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“Fuori c’é una sparatoria”: vi racconto la mia Hebron
Non l’ho mai scritto fino ad ora.
Prima non volevo terrorizzare mia madre, poi non volevo dare una versione terrificante di Hebron a chi pensa di andarci, infine mi chiedevo come raccontarlo… Ma se Hebron appare nei telegiornali di tutto il mondo, ahimè, un motivo reale c’è e non credo di sconvolgere nessuno (ovviamente mia mamma lo sapeva già, il giorno stesso?!)…
E quindi vi racconto quanto ho vissuto: la mia Hebron.
Ore 10.30 – 3 Gennaio 2016
“Scusate, ma iniziamo il giro dalla moschea visto che stanno lanciando le pietre”.
Questa la prima frase che sento affermare alla guida palestinese parlante inglese al mio arrivo.
“Ottimo inizio (cazzo)” penso. Ma poi mi consolo: “Ma valà, non avró capito bene”, e decido di non indagare oltre.
Attorno solo militari israeliani. Armati. Ma in Israele è così.
Iniziamo il giro dalla moschea.
Qui nel 1994 ci fu il massacro per mano del dottore israeliano che entró e uccise i musulmani/palestinesi a caso. Venendo poi ucciso a sua volta dai palestinesi.
La guida palestinese, ci racconta con il distacco di chi sa bene come il concetto di “giustizia” possa essere relativo nel mondo. Lui ci spiega la visione araba. Di come vivono i palestinesi, di cosa significhi vivere a Hebron. Non insiste mai sui concetti. Non vuole forzare la sua idea. Ma farci capire, sì.
Nella città di Hebron ci siamo solo noi come turisti. Più una ragazza con guida. Più 4 ragazzi senza guida. Il fatto io li abbia contati tutti, vi rende una dimensione dell’atmosfera?
Dopo aver pranzato nella casa della guida palestinese, viene a prenderci la guida israeliana.
É inglese, crede nella Terra Promessa, di religione ebrea e parla talmente veloce e con accento talmente british, che mi fa venire il mal di testa nel tentativo di capirne ogni parola.
Lui rappresenta il credo ebreo. La fede. Coloro che vogliono una terra promessa.
La guida palestinese crede invece nella scienza e ben poco nella religione, mi risulta facile sentirmi più in sintonia con lui. A prescindere da tutto e dal fatto che quanto dice è supportato dai fatti, e non solo dalle parole.
Ore 15.00 circa – 3 Gennaio 2016
Entriamo nella Tomba dei patriarchi per visitarla. Siamo nella parte Israeliana quindi.
La città è deserta.
Davanti alla tomba i militari armati. Sono giovani. Sempre. E anche graziosi/e nei modi di fare (con i turisti eh). Non hanno mai atteggiamenti di chi ci crede troppo e tengono il fucile in mano come noi teniamo il cellulare. Diventano seri quando serve. Ma mai autoritari o prepotenti, non con i turisti quantomeno.
Temporeggiamo a lungo nel piazzale, ci siamo solo noi. I turisti. E loro, i giovani militari.
E poi entriamo. Dicendo che siamo ebrei, entriamo nella tomba del patriarca. (Che io mi chiedo, ma se lo sanno che non è vero?!? Mah!).
Nel mentre in cui mi faccio venire il mal di testa per ascoltare e capire la guida che parla più veloce di me quando bevo 2 litri di birra… Sentiamo degli spari. Fuori. Vicini, ma non troppo.
Ammetto, non ci faccio caso. Io ho il mio mondo fatato e penso sempre che la spiegazione stia in qualcosa che non conosco, ma che evita il negativo. Tipo che ne so, dei petardi? E vado oltre.
Squilla il telefono della guida.
Parla, ma poco. Chiede. Io mi distraggo che di ascoltarlo pure quando parla al telefono con il suo inglese simil irlandese, anche no. Riattacca e dice: “Sorry, there is a shooting outside, we can’t go out”.
Una sola frase mi esce dalla bocca: “Cosa cazzo ha detto?”. Ma questa volta avevo capito benissimo.
“Fuori c’è una sparatoria, non possiamo muoverci da qui”
Mi avvicino a un ragazzo americano (accento che preferisco!)… “Scusa, ma ha davvero detto SPARATORIA”? Lui risponde di sì.
Io penso solo: “Eppure lo sapevi eh, o meglio dovevi saperlo eh, ma li leggi i giornali? Ma quanto sei stupida! Turista stupida!”
Non ho un reale terrore però, mi sento al sicuro, DENTRO! Mi sento avvolta dalla mia consueta incoscienza, ma mi sento anche all’interno di una realtà decisamente più grande di me e che non vorresti vivere nel corso di un viaggio turistico.
