
John Noble a Hikkim, Spiti district, Himachal Pradesh, India 2014
Indice degli argomenti
Essere un autore Lonely Planet da 30 anni? Vi presento John Noble
Credo sia il sogno di tanti. Forse in certe fasi della vita di tutti? Io ci ho pensato più volte.
Diventare autore Lonely Planet. Lavorare per Tony e Maureen Wheeler. Viaggiare il mondo. E scrivere sulla guida più autorevole che esista dicendo ai viaggiatori dove andare, cosa fare, quando… Ed essere pagati per tutto questo! A chi non piacerebbe?
A prescindere dai sogni personali, me lo chiedevo da tempo e ne ero profondamente curiosa:
cosa significa essere un autore Lonely Planet?
E poi il caso.
Leggo le Lonely Planet da sempre. Non solo le Lonely, ma sempre anche le Lonely. E come tanti, nel corso degli anni sono rimasta molto delusa dai cambiamenti che hanno reso le LP più commerciali… Finchè non ho letto la Lonely Planet della Georgia.
Fin dalle prime pagine ho iniziato ad esaltarmi!
“Ma chi è questo autore?”. Non c’erano tremendi “consigli per gli acquisti” (quelle parti che, se non sono, comunque sembrano, marchette), i posti erano descritti in ogni singolo dettaglio e i commenti dell’autore erano davvero di massima utilità. Addirittura sul trekking sapeva indicarmi destra e poi sinistra e soprattutto la sensazione data era che lui aveva provato tutto quanto descriveva. Senza dubbi a riguardo. Ho iniziato ad ammirare alla follia l’autore: John Noble.
E poi il bello del virtuale.
Ho iniziato a postare foto su twitter della Georgia, come mi capita quando sono in viaggio e chi mette mi piace? Lui! John Noble!
A me non sembrava vero: avevo avuto l’idea di intervistarlo dopo aver letto 3 pagine della sua guida. Nonostante non avessi più avuto voglia di fare interviste, soprattutto su questo blog… ma di lui, volevo davvero saperne di più.
Ormai anche Michele (il mio moroso) mi chiedeva se avevo sentito John Noble e io che solitamente uso twitter a dir tanto 2/3 secondi al giorno, in viaggio, mi connettevo sempre per sentire il (caro) John.
Per me: empatia! A forza di pensare a John Noble, lui è arrivato a me.
Per Michele: “In Georgia non ci va nessuno, facile che vi siate trovati?!” (te pareva!) 😉
Comunque la si voglia vedere…
Vi presento John Noble! Intervista ad un autore storico della Lonely Planet

John noble a Bhaga valley, vicino Keylong, Lahaul district, Himachal Pradesh, India 2014
Come sei diventato autore Lonely Planet?
Accadde tanto tempo fa.
Negli anni ’80, quando l’azienda era giovane e molto più piccola ed informale rispetto ad oggi.
Come giornalista avevo lavorato in giornali e riviste sia in Inghilterra che in Asia per diversi anni, ma mi prendevo lunghe pause per viaggiare.
Lonely Planet sembrava un buon compromesso per unire il viaggio alla scrittura, così scrissi loro una lettera chiedendo lavoro (e allegando le mie pubblicazioni) e qualche mese dopo ricevetti la risposta e mi chiesero se ero interessato ad aggiornare la loro guida dello Sri Lanka.
Non era semplicemente l’era pre-internet, era ancora l’era PRE- COMPUTER.
Scrissi i miei aggiornamenti con una macchina da scrivere presa in prestito in una pensione a Kandy, Sri Lanka e spedii tutto per posta aerea alla sede della società a Melbourne, Australia.
Da allora ho scritto oltre 100 guide LP (credo, ho perso il conto) coprendo (credo) 21 Paesi e sono riuscito a tenere il passo con i “leggeri” cambiamenti tecnologici lungo il corso degli anni.
Oggi il processo di selezione per i nuovi autori per le destinazioni principali è molto più formale. I candidati devono sostenere prove piuttosto impegnative.

