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Ala Kul Lake: il trekking di 2 o 3 giorni imperdibile in Kirghizistan
Ala Kul, Ala-Kul o Ala Köl è un lago alpino del Kirghizistan incastonato a 3650 metri di altitudine raggiungibile solo a piedi, ma al contempo è anche il trekking più noto e famoso del Paese grazie alla sua spettacolarità.
Avevo letto di questo trekking fin da casa e mi ero guardata diversi video in cui si coglievano subito due cose: la meraviglia… e la grande fatica!
E ora vi racconto meglio.
Video Ala Kul Trekking
Le immagini, si sa, sono sempre la cosa che meglio rende un panorama, un paesaggio o in questo caso un paradiso montano…
E quindi eccovi i video che vi fanno vedere perchè alle volte faticare tanto vale davvero il viaggio.
Questo trekking, per me, vale tutto il viaggio (augurandoci una giornata di sole uguale).
(Iscrivetevi al mio canale youtube, se vi va)
Come organizzarlo?
Quando arrivate a Karakol ci sono davvero tante agenzie che si occupano princiapalmente di organizzare questo trekking o altri essendo di fatto la zona nota principalmente per questo: escursionismo!
Noi abbiamo organizzato il nostro tour di 3 giorni con Tourist Information Center e ci siamo trovati benissimo.
- Hanno organizzato il trasporto con taxi per arrivare in loco
- Hanno trovato per noi un’ottima guida che si è rivelato un ragazzo sicuramente esperto, che parlava pochissimo inglese ma di grande valore quando serviva (ed è quanto conta!)
- Hanno organizzato per noi anche un taxi condiviso per andare poi in Kazakistan
Disponibili e soprattutto affidabili e onesti, questa la mia esperienza.
A Karakol c’è anche il CBT di Karakol, solo che in questo caso abbiamo trovato una ragazza molto svogliata che ci ha detto non aver alcuna guida a disposizione e si è colto che non aveva alcuna intenzione di aiutarci nell’organizzare il trekking quindi, abbiamo semplicemente cambiato.
Ma di solito al CBT si trovano persone in gamba, a noi è andata male o quella era una giornata storta per lei.
I costi, non li ho segnati e non li ricordo nel dettaglio ma mi pare si parlasse di 9000 som a testa per i 3 giorni inclusivi di guida, trasporti, pernotti e pasti.
Ala Kul trekking in autonomia o con la guida?
Il trekking al lago Ala Kul si può sicuramente vivere in modo indipendente e in autonomia.
Tantissimi i viaggiatori/trekkisti che lo vivono fai da te dal momento che:
- è frequentato, tanti i viaggiatori che si incontrano nei mesi centrali di luglio e agosto
- è segnalato
- si trovano tracce gps da seguire
Di contro però tante persone che ho visto percorrerlo da sole sapevano il russo o si erano organizzate per dormire.
Di mio invece con Michele ho preso la guida e non me ne sono pentita. Sicuramente è un “lusso” e ora che l’ho percorso posso dire non essenziale, ma dal momento che non sapevo cosa avrei trovato e soprattutto sapevamo che il trekking sarebbe stato tosto e non adatto a tutti, ci siamo sentiti più sereni nel prendere la guida.
Con il senno del poi vi dico che non la ritengo necessaria, ma questo percorso è solo per escursionisti esperti.
Tenda o yurta: dove dormire?
Questo trekking si può fare dormendo in yurta oppure in tenda, dipende da cosa preferite e dalla vostra organizzazione.
TENDA
- Ci si può organizzare con la tenda in autonomia portando cibo e acqua, consapevoli che trovate un punto di appoggio al Sirota Camp.
- Dormire al lago significa dormire al gelo vero, essendo a 3650 metri e per la posizione in essere, il lago è spettacolare, ma lì fa molto più freddo.
- Ci sono numerosi campi tendati organizzati, si può anche dormire in tenda senza doversi portare tutto da soli (tende, acqua, cibo), ma non so darvi riferimenti perchè io non li ho usati. A Karakol troverete.
- Per l’acqua in tanti la bevevano depurandola visto che se ne trova in abbondanza e se vi organizzate per bene conviene.
- La tenda di contro dona la libertà di organizzarsi le tappe in maniera più libera anche se poi visto il percorso i luoghi bene o male sono un po’ “obbligati” nella prima parte.
YURTA
- Se dormite in Yurta portatevi il vostro sacco a pelo se volete essere sicuri che non finiscano (e che siano puliti)
- Il lato positivo è che vi viene servita cena e avete già un tetto sulla testa, di contro al Sirota Camp si parla di adattarsi molto.
