
Premessa.
L’Alta via delle Dolomiti 4 è un percorso per escursionisti esperti che collega San Candido a Pieve di Cadore passando tra alcuni dei più bei paesaggi dolomitici.
Qui le parole e il racconto integrale di Marco Lascialfari che non solo l’ha vissuta in solitaria, ma ce la racconta anche come sa fare egregiamente lui… (NdR).
Indice degli argomenti
Da San Candido a Pieve di Cadore: Alta Via 4
Foto e articolo di Marco Lascialfari (Firenze)
Da solo, con le ginocchia che mi fanno ancora male…
Con gli occhi ancora su quelle guglie e sugli stretti sentieri, le mani che stringono il cavo d’acciaio delle ferrate, il vuoto dietro le spalle, lo zaino sempre troppo peso che mi rallenta.
Il respiro affannato che senti nelle orecchie, la voglia di espandere i polmoni oltre quanto già fanno, la pioggia che penetra dentro i vestiti e mi bagna la pelle, il cordiale saluto dei rifugisti che mi accolgono a fine cammino, il buongiorno che scambio con i pochi, troppo pochi, che incrocio, la paura che ogni tanto si affaccia e che rimando giù nel profondo…
tutto questo e tanto ancora è stata la mia Alta Via 4 delle Dolomiti.
Potrei chiudere qui, ma sono una persona concreta, uno che da piccolo scriveva male ma amava i giochi matematici, uno che smontava per il gusto di capire e riuscire a rimontare, un maledetto e ostinato capricorno (anche se io non credo nel modo più assoluto agli oroscopi) ed allora partiamo!
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Alta Via 4: dati tecnici
L’Alta Via 4 è una delle più brevi ma, di contro, una delle più dure vie dolomitiche.
Questi i dati salienti:
PARTENZA: | SAN CANDIDO |
ARRIVO: | PIEVE DI CADORE |
LUNGHEZZA: | CIRCA 70 KM |
DISLIVELLO POSITIVO: | 4500 metri |
DISLIVELLO NEGATIVO: | 4800 metri |
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Informazioni pratiche
COME ARRIVARE?
Per arrivare al punto di inizio è meglio tramite bus navetta che si ferma poco prima del rifugio Tre Scarperi .
Bus 446 da Dobbiaco/San Candido e navetta 449.
DOVE DORMIRE?
Rifugi utilizzati (per la notte): Auronzo, Città di Carpi, Vandelli, San Marco, Antelao
QUALE GUIDA PRENDERE?
Per quanto riguarda la guida anche stavolta mi sono avvalso della possibilità di scaricare dal web e quindi avere sempre con me sullo smartphone quella di Zandonella Callegher, fatta bene manca però, ovviamente, la mappa.
MAPPE E TRACCE GPS?
Se decidete per l’utilizzo di mappe cartacee quelle che vi possono essere sufficienti sono le Tabacco 03 e 16. In teoria vi mancherebbe la mappa per il tratto iniziale fino alle Tre Cime ma se avete timore di perdevi qui, in questo trafficato sentiero… rinunciate al trekking, datemi retta (non me ne vogliate).
Quest’anno per la prima volta per controllare il percorso mi sono avvalso della tecnologia. Ho cercato la traccia GPS, ho scaricato una mappa off-line della zona e ho messo tutto sullo smart.
Bellissimo, comodo, rassicurante e, specie se siete soli, aiuta rassicura e tira su il morale.
Unica cosa da fare è mettere lo smartphone in modalità “aereo” (tanto il telefono non prende quasi mai) ed evitare di utilizzarlo come macchina fotografica. La batteria in questo modo può andare avanti per più giorni. Poi al rifugio lo ricaricate.
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Come preparare lo zaino?
Dello zaino non ve ne parlo? Mi maledico continuamente per non riuscire a ridurne il peso.
In aggiunta alle solite inutilità questa volta ho dovuto aggiungere un Kit completo da ferrata e, causa Covid, il sacco a pelo.
In realtà quei pochi che ho incrociato e che stavano facendo la AV4 mi hanno confessato che, per alleggerire lo zaino, avevano solo imbraco e cordini con moschettoni (no dissipatore e no casco)… fate voi.

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La logistica dei rifugi in era Covid
Strano capitolo quello dei rifugi quest’anno: al solito problema della disponibilità dei posti letto aggiungete il Covid e avrete un bel miscuglio di variabili.
Sono riuscito a prenotare tutte le tappe, per fortuna.
La prenotazione è obbligatoria quest’anno.
La tendina per eventuali “tutto esaurito” è sicuramente una possibilità anche se non sarebbe consentito.
Un bivacco notturno discreto, pulito, a debita distanza dal rifugio è quasi sempre possibile ma occorre intelligenza ed educazione e accettare il rischio di una possibile multa. E poi sono 1 o 2 kg in più.