Dhankar Gompa (Buddhist monastery), Spiti district, Himachal Pradesh, India, 2014
Che cosa significa REALMENTE lavorare e quindi vivere come autore Lonely Planet? Lavori solo per Lonely Planet?
Lavoro quasi esclusivamente per Lonely Planet perché per anni ho avuto un flusso di lavoro piuttosto costante con loro ritrovandomi ad aver poco tempo per qualsiasi altra cosa.
Solitamente mi occupo di 3 diversi lavori all’anno, aggiornando diverse parti delle guide. Torno più volte in alcuni Paesi già coperti prima come ad esempio il Messico, India, Georgia, Spagna, Indonesia o Brasile per esempio, ma più spesso sono in giro tra le diverse regioni. Ad esempio nelle ultime 3 edizioni dell’India sono stato in 6 diversi Stati Indiani.
Oppure alle volte prendo delle nuove destinazioni per vivere nuove sfide (sto di fatti parlando con la redazione per uno o due nuove mete per il 2016).
Di solito viaggio quindi per un totale di 4/5 mesi all’anno, e il resto del tempo lo passo a casa a scrivere tutto quanto. Ma anche dopo 30 anni, lo ritengo ancora un lavoro affascinante quello dell’autore Lonely Planet, perché viaggiare è quasi sempre emozionante e anche quando si scrive o si fanno ricerche da remoto a casa, si sta comunque imparando.
Va detto però: non è un lavoro facile. Hai bisogno di resistenza e di fiducia in te stesso al 100%, tra le altre cose. Passi intere giornate a viaggiare sulla strada a ritmi tosti e in continuo movimento, per poi tornare a casa e stare chino sullo scrittura, per rispettare le scadenze.
C’è un contrasto non indifferente tra la parte del viaggio, quando sei in continuo movimento e parli con decine di persone al giorno e il periodo in cui sei da solo a scrivere e non hai alcun contatto con gli esseri umani. Ma ammetto, sono abituato ora!

Lago vicino Roshka, Khevsureti, regione Caucaso, Georgia, 2015
Mi descriveresti la tua routine, se ne hai una?
Grosso modo da 4 a 6 settimane “on the road” quindi in viaggio e impegnato nella ricerca. Qui di routine non ce n’è essendo in costante movimento e arrivando in posti nuovi senza orari sia di giorno che di notte.
Quando rientro mi prendo un paio di giorni di riposo a casa, con ritmi calmi, e poi 4-6 settimane al computer a scrivere. A seguire un paio di settimane di pausa che uso per recuperare il sonno, vedere gli amici, pulire casa o badare al giardino… E di nuovo preparare il prossimo viaggio. E riparto.
Quando sono a casa a scrivere spesso vado a dormire tardi verso le 3/4 del mattino perchè riesco a produrre meglio di notte, poi però mi alzo tardi e ricomincio a scrivere tra le 10 e le 2 di pomeriggio.
Come vengono scelti da Lonely Planet i Paesi sui quali devi scrivere? Che organizzazione ti viene data?
Lonely Planet dà ai propri autori un programma di progetti futuri (quasi tutti aggiornamenti ad oggi), e se sono interessato in uno di questi, mando la mia adesione e loro se accettano mi offriranno un contratto. Se si ha già lavorato in uno di questi posti e con buoni risultati, è facile che scelgano nuovamente lo stesso autore per quella destinazione, ma non è una certezza.
A me piace scegliere diversi posti, alcuni in cui ho già viaggiato, altri nuovi.

Hyderabad, India 2015
La Lonely Planet nel corso degli anni è cambiata molto e in tanti ci lamentiamo che non ci sia più la genuinità di un tempo nelle sue pagine. Cosa ne pensi? Ci puoi dare una tua versione dei fatti?
Non sono d’accordo che sia meno genuina del passato. Ci sforziamo ancora, e credo in linea generale riuscendoci, di dare un’onesta e veritiera rappresentazione di quanto scriviamo.
Non credo che il tipo di informazioni che trovi nelle guide sia cambiato molto. Si trovano ancora informazioni pratiche di viaggio sul dove dormire, mangiare e bere, cosa vedere e cosa fare, come andare in giro e così via. Oltre alle notizie di sfondo culturale.
Evitiamo di raccontare dei posti che riteniamo siano una perdita di tempo, a meno che non vadano segnalati per impedire ai viaggiatori di correre pericoli o subire truffe. Quindi solitamente non parliamo degli hotel pessimi, a meno che non siano i “migliori” di quella città e non parliamo delle città che non hanno nulla di interessante. Parliamo di quanto riteniamo valido per i viaggiatori.
Lonely Planet è stata fondata nel 1970 con un forte focus sui viaggi zaino in spalla, ma questo era già cambiato nel 1980 quando sono arrivato io.
La prima volta che ho incontrato i fondatori di Lonely Planet Tony e Maureen Wheeler, era dopo la colazione a Città del Messico un giorno del 1987. Già ai tempi dicevano: “Vogliamo rivolgerci a tutti i viaggiatori, non solo a quelli low cost”. L’azienda ha poi sempre mantenuto quell’approccio. Quello che è cambiato è il marketing e ha dovuto farlo per forza in un mondo enorme come quello dell’editoria di viaggio.
Quando Lonely Planet iniziò, pubblicare significava “libri”. Oggi significa parlare anche di prodotti digitali e social media, video, riviste, il sito e molto altro. Ma l’essenza di tutto questo è ancora quella di fornire informazioni di viaggio utili e oneste.