A chi si rivolge questo trekking: difficoltà
Questo trekking è decisamente tosto, faticoso e adatto solo ed esclusivamente ad escursionisti esperti.
- Il secondo giorno si fanno 8/9 ore di trekking di cammino con forti dislivelli
- Si sale ad un passo a 4000 metri
- C’è una discesa incredibilmente ripida che può diventare insidiosa se si trovano condizioni meteo avverse
- Tante le parti con rocce e roccette che richiedono molta prudenza nel camminare
- Le salite possono essere estremamente ripide in alcune parti e decisamente faticose
Vi dirò, ho visto persone che non mi parevano trekkisti esperti farlo ugualmente in 11 ore magari anziché 8 o 9, dipende quindi anche dal livello fisico e di allenamento che si ha e dalla “follia” che caratterizza ognuno di noi.
Di mio lo consiglio solo a escursionisti esperti, con parecchia pratica alle spalle e un buon allenamento. Il trekking è spettacolare e divertente, seppur molto faticoso, ma come sempre la differenza la fa il meteo che si trova e lì l’esperienza fa la differenza, anche solo nel capire se proseguire o meno.
1 giorno: da Karakol al Sirota Camp
Partenza: secondo ponte (vi lascio traccia)
Arrivo: Sirota Camp
Durata: 12,94 km
Tempo: 4 ore
Dislivello positivo: 850 metri
Partiamo presto la mattina, ci è stato consigliato di arrivare presto al Sirota Camp per poter prendere i sacco a pelo… ma in realtà noi alla fine abbiamo deciso di portarci i nostri per non avere ansie (tradotto: 2 kg in più sulle spalle). Ma questo non è un problema.
Il meteo oggi è tremendo. Sono 7 giorni che c’è sempre il sole e oggi invece nuvolo, vento e fa già freddino a Karakol. (Poca gioia!).
La guida viene a prenderci alle 7 ma aspettiamo il taxi che arriva in ritardo e partiamo per le 7.30.
La strada fino all inizio del Parco è molto breve, nel giro di 15 minuti siamo all’entrata del parco (qui si paga 250 som a testa per entrare e se avete tenda dovete aggiungere 150 som).
Poi proseguiamo in auto su una strada sterrata. Fuori è tutto bagnato perché la notte ha piovuto. Arrivati a un ponte il taxi ci fa scendere e iniziamo il nostro trekking.
3,2,1… inizia a piovere! Giuro. Ci ha aspettato. Tiriamo fuori subito dalla zaino il necessario: giacca impermeabile e santi qua e là. (La mia giacca in goretex vi dico subito che è stata testata alla grande! Ha retto da dio la pioggia e la consiglio, ovvio il prezzo non è di poco peso).
Il percorso inizia su semplice strada sterrata se non fosse che piovendo e avendo piovuto inizia subito a crearsi una fanghiglia unica e l’effetto pattinaggio è immediato.
Ringrazio di cuore di aver noleggiato le mie amate bacchette se no io la facevo tutta di fondoschiena.
Alla situazione già complessa di suo si aggiunge una variante: la nostra guida corre. Non so il perché ma tiene un passo velocissimo superando chi trova lungo il percorso e facendoci di fatto tenere una media di passo decisamente veloce! Più di quello a me toccava correre.
Ma dal momento che piove e quindi è poco piacevole starcene sotto la pioggia e il freddo e l’acqua e il fango, camminiamo rapidi senza dirgli di rallentare perché va bene anche a noi… almeno ci teniamo caldi perché prendendo l’acqua il freddo si sente.
Ci sono almeno 2 torrenti da guadare e anche qui ringrazio le bacchette perché spesso si mette il piede su sassi davvero molto piccoli e bagnarsi è un attimo (cadere, pure per me).
Importante quindi avere le scarpe impermeabili perché diversamente il piede si bagna sicuro.
Dopo un paio d’ore di strada sterrata arriviamo al Karakol camp (qui in realtà vedrete che arrivano anche matruske “super 4X4” e jeep. Fa freddino o meglio noi siamo bagnati (il busto no, ma i pantaloni non erano waterproof quindi siamo fradici).
Per fortuna la guida (finalmente cazzo!) si ferma per “lunch” sono le 10 ed è la prima pausa. Nel mentre c’è un fuoco acceso e cerchiamo di scaldarci un po’
Pausa veloce peró che fa freddo.
Ripartiamo e da questo punto in poi inizia il sentiero che arrampica per bene. Fino ad ora avevamo fatto 300 metri dì dislivello in 2 ore, ore ne faremo 550 di totale.
Salita a tratti ripida.
