7 consigli per sopravvivere a Milano (quando si diventa misantropi)
Avete presente quella citazione famosa di Charles Bukowski che dice: “Io non odio le persone, mi sento solo meglio quando non mi stanno intorno”?
Ecco, dopo molti anni di vita milanese, è esattamente così che si diventa. O meglio, che sono diventata. Eppure non ero così, a vent’anni!
A vent’anni facevo gli aperitivi, per esempio. Venti al mese? Essia, venti al mese.
A vent’anni uscivo. E non solo qualche volta, ma tutte le sere.
A vent’anni amavo le disco trendy-cool-radical o freak che questa città offriva.
E ancora a vent’anni ritrovarmi a convivere con milioni di “cristiani” in uno spazio circoscritto, mi sembrava elettrizzante!
E poi un giorno ti svegli e l’unica scarica elettrica che subisci in mezzo a milioni di “cristiani” è quella del tuo sistema nervoso che sta per subire un tracollo, e le energie ti servono per cercare di contenerlo. E già sai che non potrai fare miracoli!
Per quanto, per me, Milano sia e resti una città che amo (beh casa è sempre dolce casa), il mio problema in realtà non è tanto con la città, ma con l’infinità di esseri umani che la popolano. O meglio, con l’infinità di esseri umani.
Non so bene come sia accaduto, fatto sta che nel corso del tempo, devo essere diventata un tantino misantropa.
E quando diventi misantropa, e vivi pure a Milano, che cosa diavolo fai?
O ti trasferisci in un paesino sperduto su qualche montagna (e nel mentre trovi qualcuno che ti mantenga, nuovi amici e un modo per non impazzire di noia), oppure stendi un kit di sopravvivenza (ecco!).
Alcune regole basiche per sopravvivere a Milano nonostante una consolidata allergia alla calca, al traffico, alla ressa… al “Ma non può andare in giro con una borsa più piccola che mi sta schiacciando?”… (se fossi stata in sovrappeso mi faceva scendere dalla metro?).
Urge in sintesi stilare un vademecum che permetta al vostro sistema nervoso di non essere urtato quotidianamente, o quantomeno nei weekend?!
Ecco quindi le tattiche che ho fatto mie per non dover affrontare un trasloco (che comunque la coerenza, come sempre, la trattiamo in un altro post).
1. Mappa locali a(d) misantropia(m)
Locale alla moda, gettonato, di tendenza, che va un sacco… Sono i termini che vi devono spingere a diffidare subito.
Meglio alla buona, spartano, semplice, un po’ fuori mano. Quasi sempre queste descrizioni riguardano locali che non prevedono folle impavide di Milanesi, e riuscite a sedervi anche senza prenotare? Vabbeh, magari una telefonata prima la farei.
2. Zone vietate
Ci sono delle zone off limits che vanno assolutamente evitate, con cura, perché non lasciano margine di errore.
Lì, l’attacco di nervi è una certezza! La ressa umana diventa anche secondaria rispetto al leggero disagio che proverete nel mentre in cui cercate un parcheggio. Qualunque parcheggio, perché se avete anche la pretesa che sia legale e non da multa, avvisate chi è in auto con voi di modo che la prossima volta possa essere libero di passare la serata diversamente…
E nello specifico le zone rosse nel week end sono: Navigli, Arco della Pace e Zona di Corso Como.
Solo se per lavoro, ovvero, pagati!
3. iPod, iPhone, lettore mp3… Salva-udito da sclerate, cazzate, blabla
Un tempo mi chiedevo come fosse possibile che tutti avessero sempre le auricolari sui mezzi pubblici. Poi a New York vedevo che non solo avevano le auricolari, ma spesso alcuni preferivano cuffie gigantesche. E poi una mattina me le sono dimenticate.
Solo che un permesso per entrare un paio di ore dopo a lavoro per simili emergenze, a Milano, ancora non l’hanno creato. Perché? Perché c’è gente, ancora, che ogni singolo giorno sui mezzi riesce a lamentarsi e a sclerare e litigare perché non ha spazio (ma dai?). Non imparano a sopportare, tacere, o quantomeno cambiare orario (o psicologo?). No. Loro lì stanno, ma vorrebbero che voi, non ci foste!