Panorama Tblisi, Georgia 2015
Pensi sia possibile che alcuni autori vendano i loro giudizi? Lonely Planet ha dei metodi per controllare?
Lavoro per LP da 30 anni e non ho mai sentito parlare in merito a nessun autore accusato di questo.
L’autore Lonely Planet ha l’espresso divieto anche solo di ricevere omaggi.
Non possiamo accettare skipass gratuiti o lezioni di cucina gratis e non possiamo accettare neppure le tariffe speciali per i giornalisti negli alloggi o nei voli.
Dubito che l’azienda abbia dei sistemi di controllo in materia, ma credo anche che se succedesse in qualche modo verrebbe a saperlo.
Come inizi a lavorare su una guida? Qual è la prima cosa che fai quando arrivi in un posto?
Mi preparo il più possibile prima di arrivare.
Prima cosa: prendo una stanza. Un tempo ero abituato a camminare nei posti che mi ispiravano e chiedere di poter vedere la camera prima di prenderla. Oggi invece spesso prenoto in anticipo perché da quando è arrivato booking.com lo fanno tutti e i posti migliori terminano facilmente.
Poi idealmente faccio una passeggiata attorno, vado in qualche caffè o ristorante in qualche posizione centrale e inizio a sentire l’atsmofera della città per iniziare a percepirla. Un’altra cosa che mi piace all’inizio è fare qualcosa che non ha nulla a che fare con le mie ricerche. Qualcosa che ogni viaggiatore potrebbe fare come comprare il dentifricio o girare nel mercato o ancora portare i vestiti in lavanderia. Questo aiuta a creare contatto con il posto.
A questo punto inizio a lavorare con il mio metodo e inizio a controllare le liste delle cose che devo vedere attorno alla città, le visito tutte e inizio a fare tantissime domande e guardare, cercare, osservare tutto. Poi scrivo tutto sul mio piccolo blocknotes. Questi appunti formano le basi di quanto andrò a scrivere quando tornerò a casa. Alcuni autori scrivono direttamente in viaggio, ma a me non è mai riuscito di farlo. Troppo impegnato a viaggiare, e solitamente le mie ricerche durano dal mattino alla sera e se avanzo del tempo lo uso per saperne di più di quel posto.

Mestia, città dello Svaneti sulla catena montuosa del Caucaso,
Georgia 2015
La difficoltà maggiore del tuo lavoro?… Hai mai avuto un momento davvero difficile?
Faccio di tutti per evitarmi problemi quando sono in viaggio. Sono stato derubato un paio di volte con la forza fisica, ma senza violenza, mi tenevano le braccia nel mentre svuotavano le tasche. Una volta in Brasile hanno gentilmente preso le mie carte di credito, lasciandomi patente e documenti nel mentre correvano via con il mio portafoglio.
Una delle cose più difficile di questo lavoro invece è difendersi dalla aziende che pressano e cercano di manipolarci per poter essere presenti sulle guide LP.
Per questo motivo è meglio restare il più delle volte anonimi di modo che la gente non sappia che sei un autore Lonely Planet.
Nella mia esperienza questo problema però è decisamente difficile da gestire in India, perché se ne accorgono. Anche se facciamo del nostro meglio per restare in incognito, a volte capita che lo capiscano ugualmente e a quel punto inizia l’inseguimento e il passaparola: ci fermano per strada per chiederci di visitare il tal ristoranto o la tal pensione e via dicendo.
Mi ritrovo a indossare occhiali scuri, anche se solitamente non lo faccio mai, o farmi crescere la barba e poi tagliarla. Una volta sono arrivato a Jodhpur pensando che nessuno sapesse chi ero. Solo che tutti mi seguivano sempre, ovunque andassi. Dopo un po’ di tempo ho scoperto che il mio arrivo in città è stato l’unico argomento di discussione nel turismo di Jodhpur da due settimane prima del mio arrivo.
… Ma la difficoltà più grande per me di questo lavoro è cercare di vedere tutto quello che si i vuole vedere e di cui si vuole parlare nel poco tempo a disposizione. Non c’è mai abbastanza tempo!

