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Trekking in Bolivia: 2 giorni alla Laguna Chiarkota
Fare trekking in Bolivia era assolutamente una delle ragioni del mio viaggio in questo Paese! Mai neppure per un attimo ho pensato alla Bolivia in altra modalità, ma di contro quando si decide di fare trekking in un Paese dove le cime più basse di media toccano i 4000 metri, qualche accortezza in più serve senza ombra di dubbio.
Una volta quindi raggiunta la cima del vulcano (primario obiettivo del mio viaggio in Cile e Bolivia e desiderio espresso da Michele), restava un altro sogno da adempiere, richiesto da me: fare un trekking di più giorni in Bolivia dormendo in tenda.
Qui vi racconto quindi come è andata e cosa è utile sapere per ripetere l’esperienza. Prima un bel video, che le immagini raccontano tanto (anche se non rendono mai abbastanza!) e a seguire tutti i dettagli.
Video: trekking a 5000 metri in Bolivia
Trekking di più giorni in Bolivia: come organizzarlo?
1. Scegliere il trekking e studiarlo già prima
Tenuto conto che siamo in un Paese decisamente straniero lungi da me l’idea di organizzarlo in autonomia, lo studio richiesto sarebbe stato eccessivo, ho quindi subito scelto di trovare un’agenzia (con bene placito di Michele per fortuna!).
Avendo già studiato tutto da casa, avevo già preso i nomi delle agenzie a La Paz che per me potevano andare bene e avevo un sacco di idee confuse e sparse perchè come sempre online sui trekking non si trova tanto quanto vorrei (a dire il vero su certi trekking non si trova un piffero, ma vabbeh…).
Arrivata quindi a La Paz il mio interesse stava per lo più nello scegliere quale trekking di più giorni fare.
2. Scegliere l’agenzia badando bene a quanto dicono e senza fidarsi delle loro descrizioni!
Quasi tutte le agenzie offrono tutti i trekking principali, ma come sempre badate bene quando vi descrivono un trekking perché il loro obiettivo è vendere e di conseguenza sminuiscono sempre molto e mentono!
Breve glossario per poter tradurre le descrizioni dei trekking in Bolivia:
> Adatto a tutti = niente nella vita lo è, figuriamoci un trekking a 5000 metri!
> Facilissimo = si può fare, ma servirà impegno
> Facile = meglio essere esperti
> Impegnativo = si rischia di morire dalla fatica?! O solo per super esperti!
AGENZIA SCELTA:
Viacha Tours – Sagarga Road – La Paz
COSTO:
860 bolivianos a testa ( 125 dollari) e restano fuori 20 (circa 2,5 dollari) per entrata al parco.
RECENSIONE:
Avevo letto varie recensioni online tra cui quelle di un’amica blogger di cui mi fido molto e devo dire che mi sono trovata molto bene. Non ho avuto nessun problema, anzi. Sono anche stati particolarmente onesti e corretti con me: avevo lasciato in auto DIMENTICATA del tutto la macchina fotografica con tutte le foto di 2 settimane di viaggio. La macchina ha valore anche in Italia (figuriamoci in Bolivia), in aggiunta per me perdere tutte le foto era una reale disperazione… Beh mi hanno fatto riavere tutto e in gran velocità (ho ovviamente lasciato mancia come trovavo doveroso che fosse).
Alla fine ho scelto un trekking “facile” (=meglio essere esperti) e che stando alle loro parole non richiedeva “niente” tranne la capacità di camminare per ore a 4/5000 metri e dormire in tenda a quelle altezze.
Al che la mia domanda: “Ma quanti gradi si trovano di notte? Perchè noi abbiamo il sacco a pelo che copre bene solo fino a 0 gradi” (in realtà copre anche a meno ma volevo allertarla).
E l’agenzia: “Non fa freddo. Si arriva massimo a 4/5 gradi di notte”…
2 giorni di trekking alla Laguna Chiarkota, sotto il Condoriri: il racconto
Vi racconto di due giorni di trekking a 5000 metri, della fatica nel chinarsi per fare semplicemente pipì, della sofferenza vera nelle salite, del freddo polare notturno, della tenda con – 3 gradi e di tutti quei momenti in cui mi sono maledetta da sola… E di come nonostante tutto questo, ne sia valsa la pena! E se tornassi indietro, lo rifarei. Ancora!
1 GIORNO
LA PAZ – LAGUNA CHIARKOTA
200 metri di dislivello
2,30 – 2,45 di cammino
VIAGGIO DA LA PAZ
Alle 8,00 ci viene a prendere Alexandro al nostro hotel insieme al figlio Johnny.
