Pensate che stia esagerando vero?
Può darsi… ma per quel che mi riguarda, no.
Non sono “un’intenditrice” per tante cose. Non posso definirmi una buona forchetta e sicuramente non rientro tra i critici di cucina stellati (e rido al solo pensiero), ma nonostante questo, ve lo dico, in materia di prosciutto crudo, ne so!
Sì perché se nella vita decidi che non vuoi cucinare, che voglia di stare ai fornelli ne hai poca e per di più sei pure pigra e ti piacciono le cose già pronte… Sintesi: io mangio prosciutto crudo dalla tenera età!
E siccome ne ho una reale passione, lo mangio spesso.
A casa in primis (ovvio non cucino!), ma anche al ristorante (mi piace da pazzi!). É una passione, diciamolo.
Per questo vi dico, fidatevi.
Ultimamente inoltre credo di averne fatto una bella scorpacciata essendo spesso in Emilia Romagna ho avuto modo di godere di interi taglieri in quel di Parma, e Colorno, poi Ravenna, ancora Bagnacavallo, Castrocaro Terme e pure Bologna (ve l’ho detto che lo mangio spesso)… E poi arriviamo al mio piccolo sogno che si realizza!
Nel corso di un tour organizzato dal brand di design Gervasoni (lo so che sono fortunata a fare il mio lavoro, ma vi posso assicurare che anche di lavoro si tratta) chiacchierando mi si chiede: “Ma tu preferisci il prosciutto crudo di Parma o quello di San Daniele?”.
Ora, domanda che non dovrebbe crearmi grandi struggimenti, ma per essere una che mangia crudo da che avevo 5 anni… La domanda mi coglie di sorpresa. Mestamente rispondo: “Ma sai che non lo so…” (e vi confesso che ho iniziato pure a pensarci, diciamo che era una giornata in cui di paranoie migliori non ne avevo trovate!). E poi l’illuminazione.
San Daniele del Friuli – Locale storico “Ai Bintars”
Via Trento e Trieste.
Punto.
Io la mia risposta l’ho avuta!
Per essere una che secondo persone a me vicine… “Tu ti nutriresti solo con delle pillole se potessi” a esprimere il mio disinteresse nei confronti del buon cibo (sia messo agli atti che io dissento, soliti pregiudizi di quando dichiari senza timore che non ami cucinare), dicevo… Per essere una che non spicca per il suo interesse nei confronti del cibo, credo di aver vissuto un entusiasmo tale da risultare, quantomeno, “strana” (alias: ancora non so se hanno pensato che fossi pazza del tutto o solo molto affamata, ma meglio non indagare).
A mio discapito dico: no beh, ma provate voi ad assaggiare il VERO San Daniele e poi mi dite!
Per me il prosciutto di San Daniele mangiato in quel di San Daniele nell’osteria Ai Bintars è decisamente un’esperienza indimenticabile. E definirlo “buono” è riduttivo, ma siccome non intendo coniare nuovi termini mi limito a: bontà divina! (Vi rende il concetto?).
L’osteria “Ai Bintars” (precisiamo) non mi ha di certo pagata per parlar di loro e neppur offerto il pranzo.
Il punto è che realmente mi sono innamorata di questa Osteria, perché qui si mangia SOLO il prosciutto crudo di San Daniele. Non ci sono altri piatti. Solo quello. E qui si mangia il VERO e DOP prosciutto di San Daniele. E questa è una certezza.
Il prosciutto di questo ristorante a gestione familiare (avete presente le tovaglie a quadretti rossi? Quanto mi piacciono) scelto è ancora di fattura artigianale, ovvero su 30/31 prosciuttifici presenti a San Daniele (tutti fanno parte del Consorzio) ce ne sono 4/5 artigianali che hanno lo stesso iter produttivo, ma la stagionatura avviene in una semplice cantina e quindi il prosciutto segue le stagioni in modo naturale. “Ai Bintars” si rifonirsce da uno di questi artigiani.
Inoltre le carni dei prosciutti di San Daniele arrivano solo da maiali nati e cresciuti e nutriti in Italia (mi hanno spiegato).
Qui si producono all’anno 2 milioni e 800 mila pezzi circa, mentre a Parma 12/15 milioni all’anno quindi c’è una bella differenza in termini di quantità, ma in termini di qualità si trovano dei buoni Parma e dei buoni San Daniele come alcuni tipi meno buoni, per questo vi dico, qui, si trova un San Daniele di qualità altissima.
E dopo questa botta di vita… Da domani mi rimetto a dieta, lo giuro.
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