Lui riprende con passo deciso ma qui per forza di cose io rallento un po’ e lui si adatta senza problemi.. caspita se tira.
Arriviamo poi in alto e la vista della valle è bellissima! Anche se ancora è nuvolo ma ha smesso di piovere, evviva.
A questo punto peró inizia una parte con rocce e roccette che sono decisamente delicate da fare visto che ha anche piovuto (e pensare che oggi è la giornata facile eh!)
Arriviamo al Camp Sirota nel giro di 3 ore di movimento e 4 ore totali, e gioisco visto che sono tempo record per me. Felicità.
Sirota Camp
Questo camp è decisamente spartano, ma di valore.
La ragazza che lo gestisce è simpaticissima e un po’ folle (ci ha obbligato/offerto vodka per tutto il pomeriggio e guai a dirle di no!) e l’atmosfera molto carina dal momento che tanti i viaggiatori/trekkisti che si fermano qui.
Le yurte sono semplici e si dorme per terra tutti vicini vicini, non ci sono letti e si dorme anche 5/6 in una yurta (noi eravamo in 6 attaccati attaccati).
Volendo si può comprare acqua in bottiglia o bibite e si trovano anche snack. La cena viene servita da solo a turni e idem la colazione (ecco non contate sull’abbondanza che qui manca ovviamente).
2 giorno: da Sirota Camp a Altyn Arashan
Partenza: Sirota Camp
Arrivo: Altyn Arashan
Durata: 18,17 km
Tempo: 8/9 ore
Dislivello positivo: 1000 metri tutti (anche se poi il conteggio di Wikiloc ne vede qualcuno meno, ma a quelle altezze il gps non è precisissimo)
Oggi la tanto temuta giornata: la più dura, quella del passo a quasi 4000 mila metri e soprattutto quella indicata con 9 ore di cammino! Me la sono sognata anche di notte (e che notte!).
Sveglia alle 6,30 per fare colazione. La colazione è davvero poca roba un uovo e del tè con un po’ di pane (portatevi del cibo aggiuntivo che la giornata di oggi è tosta!).
Facciamo colazione tutti insieme agli altri viaggiatori e poi ci prepariamo… in tanti partono per le 7.00 o 7.15 noi aspettiamo la guida alle 7.30 e nel mentre saluto la padrona di casa Sasha (una forza pura!).
Si parte.
Sono ovviamente preoccupata sapendo che è un percorso molto difficile e come sempre quando mi viene detto “è molto difficile” non so cosa aspettarmi e quindi mi aspetto il peggio… ma è un ottimo modo per prepararsi anche al peggio per esempio.
Dal campo al lago Ala Kul
Partiamo subito dopo un primo pezzo nella vegetazione con le rocce e roccette che personalmente ritengo tra i terreni peggiori e più pericolosi in assoluto su cui camminare. Di fianco abbiamo e avremo il fiume per tutta la prima parte di percorso, fino al lago. Uno scroscio d’acqua costante.
(In tanti si sono poi presi anche da bere nella parte in alto del torrente essendo limpida e molto scrosciante, elemento essenziale se dovete bere da un ruscello: acqua in movimento).
Breve nota sull’acqua in montagna qui: dicono sia molto buona e si possa bere senza problemi. Abbiamo conosciuto diverse persone che la bevevano solo serve sapere valutare e ricordate che è sempre meglio prenderla dove l’acqua scorre forte di modo che ci siano meno possibilità di batteri visto che non riescono a fermarsi.
Proseguiamo sulle rocce e roccette. Serve prestare un’attenzione infinita qui visto che cadere è davvero un attimo e diverse le volte in cui l’equilibrio è a rischio! E ahimè qui le bacchette aiutano solo a volte, in altri momenti sono d’intralcio perché non riesci manco a poggiarle.
Iniziamo a salire. E saliremo per 3 ore di continuo senza alcun momento pianeggiante o di discesa.
Il dislivello da fare è notevole, ma soprattutto la salita è particolarmente ripida e tosta da percorrere. Serve davvero un gran allenamento fisico perché in questa salita non ci sono difficoltà tecniche (tranne le roccette che si incontrano lungo tutto il percorso) ma essendo una salita ripida e diretta serve fiato.
Si passa dai 2600 ai 3650 dove si trova il lago… si sale, si sale e una volta giunti in cima eccolo: il lago Alpino di Ala-Kul
Se vi state chiedendo: ma varrà la pena?
Oh sì! Vale la pena.
Un color azzurro chiaro e intenso, tutte le montagne attorno, il silenzio più totale, l’aria fresca e una dimensione montagna davvero spettscolare. Ci si ritrova catapultati nella meraviglia e c’è solo da sperare nel bel tempo che noi oggi abbiamo trovato alla grande.