Alexandro è la nostra guida, ha la sua età che per me si aggira tra i 60 e i 70 a vederlo, ma se fatico a dargli un’età precisa, di certo non è giovanissimo e questo mi consola molto. Nella mia testa lo traduco come: 1. Ha molta esperienza 2. Non avrà smania di correre!
Ci mettiamo in auto, un pulmino a dire il vero, e andiamo in direzione… Laguna Chiarkota, Tuni Condoriri.
Prima però ci dobbiamo fermare a El Alto (la parte in alto di La Paz) per poter comprare qualcosa per il nostro weekend di trekking in mezzo al niente.
Michele e io abbiamo lo zaino leggero, con il nostro sacco a pelo e i miei consueti pile che non lascio mai a casa quando so di dover dormire in montagna. Sempre meglio avere 2 in più che 1 in meno! (Quanto sono saggia eh?).
Dopo circa 30/40 minuti in cui aspettiamo in auto le nostre guide nel mentre fanno la spesa… Partiamo. La strada è confortevole, asfaltata addirittura per ben 2 o 3 km. Abbiamo circa 1,30 di auto da fare per raggiungere il punto di partenza, ma ricordiamoci che siamo in Bolivia, non in Svizzera e di fatti…
BLOQUEO! C’è una protesta in corso. Una delle tante proteste totalmente casuali, incontrollate e senza alcuna forma di pianificazione che caratterizzano la Bolivia.
Protestano contro il governo, solo che per farlo cosa fanno? Bloccano l’unica e ripeto l’unica strada che permette di collegare La Paz con la parte ovest della provincia. La bloccano per giorni.
Creano casino a TUTTI gli abitanti che se provano a passare lo stesso rischiano di prendersi botte e sassi sulle auto. E il governo? Non c’è. Mai visto una macchina della polizia presente.
E quanti sono i manifestanti? Parole di Alexandro: “Sono pochi folli di questo villaggio, saranno in 20 o 30 e chiedono al governo più diritti per il loro villaggio, ma sono pazzi eh”.
Here we are, Bolivia.
A questo punto il discorso trekking è a forte rischio essendo l’unica strada e provano a rimandare.
Noi però non abbiamo altri giorni e non solo, ero già passata da questo strada 4 giorni prima ed era la stessa cosa quindi non credo si possa sapere quando queste proteste finiscono.
Vedendo che non davamo opzioni per altri giorni, Johnny il figlio di Alexandro imbocca una strada sterrata a inizia il viaggio della speranza.
Arriviamo a destinazione però, con buon ritardo, ma arriviamo.
PRANZO E INIZIO CAMMINO
Ci cucinano un panino (freddo per forza di cose) formaggio e avocado e mangiamo così a 4350 metri.
Fa abbastanza freddo, ma nulla di grave.
In quel mentre Alexandro ci passa l’acqua da portare nello zaino, il materassino con cui dormiremo e alcune vivande che ci serviranno in questi due giorni per cena o colazione o pranzo… Nessun problema: ma dircelo l’agenzia che serviva caricarsi materassino, acqua e cibo?
Michele è partito con uno zaino da 20 l e diciamo che quando si fa uno zaino per camminare a 4000/5000 metri avere addosso 2/3 chili in più o 2/3 chili in meno, fa la differenza.
Carichiamo gli zaini e partiamo.
Alexandro ha un passo splendido: lentissimo, ma deciso. Si ferma, fa delle pause e non ci parla proprio. E’ carinissimo, gentile e sorridente, ma di certo non è una chiacchierone e si capisce subito che è abituato, porta i turisti, ma non iniziate a cercare di fargli mille domande perchè risponde a monosillabi (o forse gli eravamo antipatici noi? Possibile).
Nonostante il passo lento e le varie pause, io, la fatica, la sento. Appena accenniamo le salite sento subito il cuore accellarare, ma nel complesso vi ammetto che non ci sono salite impegnative, anzi. Si percorrono circa 200 metri di dislivello a salire e la passeggiata è molto semplice (anche se nel mentre lo penso vedo passare un ragazzo israeliano su un asino che era stato male…Era lo stesso con cui eravamo stati al salar de Uyuni, quindi per questo so che è israeliano ).
Ricordiamoci sempre che camminare a queste altezze in realtà, di suo, non è mai “semplice”. Anche una salita di 20 metri può essere tosta quindi nessuna paura eh, non serve, ma ascoltate il vostro corpo e seguite quanto lui vi chiede! Bevete tanto, e salite con lentezza anche se vi sembra di avere tutte le forze, meglio non eccedere.
