Premessa: un ragazzo, un uomo, (insomma) una persona appartenente al genere maschile mi ha detto di recente: “Voi ragazze quando siete insieme non vi sapete divertire, siete più noiose rispetto a un gruppo di ragazzi”… E io (che trovo ogni scusa buona per perdermi in mille pensieri) ho voluto rifletterci perché il senso in cui lo diceva era chiaro e per certi versi corretto.
Non abbiamo bisogno di fare “qualcosa” per forza noi “ragazze”, alle volte pecchiamo di eccessiva pigrizia e quando fidanzate rischiamo di diventare tutte “chiacchiere e parole” ma senza di “lui” non si va da nessuna parte… La realtà è che poi magari ridiamo come delle pazze per cose semplici, ma per certi versi è vero. Rischiamo di essere più noiose? No, noiose no. Ma diverse sì.
E per quanto questi siano solo dei casi (seppur abbastanza comuni) non generalizzabili, ho ripensato a certe vacanze, per trarre conferma di quanto penso: le amiche insieme si divertono eccome, magari faticano a organizzare ma quando lo fanno…
E da qui il mio pensiero a una vacanza in Spagna piuttosto “wild”. Una vacanza tra tante, ma decisamente come poche.
Due amiche, una Lonely Planet e una sola certezza: “Domani andiamo in Spagna”.
Dove? “Abbiamo il volo di sola andata per Barcellona, il resto lo decideremo giorno per giorno”.
“E dove dormite? E come vi spostate? Ma avete prenotato? Guardate che ad agosto è tutto pieno non trovate nulla…”, il perché bisognerebbe evitare di dire dove si va in vacanza l’ho già scritto in questo post quindi per ora soprassederei.
Ovviamente lei e io eravamo pacifiche e serene, e anche quando il primo giorno a Barcellona ci siamo ritrovate a telefonare a 20 ostelli trovandoli tutti pieni, il pensiero di finire a dormire in spiaggia non ci sembrava poi così male.
Gli spostamenti avvenivano con i bus principalmente, l’itinerario era totalmente casuale e le uniche idee prefissate erano: “Andiamo anche in Andalusia”.
Ho sempre pensato che si possa essere molto amica di una persona ma non per questo trovarsi bene in viaggio con lei, mentre in questo caso, io e lei eravamo due gocce d’acqua. Affini in ogni dettaglio.
Non organizzavamo nulla, contavamo i soldi a nostra disposizione perché (onestamente) ne avevamo pochissimi e quando c’era da scegliere tra un aperitivo alcolico e un pasto? Sceglievamo l’aperitivo alcolico! (Classica vacanza in cui dici: “Ah beh, quando torniamo saremo dimagrite da morire, non ci riconosceranno… E immancabilmente ti riconoscono tutti e nessuno accenna neppure per errore a dire un “ma come sei dimagrita”, ma va!).
Il nostro tour zaino in spalla in Spagna toccò Barcellona, Madrid, Toledo, Granada, Siviglia e Malaga (NB: qui veramente non abbiamo trovato posto da dormire ma la creatività non manca mai a due ragazze disposte anche a dormire per terra!) e poi approdo a Cadiz, alias Cadice.
Io onestamente non ricordo come siamo finite a Cadice dal momento che nessuna delle due aveva MAI sentito parlare di Cadice. Volevamo però andare in Andalusia e fare qualche giorno al mare rifuggendo il caos estremo che la Costa del Sol offre nei mesi estivi, quindi leggendo le guide la nostra scelta prevedeva la Costa della Luz, meno affollata e più spartana.
Cerchiamo un ostello della gioventù… E nonostante il nome lo sappia ancora oggi, eviterò di dirvelo visto che (ebbene sì) ha chiuso (ma ce ne sono degli altri).
Camerate femminili: a noi non interessava dormire in solitudine, al contrario ci interessava risparmiare il più possibile.
Cadiz rispetto alle note città spagnole aveva i prezzi dimezzati. Luogo non molto battuto dalla massa, rimaneva una meta principalmente spagnola e aperta ai viaggiatori zaino in spalla, per la maggior parte, europei. Ovviamente però parlo al passato dal momento che si parla di qualche anno fa, ma vi posso dire che per assurdo… Non c’erano italiani, e forse per questo non ne avevo mai sentito parlare.
Iniziamo a girare la città scoprendo antichità risalenti al 1700.
La piazza della Cattedrale con i suoi baretti rivolti alla facciata ha qualcosa di suggestivo. Le viette tipiche di quella zona della Spagna. Il lungo mare all’ora del tramonto e ancora la spiaggia libera assolutamente vivibile…
Ma il vero valore aggiunto come sempre lo creano le persone e l’ostello, in questo, è stata la vera chiave di svolta.
Da un semplice terrazzo che raccoglieva i panni stesi, si crea un vero e proprio ritrovo tra viaggiatori zaino in spalla, da una semplice chiacchierata tra sconosciuti, un gruppo che si solidifica di ora in ora e da un “stiamo qui due giorni e ce ne andiamo”, la mia amica e io passiamo una settimana in quel di Cadiz separandoci poi per un paio di giorni perché io, da lì, non me ne volevo più andare!
Cadiz era molto frequentata da spagnoli e ho poi scoperto essere piuttosto eccessiva per certi versi e nascondere due anime: una più caotica e poco affascinante a onor del vero, l’altra “hippy” e dal sapore del tutto inconsueto.
Anziché andare alla spiaggia centrale, restavamo più nelle zone periferiche ricreando un intero mondo lì.
Notti intere passate in spiaggia con una vera e propria “jam session” di chitarre (ovvio, in ogni sogno c’è qualcuno che suona la chitarra e qui c’erano un olandese e un francese a farlo!), pomeriggi stesi al sole parlando minimo 3 lingue perché c’era sempre qualcuno che non parlava inglese o preferiva il francese o poteva parlare solo lo spagnolo (nessun problema, l’italiano nessuno! Quando mai), aperitivi in giro per la città tra tapas, poche, e birrette (beh dai non serve neppure dirlo che tanto lo si sa già quante erano)…
Lì ho scoperto quanto un luogo diventi soggettivo, perché io ancora adesso ammetto che ho una visione di Cadiz meravigliosa, e per questo non intendo tornarci, ma al contempo vi ammetto che non so se nella pratica questa visione corrisponda al vero!
Lì ho scoperto di come siano le persone a cambiarti ogni visione di un posto.
Lì ho scoperto che ridere così tanto con un’amica comporta dei seri dolori agli addominali ma un benessere che dura per mesi, e quando poi ci ripensi, ancora ti regala emozioni.
Lì ho scoperto che innamorarsi del francese che suonava la chitarra (moro e con gli occhi azzurri… ) era davvero il minimo sindacale, e non se ne poteva fare a meno!
E poi ho scoperto che forse le ragazze, come mi è stato detto, si divertono in modo differente, ma quando lo fanno raggiungono una tale complicità e profondità di condivisione capace di lasciare un segno indelebile.
Che sia una sera, un giorno o una vacanza, ci sono risate che restano. Sempre.
E per quanto in alcuni casi saremo forse meno caotiche e casiniste (sia chiaro, dipende dai contesti!), direi che quasi certamente e piuttosto genericamente (qui il margine di errore è più basso), se metti insieme un gruppo di donne sarà quantomeno più chiassoso! A ognuno le sue certezze!
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