Perché ci sono sempre quelle/i che parlano tra di loro urlando alle 8 di mattina su argomenti costruttivi quali il meteo, il “si stava meglio quando si stava peggio” e il nuovo taglio di capelli della collega…
E perché nonostante sia la “fredda” Milano, qualche “socializzatore” che si nasconde nella massa può sempre essere in agguato, pronto a braccarvi alla 8 di mattina o alla sera quando siete a pezzi dopo un’intera giornata di blabla nel tentativo di fare due chiacchiere con voi.
Voi, con la musica ad alto volume sparata nelle orecchie, non sentite. E io spesso, anche quando ho la musica spenta, non sento lo stesso.
4. Periferia, mon amour
Ho abitato sui Navigli. Chi mi veniva a trovare lasciava l’auto in seconda fila e passava la serata alla finestra per controllarla. Di notte avevo il tram in casa (ero senza doppi vetri) e sempre di notte, io che dormo come un sasso, alle volte sobbalzavo svegliata dalle urla di chi aveva bevuto quelle 5/6… TEQUILE nel locale vicino casa.
Ho vissuto in città Studi. Ogni sera quando rientravo da lavoro, volevo vendere l’auto al primo offerente perché tanto non riuscivo a parcheggiarla e capitolavo poi mettendola sul marciapiede (€ 80 circa, poi mi sono fatta furba… Linee blu, € 36 circa).
(E prendi i mezzi no?). E quando prendevo i mezzi, la sera tutto bene. Ma avete provato a prendere la metro tutti i giorni passando da Loreto nelle ore di punta? Secondo voi quella che mi voleva far scendere per la borsa troppo grande dove stava?
Ergo: inutile lamentarsi se si vive in “centro”, ve lo dico.
Serve la periferia. Quartiere limitrofo. Zona suburbana.
Parcheggio sotto casa, mezzi comunque efficienti, e se anche non trovate un bar o un tabacchi nel giro di chilometri, siete a Milano, l’auto la si prende anche per buttare la spazzatura. Non si stupirà nessuno.
5. Arredate bene casa
Perché rimane il posto più accogliente della città! Che io poi alle volte mi chiedo: ma perché devo uscire? Posso invitare tutti gli amici che voglio, posso risparmiare comprando da bere al supermercato senza spendere le classiche cifre della Milano da bere (che ormai della Milano da bere restano solo le cifre del bere?!), posso pure fumare liberamente… Insomma di più non si può chiedere! No?
6. Obbligatevi a vedere del “verde” almeno una volta al mese
Il milanese DOC di un tempo, quello dei film, aveva minimo una casa al mare e una in montagna dove andare i weekend.
Il “milanese” oggi, che abbia la casa, la tenda o un camper, scappa dalla città e va dove gli capita. Almeno qualche weekend.
Mare, montagna, campagna, o provincia? Anche Lodi va bene.
Quello che conta è la fuga. La quiete. La ricerca del verde, degli spazi aperti, della natura? (Ma cos’è tutto sto verde? Ma qui un po’ di cemento non ci starebbe bene?).
Dovete depurarvi, rigenerarvi, e permettere alla vostra vista di cambiare scenario: per almeno un week end solo immagini rare quali cielo, vegetazione e, non chiedo gli stambecchi, ma almeno elementi creati da Madre Natura?
(No. Gli esseri umani no. Tutti gli altri!).
7. Il sabato, è la nuova domenica
Ovvero di tante serate in cui potete uscire, ma proprio il sabato? Se ve le cercate però…
E quando questi accorgimenti non bastano, non funzionano e vi iniziate a chiedere: “Ma io, perché vivo a Milano con tutta questa gente?”. Ritirate fuori Bukowski e postate su facebook questo stato:
“Ci sono delle persone che devono sempre andare da qualche parte; andiamo in barca! Andiamo al cinema! Andiamo a scopare! Andate a cagare tutti quanti, dico sempre io, lasciatemi in pace qui”.
Tranquilli, tutti capiranno, e almeno per quella sera, la vostra misantropia è apposto!
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