ARRIVO ALLA LAGUNA
4750 metri
Dopo circa 2,30 – 2,45 di camminata arriviamo alla Laguna alle 15.30 di pomeriggio. Fa un freddo porco ed è nuvolo, ma sono ugualmente felicissima.
Nel mentre ci montano la tenda e ci rendiamo conto che ci sono altri 2 turisti, gli unici, insieme a noi a dormire in tenda. Ovviamente ognuno ha la propria tenda.
Il punto di “stop” è composto da una serie di casette, ma non aspettatevi un “rifugio” nel vero senso della parola: sono casette con le mura e gli interni vuoti. Non ci sono bagni (si va nella natura come fosse campeggio libero), non c’è gas o elettricità, niente.
Ci sono in compenso tutto attorno tanti lama, asini e la laguna.
CENA ORE 18.00
Per passare il tempo giriamo un po’ (senza fare salite eh), facciamo foto e quando il freddo diventa troppo, ci chiudiamo in tenda! Non riesco a capire quanti gradi siano, ma di certo non è caldo.
La cena è alle 18 in una di queste casette. Alexandro cucina per noi, e lì conosciamo gli altri 2 turisti danesi. Loro hanno sia il cuoco che la guida parlante inglese. Alexandro non parla inglese, forse è per questo che chiacchiera poco visto che io non parlo un gran spagnolo!
Chiacchieriamo un po’ con l’altra coppia super in forma soprattutto tenuto conto che dopo aver fatto un weekend di prova a 3000 metri in Italia, quella era la loro seconda esperienza con l’altezza e 4750 metri non sono pochi. Soprattutto se ci dormi pure!
E poi?
E poi alle 19 siamo in tenda! Pronti per andare a dormire! Non so se avete presente, ma cosa fai di notte a 4750 metri con fuori un freddo assurdo? Niente, ci godiamo il tempo e il relax in tenda senza fare fatiche ulteriori (e ripeto, senza neppure pensare a fatiche ulteriori!).
Di notte ci svegliamo che sentiamo un po’ il freddo, i sacco a pelo reggono eh, ma fa veramente tanto freddo… Solo che dobbiamo andare a fare la pipì, sia io che Michele. Una delle cose più romantiche di quando dormiamo in tenda (e qui le battute potrebbero essere tante, ma in realtà, lo è davvero…).
Uscire dalla tenda in piena notte è spettacolare: ricordo la luna che illumina tutto, io che penso “Ma ti rendi conto di dove siamo?”, le cime innevate sono sin luminose, le stelle, tante, poi mi abbasso per fare la pipì e tirandomi su inizio a sentire il cuore a mille e invidio Michele… Sappiatelo, a 4750 metri anche fare la pipì è una gran fatica! Torno in tenda felice di potermi stendere, già sfinita.
La mattina per la cronaca scopriremo dai nostri amici danesi che IN TENDA c’erano – 3 gradi (ovviamente loro iper tecnologici avevano tutto: termometri, barometri, altimetri e via dicendo).
Ripeto MENO 3 gradi IN TENDA.
Ricordatevi di non credere mai a quanto dicono le agenzie che devono vendere (“Ci saranno massimo 4/5 gradi fuori”… disse!).
2 GIORNO
LAGUNA CHIARKOTA – LA PAZ
Non so dislivello, ma si toccano i 5000 metri e si sale e scende almeno 3 volte
5/6 ore di cammino
Sveglia presto (cosa decisamente non difficile quando dormite con fuori il gelo totale) e colazione alle 7, oggi si parte presto, ma la cosa più bella del mondo… Arriva il sole e illumina tutto il lago creando uno scenario che se chiudo gli occhi ritengo di fatto uno dei più belli mai visti.
Abbiamo dormito con fuori almeno – 5 gradi, in una tenda poco profumata, in mezzo al niente e il solo pensiero di lavarmi il viso mi abbandona subito non appena sento la temperatura dell’acqua in bottiglia… Eppure, ne vale la pena! Ora poi, ne vale davvero la pena.
PARTENZA TREKKING
La giornata di oggi non è facile.
Non è un trekking veloce. E per quanto si parli di scenari davvero pazzeschi, è tanto faticoso!
1,2,3, pronti e via e dopo colazione iniziamo a salire. Siamo a 4750 metri quindi capite bene che salire significa andare sempre più in alto. Lo scenario è stupefacente, ma il fiato corto e la fatica di fare irte salite a queste altezze si sente subito. Arriviamo a 5000 metri: nessuna difficoltà tecnica, fatica tanta.