McLeod Ganj, Himachal Pradesh, India 2015
Quale consiglio daresti ai viaggiatori?
Datevi tempo. Più tempo possibile. Cercate di non avere fretta. Se vi piace un posto, fermatevi. Imparate un po’ la lingua.
Stare fuori dalla propria zona di comfort spesso è la ricompensa più grande. Infine, ricordate che le raccomandazioni migliori arrivano con il passaparola.
Aggiungi qualcosa che vuoi tu, liberamente?
Dando seguito alla domanda precendente… Quando scrivi delle guide, sei spesso di fretta. Gli autori hanno da parlare di tutto un mondo di interessi in poco tempo. Per questo mi sono fatto una lista di luoghi dove sogno di tornare un giorno con la famiglia o con gli amici senza limiti di tempo.
Ovvero: la Georgia, l’Himalaya, la zona di Oaxaca in Messico (nonostante ci sia stato un anno coprendo per 12 volte gli aggiornamenti Lonely Planet sento ancora che sto appena cominciando a scoprire le profondità delle sue ricchezze culturali e naturali) e il nordest del Brasile in particolare Fernando de Noronha, Carnevale di Recife e Olinda oltre a una mezza dozzina di spiagge di villaggi…
E buon viaggio sia allora!
Ciao SImona,
anche secondo me questo incontro virtuale non è avvenuto per caso ma per empatia, di’ al tuo moroso che se ne faccia una ragione 😉
Scherzi a parte, hai fatto le stesse domande che ronzano anche a me in testa da tempo, ossia le LP sono autentiche come una volta o hanno subito il fascino del compromesso e del suggerimento sponsorizzato? La risposta di questo grande autore e viaggiatore mi consola. Inoltre, proprio a causa di alcune delusioni date da alcune guide, per il Sudafrica ho deciso di cambiare e indovina un po’? Non lo farò mai più! Mi sono trovata malissimo, tutto mi sembra una scopiazzatura pessima della LP. Grazie per questa intervista!
Ahahahaaha… Sere vedo che mi capisci!
Sono molto contenta sia piaciuta anche a te (come a me) l’intervista o meglio il suo racconto, in effetti ho avuto la tua stessa sensazione. E mi piace mi abbia lasciato un messaggio positivo.
Per carità, sappiamo bene che l’editoria prevede anche della parti commerciali, ma ammetto che la LP è davvero qualcosa a cui tutti siamo molto affezionati, quindi mi aspetto che trovino sempre forme di guadagno che non vadano ad intaccare l’affidabilità che le caratterizza!
(Per ora io come te, non ho ancora trovato degne sostitute, e comunque ammetto… ci sono davvero affezionata!)
Grazie a te!
Domande intelligenti e risposte interessanti, degne di un grande viaggiatore. Scadente o meno la LP resta comunque la più grande giuda di viaggi al mondo , lavorare per loro deve essere una gran figata e fare questa intervista una grande soddisfazione brava Simo!!!!
Grazie Deb!!! Davvero!
Condivido appieno il tuo pensiero, e già leggendo le sue parole si coglie quel vissuto di anni e anni di viaggio così affascinante da un lato, e illuminante dall’altro! Apprezzo sempre l’estrema umiltà dei grandi viaggiatori. Qui, l’ho trovata 😉
Simona, ciao. Tornare sul tuo blog è sempre un piacere. Quest’intervista è veramente interessante.
A presto, angela
Evviva! Mi fa solo piacere (e che sei tornata e che ti piaccia… Ho amato anch’io questo incontro virtuale :))
(E grazie!!!)
Bellissima intervista, leggerla mi ha fatto sognare per un po….grazie
Grazie a te! (E chissà mai che poi uno realizzi i sogni ad occhi aperti? Magari?!) 😉