“Perché un viaggio, per quanto zaino in spalla sia, resta sempre e solo turistico. T-u-r-i-s-m-o e non salvare il mondo eh” (ripeto io a me stessa nel darmi dell’idiota).
Rido e scherzo con Michele che indossa il suo berrettino d’obbligo per gli uomini in ogni luogo sacro ebreo. Lui è più sereno di me. Io vorrei solo poter uscire per fumare almeno una sigaretta.
Passano 20 minuti.
La guida è preoccupata più di noi, la moglie che l’ha chiamato, ovviamente, molto di più.
“Voi non rischiate, non vi preoccupate, qui se mai ce l’hanno con me”. E poi ammette che no, non è la prima volta che gli succede.
(Postilla) No ma fate pure tutti i tour che volete eh! Ma per carità, ci mancherebbe…
Passano 30 minuti.
Proviamo ad uscire. Ma i militari ci bloccano fuori. Ancora non si può.
Si torna su. Ma possiamo guardare fuori… Deserto. Solo militari in assetto d’allerta: fucile in mano e puntato.
Passano 40 minuti e io inizio a pensare che forse staremo lì ore… (sai quei titoli da giornale?) e io vorrei fumare (ognuno ha le sue fisse in certi momenti).
E invece usciamo.
Fuori IL DESERTO! Tutto chiuso. Solo loro, i militari. E noi, i turisti (stupidi!).
E pensate che la guida ci abbia portato indietro a Gerusalemme? Ma va! Vuole farci finire il giro.
Ci fermiamo 20 minuti di fronte a dei militari giovani che non ci fanno passare. “Troppo pericoloso”.
E nel mentre parliamo con loro.
C’è una frase che ricorderò a vita. Lui, un giovane militare con acne e forse 18 anni.
“La realtà è che uno uccide il padre all’altro, e l’altro allora si vendica. E vanno avanti così”. Come se non fosse la sua guerra. Li capisce. Li comprende.
E poi: “Io aspetto solo che finisca il servizio militare per andarmene 2 mesi ad Amsterdam e dimenticare tutto”.
Proseguiamo dopo un po’. La città è così.
Ascoltiamo parlare la parte ebrea. Alcuni religiosi, una donna e poi… Ci bloccano ancora.
“Troppo pericoloso farvi proseguire, non potete continuare”. E per fortuna tocca tornare a Gerusalemme. Alle 18. Nel nostro bel bus con i vetri anti-proiettile che all’andata non avevo notato. Ora (ovviamente) sì. Ma ammetto che la vera paura non l’ho avuta in Hebron, ma di più quando la sera ho letto i notiziari sull’accaduto.
Cronaca del 3 gennaio 2016 – Hebron
Solo arrivando a casa ho poi scoperto quanto successo in quelle ore a Hebron.
Dei cecchini palestinesi hanno sparato dai tetti e ferito due soldati.
Una ragazza forse. Comunque due militari israeliani che in questo caso non dovrebbero essere morti, ma “solo” finiti in ospedale.
Erano sui tetti quindi quando io ero lì, esattamente di fronte alla tomba dei patriarchi….. Ma non ero io a rischiare, bensì loro. I giovani militari.
Ma la realtà è che se mettete “HEBRON” su Google Notizie, ogni settimana (ogni!)… c’è qualche morto.
Spesso palestinesi innocenti, ancora più spesso palestinesi non armati. Spesso ragazzi e ragazze giovani. Spesso israeliani. Spesso militari israeliani, che comunque vi assicuro, ritenere quei militari, quei ragazzini che pensano ad andare ad Amsterdam per dimenticare, colpevoli, vi giuro, non riesce.
Perché, alla fine, il colpevole vero, chi è?
Difficilmente li vedremo nelle strade di Hebron.
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Visitare Hebron: cosa serve sapere, e bene
Silvia - Appunti in Valigia dice
Che dire…davanti a queste cose ci si sente davvero piccoli come turisti..noi che viviamo fortunatamente in luoghi dove tutto questo non è certo la quotidianità…
Simona Scacheri dice
… Hai detto bene, in questi casi non capire é una gran fortuna!
anna dice
Ho letto il racconto con il cuore in gola. Poi ho googlato Hebron.
A 2 anni da voi questo capodanno saremo anche noi in Israele – non credo che Hebron sarà tra le nostre tappe, Sarà che mio marito non è ingegnere, ma lui se la farebbe sotto peggio di me.
Leggo con piacere i tuoi racconti scritti davvero bene!
Simona Scacheri dice
Ciao Anna…
Felicissima per voi che andrete a vivere uno dei viaggi più intensi e magnifici che io abbia mai fatto!
Hebron in effetti non è una meta che consiglierei eh, ma sul fatto che Israele e molti parti della Palestina siano di una bellezza unica non ho alcun dubbio!
Goditi il viaggio e grazie mille per il tuo bellissimo complimento!!!