(Post da leggere con in sottofondo “I will Survive”)
Avevo 19 anni ed ero innamorata, innamorata persa.
Un giorno d’estate Lui mi dice: “Domani ti porto in montagna, andiamo a fare una passeggiata”.
Io, serena e in totale subbuglio emotivo, dico subito di sì! Bellissimo, entusiasmante, fantastico, una giornata io e Lui insieme, io, Lui e la Montagna.
A distanza di anni (non vi dirò mai quanti, mai!) io non ricordo nemmeno il nome di quella montagna né del paesello accanto al quale si trovava, né della regione e posizione geografica.
Potrebbe essere stata ovunque “Quella montagna”, tanto io l’ho rimossa.
E ora vi spiego perché.
L’indomani mi sveglio felice come poche volte nella vita. Ero innamorata (già detto?), era estate, la maturità era finita e io ero sopravvissuta agli esami e pure alla notte prima (e quella dopo, soprattutto) degli esami.
Ora si poteva davvero festeggiare!
Mi preparo per la gita: un paio di shorts, una t-shirt, scarpe da tennis (non ricordo ma credo un paio di Nike, sempre avute quelle), una felpa legata in vita e lo zainetto Invicta con dentro viveri, acqua, crema solare e qualche altra cosa indispensabilissima (ovvero nulla che mi potesse servire davvero).
Andiamo a prendere il treno (sì, questo me lo ricordo) e dopo un tempo indefinito di viaggio, tra parole, canzoni di Guccini e sguardi, arriviamo nel paesello.
Prima tappa (fondamentale): la panetteria.
Riempito l’Invicta anche di focaccine e pizzette, ci dirigiamo verso di lei, la Montagna.
Cammina, cammina, parla, ridi, scherza, nulla mi sembrava pesante, nemmeno quelle salite un po’ in pendenza che mi facevano particolarmente sudare e colorivano il mio viso di rosso acceso.
Cammina, cammina, ogni tanto pensi “beh saremo quasi arrivati, no?” e intanto ridi, scherzi, ti guardi intorno e ti godi il paesaggio.
Uno sguardo di qui, uno sguardo di lì e…
Toh, cosa vedo… una parete rocciosa. Alta. Altissima. Bene, siamo arrivati, penso.
Ma lo sguardo sul di Lui volto mi lascia presagire che…
ahahahahahahahahahahahahaahahahahahahah (Chiamasi risata isterica)
Dopo diversi minuti di isterismo, mi tocca tornare alla realtà.
QUELLA DAVANTI A ME É UNA FERRATA E IO LA DEVO SCALARE!
Ora, io non so se voi potete immaginare la mia faccia… Io non ho mai scalato una montagna, m-a-i.
Se devo fare 4 piani di scale a piedi io soffro, sudo, impreco e arrivo alla meta senza fiato e con un dolore alla milza che non si può spiegare.
Quindi, come posso io, proprio io, scalare la montagna e arrivare fin lassù?
Ma l’amore è cieco e pure folle, quindi sì, mi sono armata di forza e coraggio (e di molta ingenuità) e ho iniziato a salire seguendo alla lettera le sue indicazioni.
“Ok, metti il piede qui e la mano là. Spostati poi con il peso verso monte, non guardare in basso, non serve. Concentrati sul trovare i giusti appigli. Hai legato bene la corda in vita? Riesci ad attaccare il moschettone a quel gancio là? (passatemi il termine, ok? Che non è cosa!)”.
Che poi, vorrei ricordare come ero vestita e con quali scarpe io stessi scalando una montagna.
Mai avevo provato tale fatica in vita mia! Mai avevo avuto così paura, sospesa nel vuoto, attaccata con le unghie (e se dico unghie è perché avevo pure le unghie lunghe e curate… prima), con le ginocchia tremanti, il sudore che mi solcava il viso e il cuore a 3000!
