: L’inverno è off-limits per neve e ghiaccio. Anche agosto merita un pensiero in più per le temperature proibitive nelle ore centrali.
Dettaglio importante: L’Abbazia Morronese è chiusa il lunedì, tenetene conto per la programmazione.
Adatto soprattutto per chi:
– Ha esperienza di trekking di più giorni – non è il primo cammino da fare
– Cerca spiritualità senza retorica – gli eremi parlano da soli
– Ama la montagna vera – qui non ci sono compromessi con il turismo di massa
– Vuole conoscere l’Abruzzo autentico – borghi, tradizioni e sapori genuini
– Non ha paura di qualche sfida tecnica – l’Eremo di San Giovanni richiede coraggio
– Ama la quiete – non troverete code o affollamenti
I punti di forza
Gli eremi rupestri:
Sette gioielli incastonati nella roccia, ognuno con la sua storia e la sua energia. L’Eremo di San Giovanni, raggiungibile solo strisciando pancia a terra, è un’esperienza che non dimenticherete.
I borghi medievali:
Pacentro, Roccacaramanico, Decontra – ogni borgo è un piccolo mondo a sé, dove il tempo sembra essersi fermato.
La natura incontaminata:
La Valle dell’Orfento con le sue acque cristalline, i cervi che attraversano i sentieri, le orchidee selvatiche che spuntano tra le rocce.
Le capanne a tholos:
Costruzioni coniche in pietra a secco che punteggiano il paesaggio, testimonianza di una civiltà pastorale millenaria.
L’accoglienza autentica:
Piccoli B&B a conduzione familiare, agriturismi dove assaggiate i veri sapori abruzzesi, persone che vi raccontano storie invece di vendervi pacchetti.



Consigli escursionistici
Equipaggiamento indispensabile:**
– Scarponi o scarpe da trekking
– Bastoncini per i dislivelli importanti
– Zaino da 30-35 litri con coprizaino
– Abbigliamento a strati e giacca impermeabile
– Frontalino e pile leggero
– Acqua, almeno 3 litri se fa caldo
Preparazione fisica:
Il cammino richiede una buona forma fisica. La quarta tappa è particolarmente impegnativa (22 km, 1350m+) anche se può essere modulata in modo più leggero. Allenatevi prima di partire.
Segnaletica:
Il sentiero è ben segnalato con le targhette del Cammino di Celestino e i segni CAI. Scaricate (gratuitamente) comunque le tracce GPX come backup.
Credenziale
Ritiratela al Centro Accoglienza del Parco presso l’Abbazia dello Spirito Santo. I timbri li trovate negli eremi, nei centri visite e spesso anche nei bar dei borghi. Può anche essere richiesto l’invio posta gratuito a promozione@parcomaiella.it
Le Tappe
Tappa 1: Badia Morronese – Pacentro
11,5 km • 600m+ 260m- • Difficoltà: media
Si parte dall’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, un complesso incredibile che racconta secoli di storia – da monastero a carcere di massima sicurezza, ora sede del Parco Nazionale. Non saltate la visita guidata (5€): il piccolo museo vi introduce perfettamente alla figura di Celestino V.
Il sentiero sale verso il Monte Morrone attraverso boschi di querce fino all’Eremo di Sant’Onofrio (620m), il luogo dove Pietro da Morrone venne “stanato” dai legati papali che gli comunicarono l’elezione. La leggenda racconta che Pietro scoppiò a piangere e tentò la fuga – e vedendo questi luoghi si capisce perché.
Curiosità imperdibile: le rovine del Santuario di Ercule Curino, con un bellissimo mosaico romano con pesci guizzanti (cercate la casetta sopra il terrapieno).
L’arrivo a Pacentro è da cartolina: il borgo appare improvvisamente con i suoi tetti rossi e il castello che domina la valle. Non limitatevi a dormire e mangiare – Pacentro merita una passeggiata tra i murales tridimensionali, la Casa di Marluita (una casa-museo commovente) e il Castello Caldora con vista panoramica dalla torre (2,50€).
Dove dormire: La Casa sull’Arco (appartamento caratteristico)
Tappa 2: Pacentro – Caramanico Terme
19 km • 750m+ 800m- • Difficoltà: medio-impegnativa
La tappa più panoramica, l’ho amata intensamente!
Con la Majella sempre sulla destra che vi accompagna come una presenza maestosa. Si sale dolcemente al Passo San Leonardo (1282m) attraverso paesaggi che cambiano dal mediterraneo al montano.