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Impressioni personali sull’Alta Via 4 delle Dolomiti
Dura, solitaria, rocciosa, avvolgente, silenziosa, meravigliosa e piovosa: a voi decidere l’aggettivo che preferite.
Quindi no, non è una passeggiata.
E’ un percorso tecnico con sentieri attrezzati e ferrate da non sottovalutare mai, specialmente se decidete di farla in solitaria.
Se decidete di partire fatelo con determinazione ma siate pronti a trovare soluzioni alternative quando meteo o imprevisti vi sbarreranno il cammino.
Io ho dovuto fare una deviazione e non mi pento di aver evitato la tappa classica che va dal Vandelli al San Marco (salita sulla ferrata Vandelli, transito al bivacco Comici, attraversamento del sentiero alpino Minazio).
Un temporale pauroso e lungamente annunciato mi avrebbe colpito proprio sul tratto più difficile del sentiero alpinistico Minazio.
No, non scherziamo, la montagna vuole rispetto.
Cominciamo a camminare.

La montagna vuole rispetto.
Tappe Alta Via 4 delle Dolomiti
Tutte le tappe dell’Alta Via 4 e tutti i consigli per vivere al meglio: la difficoltà, l’organizzazione e il racconto.
San Candido – Rifugio Auronzo
TAPPA 1 |
PARTENZA: Poco prima del rifugio Tre Scarperi, fermata bus 449 |
ARRIVO: Rifugio Auronzo |
DURATA: 5h30′ |
DISLIVELLO: + 1150 m (in salita)/ – 270 m (in discesa) |
Sceso dal bus parto alla volta del rifugio Tre Scarperi.

Il sentiero è una mulattiera che sale e poi attraversa la vallata lasciandosi alle spalle il bel rifugio.
Comincia la lunga salita e il sentiero si restringe e pian piano lo spettacolo inizia.
Torre Scarperi, Sasso di Sesto, Torre Toblin ed infine le Tre Cime di Lavaredo.
Proseguo verso il rifugio Locatelli e, senza toccarlo, scendo nella conca che, verso ovest, mi fa girare attorno alle Tre Cime per poi condurmi l’Auronzo.
Purtroppo questo ultimo tratto è un pellegrinaggio continuo di turisti provenienti da tutto il mondo.
Lo capisco, la bellezza e la fama provocano anche problemi di sovraffollamento.
Quello che non capisco è perché si persegua chi bivacca con una tendina di 3 metri quadri e poi, per solo tornaconto economico, si realizzino strade con casello per il pagamento dell’accesso, ampi parcheggi per auto, bus turistici, camper che sostano per più giorni… va be’.
All’Auronzo mi accoglie Alessandro il gestore del rifugio.
Quest’anno il rifugio è in ristrutturazione e non accoglie persone per la notte. Sono esclusi eventuali trekker che fanno la AV4.
Sono quindi solo in camera ed ho pure il bagno solo per me. Che lusso!

Rifugio Auronzo – Rifugio Città di Carpi
TAPPA 2 |
PARTENZA: Rifugio Auronzo |
ARRIVO: Rifugio Città di Carpi |
DURATA: 6h10′ |
DISLIVELLO: + 890 m (in salita)/ – 1100 m (in discesa) |
Fatta colazione Alessandro mi fa preparare due panini e parto.
Su sua indicazione ho già indossato imbraco e dissipatore. Poco dopo la partenza inizia il sentiero attrezzato Bonacossa: costruito durante la Prima Guerra dai nostri alpini è un meraviglioso balcone sulle vette circostanti.

Sono lungo i Cadini di Misurina: uno spettacolo di guglie, strette forcelle, pareti verticali e solo e soltanto roccia, tanta tanta e solo roccia.

Scendo, risalgo, scendo ancora e arrivo nel Vallon del Nevaio.
Il sentiero (Durissini Ovest) sale zizagando fra i massi e presto vedo che sulla destra della forcella che ho davanti sventola una bandiera: è il rifugio Fonda Savio.

Quasi al termine della salita, non devo andare al rifugio, devio a sinistra e mi mantengo sul sentiero ben tracciato.
Ora non faccio che salire e scendere forcelle che si susseguono e io, ogni volta, spero che quella che mi ha appena fatto sudare sia l’ultima: forcella Torre, Sabbiosa, Ciadin Deserto, Cristina non sono solo nomi ma variazioni di prospettiva, passaggi dalla dura salita alla ripida discesa.