Ma il bello doveva ancora venire, sì perché quella simpatica montagna aveva deciso di farmi sperimentare, nella mia prima ferrata senza alcun allenamento pregresso, persino un pezzo di… che non so nemmeno come si chiama… beh un pezzo nel quale la montagna sporge e tu ti ritrovi pure piegato in maniera convessa cercando di ribaltare le leggi della forza di gravità a tuo favore!
Ovviamente, in quel punto, cosa mi è venuta? Una fantastica crisi di panico e pianto isterico!
Così, giusto per rendere la salita ancora più allegra. Sono rimasta incollata con tutta la mia forza alla parete rocciosa per un tempo indefinito (e a posteriori ho scoperto essere stato lunghissimo) a piangere e a maledire quella giornata, quella montagna e pure Lui. Tiè.
Ma voi, esperti scalatori e frequentatori di montagne, sapete perfettamente che quando ci si trova in quei momenti le cose da fare sono solo 2: continuare a salire oppure… CONTINUARE A SALIRE!
Dopo un tempo di 3 ore e 45 minuti per una ferrata che ne stimava 1 ora e 15, con tutte le ossa al loro posto, unghie sbeccate, vesciche sulle mani, un ginocchio sbucciato e una scottatura tra collo e schiena (unico punto in cui non avevo spalmato la crema solare, porca…), dopo crisi di pianto, tremori, imprecazioni, vocazioni alla Madonna, alla fine… Ce l’ho fatta!
E se ve lo state chiedendo? NO, arrivare in cima non mi ha regalato chissà quale entusiasmo o brivido e non mi ha fatto fare considerazioni del tipo “Che panorama, sono sul tetto del mondo!”, ovvio che no dato che quella Montagna sarà stata alta sì e no 1000mt!
Arrivare in cima (a distanza poi di giorni, mica subito!) mi ha però inorgoglito per lo sforzo che avevo fatto e per la prova di volontà, un po’ meno per le crisi di pianto, e rimane uno dei più divertenti ricordi che ho di quegli anni e di Lui, che tanto aveva fatto e detto che mi aveva portata fino in cima alla Montagna.
Ma serva concludere dicendo che non ho mai più scalato nessun’altra montagna in vita mia?
Ciao Andrea, buona scalata!
Manuela dice
ahahah che storia fortissima! 🙂
L’amore porta persino a scalare le montagne :p
Simona dice
(con pessimi risultati per giunta! ahahah… Ho riso da star male, lo ammetto!)
Manuela dice
Eh sì, l’amore fa fare cose strane ma ora ve lo posso anche dire: quando ci ripenso sorrido e rido tantissimo ma poi prevale la soddisfazione di aver DAVVERO scalato una montagna! E per una pigra come me… sticazzi! 😉
freya dice
Ahahhah! Mi è piaciuto moltissimo il tuo racconto perché anche io mi sono trovata in situazioni simili…per fortuna non con mio marito col quale continuo ad andare in montagna, ma con amici. Beh mi è stato spiegato più volte che quando si va in montagna il più esperto diventa responsabile delle scelte fatte e anche degli altri. Quindi direi che il tuo accompagnatore è stato a dir poco un incosciente a meno che tu non abbia millantato esperienza, ma non credo. Alla prima una ferrata? Roba da matti. Peccato per il trauma che ti ha allontanato dalle alture!
Simona dice
Verissimo che il più esperto diventa volente o nolente “responsabile”… Ma in questo caso mi sentirei di dire che conoscendo Manuela, lei alle alture non si è proprio mai avvicinata! 😉 ahahahah
(La montagna forse… non accetta vie di mezzo… ) 😉
Manuela dice
Sì sì, verissimo, Lui è stato un incosciente di prima categoria ma io non lo sono stata da meno!! 19 anni, innamorata, direi che sono stata una pazza è dire poco 😀
Per fortuna tutto è bene quel che finisce bene ahahaha
Ma di certo un’altra ferrata… mai più nella vita!!
Simona dice
Giusto. Ok allora andiamo di semplice trekking livello T? Ok! Andata! Ti porto io! 😉