Quando ho iniziato a pensare a questo blog, mi sono chiesta cosa non volessi fare. E la prima cosa è stata: “evita di iniziare a dire che bello questo, che emozione quest’altro, che magia…” ovvero tutte cose che non danno nulla a chi legge da un computer. O meglio, non danno nulla a me quando le leggo.
Però ci sono posti e luoghi che non possono esulare dal contesto “emozionale” di un viaggio.
Posti di cui non si può parlare senza necessariamente (s)cadere nel proprio bagaglio emotivo.
Luoghi che hanno contribuito a far sì che io sia quella che sono oggi (e già vedo mia mamma che scrollando la testa pensa: “Magari se le impedivo di andarci…”). E Pinnacles Desert, per me, rientra in questa categoria.
Western Australia.
A nord di Perth (3 ore di auto) si trova il Nambung National Park che, con mio sommo stupore, non rientra tra le mete che la Lonely Planet ritiene da “non perdere” nel Western Australia (forse perché concentrare una nazione simile in un’unica edizione era un’impresa impossibile anche per loro. La mia comunque è una versione vecchia).
Pinnacles Desert è all’interno di questo parco.
Per quanto abbia detto che non vorrei usare termini consueti, l’unica definizione corretta in questo caso è “un luogo surreale”! Scusatemi, ma altri termini non li trovo.
Terreno desertico costellato da centinaia o migliaia (?) di pilastri di calcare che ricreano una scenografia che, personalmente, non ho mai visto ripetersi altrove. La Lonely stessa le definisce “bizzarre formazioni”, e per me che non capisco un’h di geologia (e di tutto quanto ha a che fare con la scienza in generale a onor del vero) è una definizione perfetta.
Ma facciamo un passo indietro.
Partenza da Perth di prima mattina.
L’obiettivo è chiaro: andare a vedere il tramonto a Pinnacles Desert, orario consigliato per goderne appieno e per, soprattutto, non ritrovarsi mille turisti attorno (che comunque secondo me questo posto mille turisti tutti insieme non li ha mai visti). Stando a quanto dice la Lonely Planet, la cittadina migliore in cui fermarsi per visitare il Nambung National Park è Cervantes (già il nome avrebbe dovuto farmi insospettire) a 245km da Perth e a 17km da Pinnacles Desert. Popolazione indicata: 750 abitanti. Popolazione percepita quando ci sono arrivata: 3 persone, più quella che lavora al centro informazioni.
Io ero incredula. Lasciando Perth mi rendevo conto che ci addentravamo nel famoso bush che può anche prevedere km e km di “niente”. Solo non avevo colto come questo “niente” fosse diffuso.
Cito la Lonely Planet: “Nella cittadina (di Cervantes) troverete anche un emporio, un negozio di liquori, un locale che offre l’accesso a internet e uno che vende piatti da asporto”. E abbiamo completato la descrizione!
Ma a voi è mai capitato di leggere una guida che descrive “cosa troverete” in 4 locali? Comunque le riconosco dovizia di dettagli, d’altronde, altro, non c’era.
Troviamo da dormire in una sorta di motel (non è che si potesse scegliere, o il motel o il resort: le strutture ai tempi erano 2!) e lasciamo le cose in stanza per andare… al mare!
Nelle vicinanze di Cervantes c’è una spiaggia di sabbia bianchissima chiamata Hangover Bay.
HANGOVER… Mai nella mia vita mi è capitato un segno più chiaro del destino (certo, che se i segni della provvidenza me li spreco così, vabbeh… ).
Oceano Indiano di fronte, sabbia finissima, solo le alghe rovinano un po’ questo scenario. Io però non mi sono neppure avvicinata all’acqua, un po’ perché l’oceano non è noto per essere caldo e accogliente, un po’ perché nel giro di una settimana al telegiornale avevano già parlato di 3 persone uccise dagli squali… Non ne avevo voglia!
Il programma prevede temporeggiare e godersi il pomeriggio per poi andare a Pinnacles Desert verso l’ora del tramonto.
E quando sono le 5 di pomeriggio, riprendiamo l’auto e torniamo verso nord.
Eccolo lì Pinnacles Desert.
Parcheggiamo la macchina e già intravedo i cosidetti menhir: “Ma no, non voglio iniziare a vederne un pezzo da lontano”, dico al mio amico, “ci tengo troppo, voglio una visione d’insieme”, e abbasso lo sguardo per non rovinarmi il momento che attendo da tempo. (Certo che in effetti rompere le palle anche a sé stesse non è roba da tutti eh… ).
Il mio amico vedo che traffica in auto, ma io non posso guardare cosa fa. Devo tenere lo sguardo basso?! Cammino standogli dietro, lui è alto 1,88 mi toglie ogni visuale per forza. E poi… Si ferma. Mi sposto. Alzo finalmente questo (caspita) di sguardo…
Mio Dio.