Spesso invece qui puó piovere e anche nevicare quindi non c’è modo di sapere come sarà il meteo. Neppure nel mese di agosto.
Facciamo una meravigliosa pausa di fronte a tanta meraviglia e poi proseguiamo.
C’è gente che fa il bagno, ma la temparatura è assurda dell’acqua. Freddissima.
Dal lago Ala Kul al passo
E qui inizia la parte che c’era stata descritta fin da subito come “molto difficile” e che avevo letto nelle varie recensioni/ articoli di blog come quella più tosta e posso solo confermare… anche se il lato positivo di quando temi il peggio è che poi risulta a volte meno peggio!;)
Dopo il lago iniza un sentiero panoramico che sale gradatamente e lascia esterrefatti. Alla propria destra il lago e un paesaggio spettacolare, nel mentre si sale pian piano, ma ci sono anche tratti di “piano”.
Siamo peró già a 3650 metri di altezza e l’altitudine inizia a sentirsi.
Così per 20/30 minuti poi si arriva al “passo” ovvero si vede il sentiero che inizia a salire in modo verticale! A dire: decisamente ripido.
Iniziate a tenere tutte le energie che qui serviranno.
Questa la parte più probante per fiato e corpo. La fatica è tantissima dal momento che non solo si sale in modo deciso, ma lo si fa passando dai 3600 ai 3900 e quindi l’ossigeno inizia a essere meno. (NB: non so dirvi l’altezza precisa del passo, ma poco sotto i 4000).
Prendetevi se mai le vostre pause, ma fatica a parte si fa senza difficoltà tecniche e quando arrivate in alto una delle meraviglie del mondo vi si apre di fronte: lo spettacolo della natura!
Senza parole.
Ci siamo goduti il nostro tempo e abbiamo ammirato la magnificenza del luogo, allegri e adrenalinici anche grazie alla botta di endorfine nel mio caso.
E poi iniziava la parte che mi preoccupava di più: la discesa del passo! Avevo letto recensioni spaventata e visto che la discesa è sempre la parte più pericolosa e che amo meno, ero molto preoccupata…
Ed eccola lì: ripida, molto, con pietre e pietrine… ma tenuto conto di quanto temevo è andata molto meglio.
Per fortuna quando noi siamo saliti era tutto asciutto e non c’era neve e soprattutto non c’era fango (diversamente toccherebbe sciare credo)… quindi abbiamo fatto la parte difficile della discesa con accortezza e lentamente, il primo tratto (le bacchette sono davvero essenziali in questo trek)… mentre nel secondo tratto riuscivamo a scendere come quando si scende dalle dune di sabbie.
Tempo 20 minuti e la discesa difficile termina. Ovvio con neve o con pioggia la situazione puó essere peggiore. Il meteo qui fa tanto.
E da questo punto in poi inizia il percorso facile.
Si scende ma in modo graduale, si passa da prati e torrenti e ci sono ancora rocce e roccette a volte, ma poco rispetto a prima e il paesaggio è strepitoso
Solo tenete presente che sono altre 4 ore di cammino quindi il percorso è più semplice ma ancora decisamente lungo.
Arrivati poi a Altyn Arashan ci sono diverse sistemazioni nelle yurte, qui si trovano diversi campi e sicuramente essendo scesi e ormai vicini si trova maggior confort. Tutt’altra cosa rispetto alla notte precedente! Vero lusso.
Avevamo la nostra yurta privata con letto e anche un bagno con doccia volendo.
Inoltre qui ci sono anche le sorgenti naturali quindi si puó fare il bagno caldo (da portare costume).
Un meraviglia!
3 giorno: discesa a piedi o in taxi
Da Altyn Arashan si può quindi proseguire con il terzo giorno a piedi oppure prendere un taxi, ma decisamente vi consiglio di andare a piedi!
Il percorso che conduce ormai verso la città di Karakol non ha paesaggi spettacolari come le giornate precedenti perchè si entra in vallata, ma regala ancora delle belle sorprese e soprattutto è di circa 4/5 ore principalmente in discesa su sentieri larghi.
Il lato molto negativo: passano anche le jeep e i vari fuoristrada che fungono da taxi.
Andare invece in taxi ovvero sulla jeep significa fare 2 ore di viaggio tremendo con salti e saltelli assurdi essendo di fatto le strade percorse con mille ciotoli e sicuramente poco adatte alle auto, quindi alla fine si rimpiange di non essere andati a piedi.
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Jules dice
Deve essere stato impegnativo, ma chissà la soddisfazione! 😉
Simona Scacheri dice
Inspiegabile davvero! 🙂