Il passo stesso è un luogo magico, soprattutto in primavera quando è coperto da un tappeto di crochi. Da qui inizia una lunghissima discesa verso Roccacaramanico (1077m), un borgo-gioiello di appena 6 residenti stabili dove le case di pietra chiara sembrano crescere dalla roccia.
Incredibile la sua bellezza e lo scenario che vi si staglia di fronte.
La discesa continua attraverso boschi e radure fino a Caramanico Terme, uno dei “Borghi più belli d’Italia” dove potrete finalmente rilassarvi in un ambiente più “cittadino” (si fa per dire).
Dove dormire: Hotel Ede, Hotel Arimannia o B&B Antico Borgo
Tappa 3: Caramanico Terme – Decontra
14 km • 780m+ 600m- • Difficoltà: media
Oggi è tutto natura, biodiversità e acque cristalline. Dal Centro Visite del Parco Ponte di Caramanico si entra nella Valle dell’Orfento, uno dei luoghi più magici dell’intero cammino.
Il fiume Orfento vi accompagna con acque dal colore irreale, pozze cristalline dove nuotano gironi e salamandre. Tra le rocce spuntano orchidee selvatiche – occhio aperto perché qui la biodiversità è incredibile.
Si attraversa il vertiginoso Ponte di San Cataldo e, per chi ha gambe, si può raggiungere i ruderi dell’Eremo di Sant’Onofrio all’Orfento (deviazione di 2,5 km).
Il sentiero B8 verso Decontra è uno spettacolo: alto sulla valle, regala panorami emozionanti e buone possibilità di avvistare branchi di cervi sui versanti opposti.
Decontra è un borgo di pietra bianca dove il silenzio è quasi tangibile. Con appena una manciata di abitanti, qui il tempo si è davvero fermato.
Dove dormire: Agriturismo Pietrantica (prenotate per tempo e contattate via WhatsApp)
Tappa 4: Decontra – Macchie di Coco
22 km • 1350m+ 1270m- • Difficoltà: impegnativa
La tappa regina del cammino, quella che ricorderete per sempre. Partite presto perché è lunga e impegnativa, ma regala emozioni uniche.
Si sale a Pianagrande con vista strepitosa sulla Majella, poi la lunga discesa verso l’Eremo di San Giovanni (1227m). Qui vi aspetta l’esperienza più intensa del cammino: per entrare nella grotta-eremo dovete strisciare pancia a terra su una cengia esposta. Chi soffre di vertigini può saltarlo, ma se ve la sentite è un’esperienza quasi mistica.
Si risale faticosamente verso l’Eremo di Santo Spirito (1132m), una struttura articolata dove d’estate è anche possibile pernottare. Da qui si attraversa la Macchia di Abbateggio fino all’Eremo di San Bartolomeo in Legio (675m), ricco di leggende e tradizioni popolari.
Gli ultimi chilometri fino a Macchie di Coco vi vedranno stanchi ma appagati da una giornata intensa.
Dove dormire: Dimore Montane (b&b, glamping e ristorante).
Tappa 5: Macchie di Coco – San Liberatore a Majella
15,5 km • 480m+ 950m- • Difficoltà: facile
L’ultima tappa è anche la più particolare dal punto di vista paesaggistico: il regno delle capanne a tholos, le costruzioni coniche in pietra a secco che punteggiano questi versanti.
Si attraversa un paesaggio unico fatto di muretti a secco e pajare (così si chiamano in dialetto), testimonianza di una civiltà pastorale millenaria. La Grotta Sant’Angelo offre un’imponente pausa nella discesa verso l’ultimo eremo.
L’Eremo di Sant’Onofrio di Serramonacesca (590m) nasconde un segreto: la “culla” di pietra dal potere di guarigione. Dopo tutti questi chilometri, forse vale la pena provare.
Il gran finale è l’Abbazia di San Liberatore a Majella (367m), dove finalmente riceverete il testimonium dopo aver presentato la credenziale timbrata. La chiesa di pietra chiara impreziosita dai cipressi è lo scenario perfetto per la conclusione di questo viaggio.
Bonus finale:
Scendete alle Tombe rupestri lungo il fiume Alento per un ultimo momento di contemplazione prima del ritorno alla “civiltà”.
Il Cammino di Celestino Classico non è solo un percorso escursionistico: è un viaggio nell’Abruzzo più autentico, dove ogni passo vi avvicina alla storia millenaria di questi luoghi.
È un cammino che vi lascerà addosso il profumo della ginestra e il ricordo di silenzi profondi. Proprio come accadde a Pietro da Morrone, che in questi luoghi trovò qualcosa che il mondo non poteva dargli.
Tutte le informazioni e le tracce su: www.camminodicelestino.it
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