PERCORSO ALPINISTICO | |
DIFFICOLTÀ: F+ | |
TEMPO PER RIFUGIO QUINTINO SELLA: 3/4 ore solo salita | |
TEMPO PER PUNTA CASTORE: 3 ore (salita e discesa al rifugio) | |
DISLIVELLO +: 813 m fino al rifugio, 643 m dal rifugio alla cima | |
DOVE: Gressoney, provincia di Aosta |
Indice degli argomenti
Punta Castore: salita in due giorni
Prima della partenza…
Elettrizzata! Ho visto qua e là foto che ritraggono i paesaggi che si vedono dalla cima del Castore e rappresentano esattamente la “cartolina” perfetta che io ho nella mente quando si parla di cime innevate. Inoltre parliamo di salire a 4228 metri, e io, non sono mai stata ad un’altezza simile…
Il comprensorio del Monte Rosa vanta numerose vette ambite dagli alpinisti, la Punta Castore è tra quelle più panoramiche e di facile raggiungimento.
- Cima alpinistica: cosa significa?
- A chi si rivolge questa cima?
Classificata F+ (facile) si staglia a 4.228 metri di altezza, una cifra di tutto rispetto per chi sogna di salire “sempre più in alto”.
Cima alpinistica: cosa significa?
La Punta Castore o la Cima Castore è una cima del comprensorio del Monte Rosa e si colloca tra le cime raggiungibile dagli alpinisti, ma, badate bene, NON dagli escursionisti.
Cosa significa?
- Alpinismo etimologicamente riguarda la disciplina sportiva che porta a scalare cime di montagne in condizioni di ghiaccio o con arrampicata su roccia.
- Usando invece un gergo mio e non etimologico, l’alpinismo è quella disciplina che comporta la scalata su cime complesse e difficili e che richiedono attrezzatura in primis (corde), progressione in sicurezza, esperienza e tanta consapevolezza di quello che si sta facendo.
- L’Alpinismo è una disciplina sportiva molto diversa dall’escursionismo: richiede molta più preparazione atletica e in linea generale si affrontano sfide decisamente più complesse quali attraversamenti su ghiaccio (con rischio crepacci) o arrampicata su rocce e tante altre situazioni lontane dal sentiero che porta in cima tipico dell’escursionismo.
In sintesi: non provate da casa da soli.
Se non siete degli escursionisti molto molto esperti.
Se non siete dei piccoli montanari.
SE NON SAPETE RICONOSCERE UN CREPACCIO, per dire… Come me!
Di mio consiglio sempre agli escursionisti esperti, ma vergini in ambito alpinistico di fare dei corsi prima. Di prepararsi magari con Corsi CAI (io ne ho fatti diversi) o di andare insieme a Guida Alpine o di andare con istruttutori CAI…
A chi si rivolge questa escursione/cima?
La Punta Castore si può raggiungere in due tappe:
- La prima richiede l’arrivo al Rifugio Quintino Sella ed è un’escursione su sentiero, in parte attrezzato, ma NON alpinistico.
- La seconda tappa invece prevede la partenza dal rifugio Quintino Sella e diventa di carattere alpinistico.
Questa cima quindi si rivolge solo ad escursionisti esperti.
Anche il primo tratto, quello che porta al Rifugio Quintino Sella infatti è impegnativo e richiede attenzione e allenamento.
Ma totalmente fattibile dagli escursionisti esperti anche in totale autonomia.
La Punta Castore invece come spiegato sopra è una cima a 4228 metri che si rivolge agli alpinisti (anche alle prima armi) o agli escursionisti esperti che si vogliono mettere alla prova con l’alpinismo.
A voi dico: è una cima “semplice” se teniamo conto che stiamo parlando di alpinismo.
Totalmente su ghiaccio. Che non prevede parti di arrampicata…
E offre scenari innovati suggestivi.
Non ultimo, la cima Castore è a 4228 metri che per essere in Italia è una bella altezza e siccome quando ero al corso di alpinismo si faceva un po’ a gara a “chi è arrivato più in alto”…
Non fingiamo che l’elemento “altezza” non sia tra quelli non rilevanti in ambito alpinistico.
Percorso
PARTENZA: | Funivia di Stafal |
ARRIVO: | Punta Castore |
GIRO AD ANELLO: | no |
MAPPA: | Monterosa |
TRACCIA GPS: | no |
Località di riferimento: Gressoney la Trinité.
Comune di 229 abitanti posto a 1635 metri di altitudine, ai piedi del Monte Rosa. Da questo lato della valle di Gressoney si ammirano le cime del del Lyskamm Orientale m 4527 (punto più alto della valle) e Lyskamm Occidentale m 4481. E ancora Piramide Vincent m 4215 e naturalmente il Monte Castore, 4228 metri.
Come si arriva
Destinazione di partenza Gressoney la Trinité in provincia di Aosta. Lì solitamente si lascia la macchina e si prende la funivia di Stafal.
