Ma cosa sono le saline di Cervia? Facciamo chiarezza!
di Valentina Sole
VOCE FUORI CAMPO: non vi stupite se troverete un po’ di post Romagna “oriented”… è che a forza di andarci e riandarci e morosarmi con un romagnolo (ecco forse più questo), la Romagna mi è particolarmente cara! Anche se siccome ancora non sono una romagnola DOC (ok, ok, mai lo potrò essere), ho comunque avuto modo di farmi raccontare la storia da chi di Romagna ne sa!
Montagnole bianche. Distese immense di bianco, bianco a perdita d’occhio… insomma intorno è tutto bianco!
A stare in questo luogo, le Saline di Cervia, pare che il tempo non sia mai passato. Immaginarsi come doveva essere qui al tempo degli Etruschi, quando iniziò la produzione salina, non è cosa semplice. Perché oggi di tutto quel mondo rimane la maestosità, ma sparisce un po’ di bianca poesia.
Infatti, quel che da terra sembrava molto vasto dall’alto appare diversamente: non tutto è bianco ma le parti cadute in disuso hanno colori più scuri.
L’oro bianco e “l’autostrada” dei fiumi
L’attività di estrazione e produzione del sale risale al periodo degli Etruschi e continuò fiorentemente anche nel periodo romano. Un commercio molto importante poiché il sale era un elemento prezioso, in quanto l’unico a permettere la conservazione di carne e pesce. Cervia, inoltre era una cittadina pienamente inserita nella rotta dei commerci, basti pensare alla centralità del vicino porto di Ravenna e “all’autostrada” dei fiumi che aveva nel Po uno dei suoi centri.
La produzione del sale
Nel 1959 il metodo di estrazione divenne industriale, delle 144 salinette non rimasero che grandi vasche di raccolta e di evaporazione. Oggi, l’antica salina è una riserva naturale protetta che ospita al suo interno sia uno stabilimento di produzione moderno e industrializzato, sia la Salina Camillone, la salina più antica, dove il sale viene ancora estratto secondo un procedimento (metodo cervese) che si tramanda di generazione in generazione.
La Salina Camillone ospita 10 vasche, ma solamente in una si pratica il “metodo cervese” e solo a scopo dimostrativo, visto che la vasca è parte integrante del Museo del sale.
Come si raccoglie il sale?
La raccolta artigianale del sale avviene attraverso degli attrezzi di legno, un giorno dopo l’altro, man mano che il sale affiora; mentre gli stabilimenti industriali lo “raccolgono” tutti gli anni a settembre.
Il Sale dolce e il turismo di benessere, bellezza e food
Il sale di Cervia è anche noto come “sale dolce” e non perché sappia di zucchero, ma perché è privo di sali amari, grazie al clima favorevole e al metodo di raccolta (prelevare il sale quotidianamente, infatti, non permette ai sali amari di depositarsi).
Per queste sue caratteristiche organolettiche il sale di Cervia è diventato il centro di una struttura termale (Terme di Cervia) che utilizza quest’acqua salata per curare malattie respiratorie e articolari.
L’altra faccia del sale è quella della bellezza; è stata creata infatti una linea di prodotti cosmetici a base di oro bianco: gel esfolianti per il corpo, saponi naturali, bagni schiuma, shampoo e tanto altro. Superfluo parlare del cibo, viene utilizzato soprattutto sulle carni e, dal 2004, il sale marino artigianale di Cervia è presidio Slow Food.
Curiosità
Lo stesso nome di Cervia deriva dal latino Acervus, “cumulo”, legato ai cumuli di sale che dovevano caratterizzare qui luoghi.
Approfondimenti:
Comune di Cervia
Museo del Sale
Informazioni turistiche:
Provincia di Ravenna
MilanoMarittima.it
Valentina Sole ha la frangetta e nonostante al momento non abbia alcun intenzione di mettere una sua foto… è l’autrice di questo post e la protagonista di questa esperienza.
Se volete scriverle: fringeintravel@gmail.com
annalisa canali dice
Bellissimo articolo ma purtroppo il link al museo del sale è errato. Temo sia di altra città e non Cervia…. Il nostro sito è http://musa.comunecervia.it
vi chiedo di modificare il link
grazie buona giornata
Annalisa
Simona Scacheri dice
Aggiornato! grazie mille!