Finalmente la roccia fa spazio al verde e il sentiero attraversa una valletta che promette bene. E poi come non notare il piccolo ma bell’edificio del rifugio Città di Carpi.

La sera, a tavola, due chiacchiere con una coppia di ragazzi Livornesi amanti della montagna (Carolina e Marco) e due Bolognesi (Fabio e Stefano). Quest’ultimi fanno la Alta Via 4 ma non hanno attrezzatura da ferrata ed eviteranno tutte le tappe più complesse.
E’ la notte che precede il ferragosto e si accende il fuoco davanti al rifugio. Altri fuochi rispondono dai monti che ci circondano.

Rifugio Città di Carpi – Rifugio Vandelli al Sorapis
TAPPA 3 |
PARTENZA: Rifugio Città di Carpi |
ARRIVO: Rifugio Vandelli al Sorapis |
DURATA: 6h 00′ |
DISLIVELLO: + 650 m (in salita)/ – 810 m (in discesa) |
Saluto i due ragazzi Livornesi che fanno un giro diverso dal mio e con Stefano e Fabio parto per questa facile tappa di trasferimento.
Ha piovuto la sera di ieri e parte della notte.
Il sentiero è scivoloso ma scendiamo tranquillamente facendo una piccola deviazione verso Malga Maraia.
Bellissima e accogliente aspetta i clienti che arriveranno per festeggiare il 15 agosto dalla valle dove scorre la strada regionale 48 delle Dolomiti.
Eccoci arrivati all’asfalto.
Lo attraversiamo e prendiamo il sentiero che ci condurrà al Vandelli. Inizialmente pianeggiante, ma fangoso, dopo un po’ comincia a salire e mostra quanto siano duri da percorrere 600 metri di dislivello!
Saliamo assieme a pochi altri camminatori e a poche decine di metri dal rifugio camminiamo paralleli ad un altro sentiero (il famoso 215) che dal passo Tre Croci porta anch’esso al lago del Sorapis.

Non crediamo ai nostri occhi: una lunga fila di persone sta ordinatamente arrivando per quella che sicuramente sarà una bella scampagnata in riva al lago.
E al rifugio altre persone aspettano in fila il loro turno per poter prendere un caffè.
Chiedo a chi regola gli accessi (numero chiuso, distanziamento sociale, ecc.) come dobbiamo comportarci visto che abbiamo prenotato per la sera/notte e ci viene suggerito di attendere tranquillamente sulle rive del lago le 16; solo allora le camere saranno disponibili.
Niente di male: c’è il sole e facciamo finta di essere lì solo per starcene ad abbronzarci in riva al lago. Teli stesi al sole, palloni, frisbee, borse termiche per fortuna è vietato fare il bagno altrimenti ci saremmo potuti aspettare materassini e tuffi dagli scogli… (Ma questa è montagna?).

Rifugio Vandelli – Rifugio San Marco
TAPPA 4 |
PARTENZA: Rifugio Vandelli |
ARRIVO: Rifugio San Marco |
DURATA: 4h30′ (dal Vandelli al Faloria) + navetta/taxi 2h30′ (da Chiapuzza al San Marco) |
DISLIVELLO: +660 m/ -580 m (dal Vandelli al Faloria) +800m/-20m (da Chiapuzza al San Marco) |
Quella di oggi è una delle tappe più dure e lunghe.
Dal rifugio, dopo una mezzora di sentiero, si prende la ferrata Vandelli, si raggiunge il bivacco Comici e poi si prosegue fino al sentiero alpinistico Minazio che, appunto, permette di raggiungere il rifugio San Marco (circa 8 ore complessive).
Ma né io né i miei compagni faremo questo percorso.
Piove e per giunta sarei solo (loro non hanno il kit da ferrata) e sono previsti forti temporali dalle 14 in poi.
Anche il guardiano del rifugio ci sconsiglia questa via: troppo pericolosa con questo meteo.
L’idea è questa: andremo al rifugio Faloria, scenderemo con la funivia a Cortina, prenderemo l’autobus per San Vito di Cadore scendendo a Chiapuzza e da lì, tramite il sentiero 225 risaliremo al rifugio San Marco.
Partiamo presto sotto una leggera pioggerella che non infastidisce.
Poi il cielo si apre e le Dolomiti ci offrono un grande spettacolo: Il lago di Misurina, le Tre Cime di Lavaredo, i Cadini di Misurina e dalla valle sbuffi di nebbia, come zucchero filato, nascondono o fanno apparire queste meraviglie.