Qui servirebbe potervi riportare il silenzio di quel luogo, la sua aria rarefatta, la disposizione aritmetica di quelle “bizzarre formazioni calcaree” differenti una dall’altra, e ancora il deserto che fa da sfondo e il cielo blu…
Il tempo si ferma. Per almeno 5 minuti.
Inizio a camminare e dopo un po’ riprendo a parlare (non che il mio amico ci tenesse eh…), solo che inizio a condividere con lui le sensazioni. Inizio a chiedermi come sia possibile tutto questo. Inizio a non contenere l’entusiasmo…
E a un tratto inizio a inveire!
Sì perché è vero che mi avevano avvisata, ma io non credevo che il problema fosse così serio.
LE MOSCHE! Nuvole di mosche. Eserciti interi. Una quantità che supera quella delle zanzare che gozzovigliano in estate sui navigli milanesi. E almeno le zanzare le ammazzi, ma con le mosche che fai?
Una volta che i 5 minuti di estasi sono passati, mi rendo conto che l’aria rarefatta che sentivo è in realtà il ronzio assurdo di “500” mosche attorno a me che non mi abbandoneranno più per tutto il tempo della mia permanenza a Pinnacles Desert!
Inizio visibilmente a irritarmi. Ma i casi sono due: “O ti fai rovinare questo momento dalle mosche o te ne fai una ragione e non ci badi”, mi sono detta nel mentre in cui cercavo di non farmele entrare nelle orecchie.
E arriva il mio amico. Ha una birra Corona in mano. Me la apre, e non aggiunge nulla (quando si dice che gli amici li vedi nel momento del bisogno…).
Mi siedo e mi bevo la mia Corona. Bevo una birra che nel corso degli anni è diventata “La” birra.
E nonostante, sia chiaro, le mosche continuino a cercare di entrare in tutte le cavità che trovano sul mio volto, riesco a godermi il tramonto.
Attorno a me nessuno. Il mio amico e… le migliaia di mosche (certo che nei film questi momenti sono più romantici!).
Dopo aver scalato qualche “menhir”, fatto foto, ammirato l’insieme e finito la birra… Riprendiamo la macchina per tornare a Cervantes.
La strada è ancora illuminata dal tramonto in fase calante. Nel mentre vedo il cartello diventato per noi simbolo dell’Australia che avvisa di prestare attenzione ai canguri che attraversano…
Solo che ci sono anche in Italia “così”, e io di stambecchi che mi tagliassero la strada non ne ho mai incontrati.
E allora commento: “Chissà se ne vedrò mai uno libero e selvaggio, e non semplicemente chiuso in uno zoo”.
E dopo pochi minuti dal mio commento (caspita lo giuro, è che era la mia giornata) un canguro attraversa la strada davanti a noi! Distanza perfetta! Solo un paio di metri a dir tanto, e non solo uno attraversa, ma dopo poco arriva un altro canguro che segue il primo. Si ferma anche per un attimo, e poi prosegue…
Contegno? Ma quale contegno! Sono semplicemente impazzita! E io non sono neppure lontanamente un’amante dei safari, ma ritrovarmi di fronte un canguro che saltella con tanto di marsupio (ce l’hanno per davvero?! L’ho visto!)… non ho potuto darmi nessun contegno.
E nella giornata delle predizioni, non poteva non esserci un ritorno alla spiaggia di Hangover Bay. (Quella “premonizione” doveva ancora compiersi).
La sera torniamo su quella spiaggia, ancora deserta. Nonostante non ci fossero illuminazioni artificiali, la vista era chiara e nitida grazie alla luce del cielo notturno.
Beh, io non sono abituata a stilare classifiche, mi riesce spesso difficile farlo, ma posso dire con fermezza che io nella mia vita non ho mai visto una stellata simile!
Un manto di stelle che concretizzava il concetto di infinito. Un insieme di punti luminosi talmente vicino da sembrare tangibile. Un osservatorio astronomico che neppure in gita al Planetario di Milano avevo mai visto con tanta chiarezza.
E nonostante le birre a quel punto erano cresciute di numero, resta ancora oggi la stellata più intensa della mia vita.
(Il giorno dopo di “Bay” neppure più l’ombra, ma di “Hangover” invece…)
Elisa dice
I tuoi post sono sempre fortissimi! Poi adesso che ho più chiara la tua voce me li immagino mentre tu racconti 🙂
L’Australia è un grande sogno nel cassetto, spero di realizzarlo presto!
Questo posto poi non lo conoscevo ma me lo segno immediatamente; chissà che emozione vedere i canguri così liberi *.*
E il finale?? Top! ahahhaha
ps. No vabbè ma io ti devo incontrare per forza a Milano!!!!
Simona dice
ahahahahahah… ciaooooo Eli!
Sì vedere i canguri mi ha emozionato da morire… Ma i koala??? Ahhhh, cmq anch’io spero di tornarci! Devo vedere ancora tantissimo! E cmq certoooo, prima o poi organizziamo a Milano! Stanne certa! 😉
E grazieeeee ahahahaha