Descrizione 1° giorno
Week end organizzato dal CAI DI SONDRIO.
Il pullman parte da Sondrio alle 5 di mattina, tappa a Milano per le 7, altro stop in autogrill e arriviamo a Gressoney per le 10.30.
Al momento dell’arrivo il tempo non sembra essere dei migliori: pioviggina e il cielo è coperto, ma nessuno se ne preoccupa minimamente (io dentro di me qualche improperio lo penso, ma ovviamente non lo esterno onde evitare di sentirmi dire che sono”milanesa” visto che in quel di Sondrio, tra i miei amici, i milanesi non è che vadano proprio per la maggiore eh! ).
Siamo in tanti circa 50, ma solo una ventina coloro intenzionati a scalare poi la cima del Castore.
Dai 15 ai 60 (e più) anni la fascia d’età, ragazze e ragazzi, donne e uomini, alpinisti in erba e alpinisti professionisti: il CAI di Sondrio rispecchia appieno lo spirito di unione che accomuna chi ama la montagna.
Uniti da una passione comune, poco contano le altre differenze che in effetti, in queste occasioni, spariscono del tutto!
I primi passi sono verso la biglietteria della funivia di Stafal, dopo che il pullman ha lasciato il gruppo nel parcheggio antistante.
Funivia prima, e seggiovia coperta dopo, ci conducono nell’arco di trenta minuti al Colle Bettaforca (mt. 2772), valico alpino da cui inizia il percorso.
Da colle Bettaforca (mt 2772) a Rifugio Quintino Sella (mt 3585)
Dislivello: 813 metri
Tempo di percorrenza: 3 ore (passo spedito)
Il primo tratto di salita è piacevole e di semplice esecuzione. Nonostante il tempo continui a non essere dei migliori, e il cielo sia nuvoloso, il sentiero è agevole.
Superato il Colle Bettolina posto a 3.100 metri si inizia a percorrere un tratto più ripido in mezzo a pietraie.
La temperatura scende e si trova ancora la neve nonostante sia fine luglio. (Io inizio ad avere le mani ghiacciate, figuriamoci se a luglio avevo pensato di lasciare i guanti a portata di mano, ma va!).
Di più difficile esecuzione l’ultimo tratto che separa dal Rifugio Quintino Sella: si percorre una cresta aerea che prosegue per gli ultimi 30/40 minuti di salita.
La pendenza si fa ripida, ma il sentiero è perfettamente attrezzato con corde e scalini in acciaio che permettono di eseguire in sicurezza.
Rifugio Quintino Sella – metri 3585
Arrivati al rifugio, inizia la bella vita!
Il Rifugio Quintino Sella al Felik (mt. 3585) è usato dalla maggior parte degli alpinisti che intendono affrontare le cime del comprensorio del Castore e che useremo anche noi per dormire.
Certo, siamo a quasi 3.600 il che per me significa una cosa in primis: niente sigarette.
Già ogni volta che faccio alpinismo o montagna mi prende l’ansia “fiato”, in più vengo trattata dagli amici e compagni di avventura come una “reietta”dal momento che quasi nessuno fuma in montagna, se poi aggiungi pure il fatto che siamo comunque in alto e io non so bene come reagisce il mio corpo… Preferisco dedicarmi al cibo! (NdR nel mentre ho smesso di fumare pure io che facevo prima).
Passiamo il tempo a giocare a carte e a dama con tè e crostata, che poi, va detto, la crostata in montagna è più buona che in città!
La cena servita dal rifugio Quinto Sella è ottima e abbondante e alle ore 22, come nelle migliori tradizioni alpinistiche, le luci si spengono.
Tutti si rinchiudono nel loro sacco lenzuolo (che come in tutti i rifugi o quasi, è obbligatorio) sotto le coperte nelle camerate miste del rifugio che sono poste al primo piano il che significa che ogni volta che faccio quei 20 gradini ho il cuore che batte a mille, effetto altitudine.
Le camerate sono piuttosto grandi e contengono almeno 30/40 posti letto. Diciamo quindi che appena respiri, lo sentono tutti. (Ora vi spiego perchè lo preciso).
Fuori impervia il mal tempo!
Vento e neve minano le speranze di salita alla Punta del Castore prevista per il giorno dopo, ma qui il punto è un altro.
Il rifugio Quintino Sella è decisamente valido. Ottimo cibo. Diversi giochi. Bell’ambiente.
Ma, indovinate un po’ dove sono i bagni? Beh, fuori! I bagni sono fuori!
Ora io lo sapevo che non dovevo bere il tè, ma faceva freddo.
E quando dopo 20 minuti che mi sono messa a letto, tutti in silenzio che dormono (o russano a seconda), fuori la tempesta di neve e io che mi rendo conto che…
“No. Non arrivo al mattino. Devo andare in bagno, adesso”. Ma noooo i bagni fuori noooooo… (l’esperienza insegna: il tè la sera non lo bevo più se non ho un bagno caldo vicino).