Arrivati su sembra di essere ancora lontanissimi dalle cime circostanti “Eppure siamo a 5000 metri”, ma le altre cime sono alte 6000 e pure di più.
Proseguiamo scendendo e ritrovandoci in un posto che mi ricorda il Signore degli Anelli. Il vento a tratti si fa sentire e vi assicuro, è bello ghiacciato.
A un certo punto riprendiamo una salita, e pure questa bella tostina con alcuni pezzi in roccia.
Io fatico!
Eccome. Non parlo. Non dico una parola, cerco di respirare e mi preoccupo di andare avanti.
Nei momenti di maggiore sofferenza penso le peggio cose (contro me stessa, contro la mia smania di fare trekking, contro Michele che non mi ha bloccata…).
Michele? Canta!
E vi assicuro, sono quei momenti in cui viene voglia di usare la violenza per mettere a tacere le cose, in questo caso lui, le sue canzoni del tutto poco adatte all’ambiente e la sua voglia di cantare mentre io manco respiro?! (No vabbeh!).
Per il resto tutto bellissimo, vi giuro! 😛
TERZA FATICA DI ERCOLE
Quello che però disarma sempre di più me, e non so voi, sono le false aspettative.
Si perchè dopo la seconda salita, sulla quale ero stata preparata la mia mente decide che era l’ultima. Me ne ero convinta del tutto. E se in linea generale in Italia preferisco le salite alle discese, a 4800/5000 metri NO! In quel caso preferisco le discese e quindi proseguo convinta di dover ormai solo scendere.
E? E ovviamente ecco arrivare il terzo pezzo in salita del tutto inatteso che mi tramortisce.
Lì, vi dico, Michele mi ha solo guardato in faccia e vi assicuro che non mi cantava più di fianco! Almeno questo.
Soffro. Continuo a dirmene di tutti i colori nella testa. Inizio a dirne tante anche contro Michele nella testa, che male non gli farà di certo…
Bevo come richiesto e vado avanti… E finalmente (cazzo) vedo arrivare la fine.
Facciamo un pranzo alla veloce con Alexandro che come suo solito non parla cosa che non mi interessa di certo visto che io manco respiro! C’è da dire però che se il primo giorno aveva un passo lento, oggi con tute le salite lui si vede che dà il meglio e non le percepisce in alcun modo: normale routine per lui. Ha un passo molto più spedito e spesso si ferma per aspettarmi.
Quando finalmente intravedo il perimetro da cui siamo arrivati e ormai so che le salite sono finite, non potete capire la mia gioia: una fatica abnorme in alcuni tratti, ma ce l’ho fatta! E alla fine conta questo no?
Anche se non cantavo, pazienza.
RIENTRO
Ritroviamo la nostra auto, risaliamo in macchina e le proteste ci sono ancora! Facciamo un viaggio della speranza tra strade sterrate, caldo e finestrini chiusi senza aria condizionata e torniamo a La Paz.
La sera mangerò tutto quello che mi sono promessa nel mentre faticavo tantissimo, peccato solo che in Bolivia il cioccolato fondente non sia facile da trovare!
Ogni giovedì appuntamento fisso con racconti o video di trekking, cammini o escursioni! Idee per nuove gite o consigli, trovate tutto qui: FRINGE IN TREKKING Se volete invece ess ere sempre aggiornati e non perdervi nessun post, iscrivetevi alla newsletter e indicate “trekking” negli interessi. |
Alessandro dice
Bellissimo, non vedo l’ora di seguire i tuoi passi! Partirò per il Sud America tra una decina di giorni e sarà a La Paz a inizio luglio. Questo è un trekking che aggiungo al mio piano, grazie per le informazioni! Ti farò sapere se sopravvivo e cotanta bellezza e fatica!
Simona Scacheri dice
Aleeeeee… ma noi non dovevamo sentirci? (Dissi io che avevo totalmente dimenticato i messaggi di tempo addietro… Non te eh! ahahahah)
Ad ogni modo sì… Te lo consiglio eccome questo trekking! Se hai tempo fai i 3 giorni! Ancora più avventura! 🙂
Luca dice
Ragazzi voglio farvi i complimenti innanzitutto per il vostro sito, ma soprattutto per la chiarezza e la facilita’ di lettura degli articoli, scritti grammaticalmente in maniera a dir poco perfetta e di facilissima comprensione.
Grazie
Lucas
Simona Scacheri dice
Ma grazie mille a te!!!