Affrontata questa fatica, crollo a dormire. C’è un calduccio favoloso rispetto ad altri rifugi in cui si gela. Nonostante molte persone non dormano in alta quota, io per fortuna, questo problema non lo riscontro in questa occasione.
Descrizione 2° giorno
La sveglia suona alle ore 4, ci si prepara velocemente e si scende a fare colazione per avere conferma di quanto si temeva: il mal tempo continua imperterrito.
Le direttive impartite sono chiare: serve attendere.
Con queste condizioni meteoreologiche (neve e vento) non si può salire, ma le previsioni prevedono miglioramenti verso le 7 di mattina.
Si temporeggia ridendo, scherzando e giocando ancora a carte, o chiacchierando dal momento che ormai tutti sono svegli e attivi (ore 5 di notte!).
E quando ormai le ore passate al caldo del rifugio sono già 3, e si inizia a temere un mesto rientro cittadino, la buona novella: si può salire. Io ovviamente ormai non ci credevo più e mi stavo rilassando pure troppo…
Dal Rifugio Quintino Sella alla Punta Castore
Dislivello: 643 mt
Tempo percorrenza: 2 ore a salire, 1 ora a scendere.
Il sole inizia a illuminare il ghiacciaio del Felik su cui sorge il rifugio e il vento sta calando.
La scalata alla Punta del Castore ha inizio.
Dopo un primo tratto percorso ancora tra nuvole basse e condizioni meteo cangianti, il sole ci accompagnerà per il resto della giornata.
Mamma che scenari.
Il Castore conferma la sua fama, una cima di facile raggiungimento, capace di regalare paesaggi che restano negli occhi.
Salita verso la Cima Castore
Nel corso della salita incappiamo in un paio di crepacci, riconosciuti e avvistati (non da me, ovviamente).
Il primo tratto non presenta nessuna particolare difficoltà.
Si sale agevolmente sulla neve opportunamente ramponati e in cordata. Non ricordo pareti verticali che richiedano eccessivo sforzo.
Dopo circa un’ora e mezza di salita iniziano le creste aeree però, questa la vera difficoltà della salita.
Alcuni componenti del gruppo rallentano il passo titubanti. A me, per fortuna, non danno fastidio.
Alla fine non potevo saperlo.
E’ la prima volta che affronto una cresta aerea per un tratto così lungo, ma ho lo spazio sufficiente per mettere un piede davanti all’altro e non percepisco senso di vertigine.
Qui comunque è un discorso quantomai soggettivo, quindi non serve descrivere troppo la cresta.
Salita finale verso la cima Castore (foto CAI SONDRIO)
Punta Castore: 4228 metri
Ancora un pezzo a salire e poi la cima: Punta Castore mt. 4228, raggiunta!
Cielo blu, cime bianche, la Punta Castore è un connubio perfetto tra alpinismo ed escursionismo, capace di soddisfare ampiamente gli occhi e lo spirito, nonostante non richieda sforzi di particolar peso.
Veduta panoramica – Punta Castore
Tempo totale tra salita e discesa: 3 ore.
Anche qui, considerate che questo è il tempo che ho impiegato io, ma considerate anche che i miei amici di cordata non mi hanno neppure dato il tempo di fare le foto in cima.
E io allibita: Perché scusate? Che fretta c’è?
“Perchè no, poi si forma la coda. Poi dobbiamo stare dietro alla gente. Dai muoviti che andiamo, e sorpassa che se no facciamo notte qui”.
Quando si sale per ragioni di sicurezza sta davanti il capo cordata, quello bravo! Quando si scende sta davanti la schiappa. Io!
Cosa che a me mette ansia perché se vado troppo veloce non va bene, ma tantomeno se vado troppo lenta. Devo andare “giusta ma spedita” che se la neve si scioglie facciamo più fatica e poi ci sono i crepacci e poi “muoviti e sorpassa quelli che vanno lenti”… Ecco.
Da qui le “mie” tre ore.
La discesa dal Rifugio Quintino Sella è allietata dal sole questa volta: energia e ottimo umore, ma anche gambe stanche.
Si giunge al Colle Bettaforca per le 16 del pomeriggio della domenica, dopo aver camminato per un totale di 6/7 ore tra scalata e discesa. Finalmente la seggiovia, e la funivia e poi l’amatissimo pullman.
Come ci si sente dopo?
… Come chi rimette i piedi per terra, ma dopo aver volato con le proprie ali.
E nonostante il dolore muscolare che mi pervade solitamente ogni singola parte del corpo il giorno a seguire…
la felicità è totale.
E ritorna ogni volta che il pensiero sovviene alla mente!
Sarà per la prossima volta!
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Post aggiornato 2020
Jules dice
Ecco, per quanto bello questo forse è troppo estremo per me! I tuoi post però sono sempre utili e precisi!