Non è finita: stiamo attraversando la vallata verso forcella Marcuoria quando un grosso gruppo di camosci si prende la scena: salti, corse, arresti improvvisi, una gioia per i nostri occhi.

Proseguiamo verso la forcella e la discendiamo sull’altro versante. Un sentiero friabile, frammezzato da grosse rocce, i piedi fanno fatica ed ad ogni passo grosse pietre cadono giù.

Una discesa veramente cattiva.

Ancora avanti restando in quota attraverso la bella vallata quindi arriviamo alle piste da sci del Faloria e al rifugio/stazione della cabinovia.

Per problemi tecnici scopriamo che la funivia non funziona ma esiste una navetta fuoristrada che la sostituisce.
Poi un taxi e arriviamo al paesino di Chiapuzza e cioè alla partenza del sentiero per il San Marco.
Inizia a piovere, anzi a diluviare. Vi immaginate cosa significa farsi 800 metri di dislivello sotto pioggia battente su un sentiero “quasi verticale” e per giunta scivoloso? Io lo so bene!

Una persona che incontriamo ci dice che, secondo lui, questo sentiero è stato tracciato con un filo teso da cima a fondo, io avevo pensato ad un’altra immagine: una grossa botte piena di vino fatta rotolare giù il sentiero è la traccia lasciata dal vino perduto nella discesa.
Comunque arriviamo e questo basta.
Piccola aggiunta.
Che meraviglia il Rifugio San Marco! Da oltre cento anni accoglie gli amanti della montagna. Bello e in una posizione da urlo. Di fronte il burbero e scontroso Antelao, a destra il Pelmo che al tramonto si illumina, a sinistra Forcella Piccola che domani mi aspetta.

All’interno si respira aria di altri tempi con vecchie immagine e ricordi, il pavimento per metà in pietra e per metà nell’assito originario centenario. E poi che dire delle camere con l’indicazione originale perfettamente conservata “Camera per Uomini”, il lavabo in pietra…

Di Tania e della famiglia che da anni gestisce questo gioiello che dire? Montanari veri, ti sembrano un po’ scontrosi e poi ti accorgi che amano la montagna, la proteggono, la vivono sia d’estate che d’inverno.
E’ grazie a loro che noi visitatori occasionali possiamo viverla con sicurezza e piccole comodità.

Rifugio San Marco – Rifugio Antelao
TAPPA 5 |
PARTENZA: Rifugio San Marco |
ARRIVO: Rifugio Antelao |
DURATA: 8h 20′ |
DISLIVELLO: + 1300 m (in salita)/ – 1300 m (in discesa) |
Altra tappona bella tosta.
Partiamo presto per Forcella Piccola, con l’Antelao che ci guarda dall’alto. La cima fa capolino fra le nubi, ma queste non ci preoccupano.

Pioverà anche oggi, ma tardi, quando forse non sarà più un problema.
Ho già salutato i miei compagni: loro fanno una deviazione e dopo il rifugio Galassi vanno verso la Capanna Alpina.

Io invece, al Galassi, salgo verso il ghiacciaio inferiore dell’Antelao.

Il lungo sentiero ne attraversa la morena poi arriva, dopo circa 2 ore, alla base di una lastra di roccia alta 200 metri.
Qui inizia la ferrata che conduce alla piccola forcella. La ferrata è praticamente dritta e verticale, solo cavi di acciaio che si susseguono.
Nessuna scala, nessuna cengia, si sale puntando i piedi sulla roccia viva e liscia e basta.

Dopo circa un’ora e mezza sono in cima.
Davanti a me Il piccolo e sofferente ghiacciaio dell’Antelao. Ma è sempre una grande visione. Prima di scendere devo percorrere da una parte all’altra la esigua forcella: poche decine di metri ma a destra e sinistra del sentiero largo un metro c’è solo il vuoto.
Inizia la discesa: massi morenici, roccia, una piccola ferrata per superare un diedro di roccia e poi, passo dopo passo scendo a valle.
Nubi minacciose cominciano ad addensarsi ma ora può piovere quanto vuole: il difficile è passato.
Piove e io comincio a risalire verso forcella Piria, la raggiungo e in lontananza appare il rifugio Antelao.
Continua a piovere … ma non me ne curo.

Rifugio Antelao – Pieve di Cadore
TAPPA 6 |
PARTENZA: Rifugio Antelao |
ARRIVO: Pieve di Cadore |
DURATA: 2h 30′ |
DISLIVELLO: + 0 m (in salita)/ – 920 m (in discesa) |
Non definirei questa una tappa, ma piuttosto un raccordo con la civiltà.
Ieri sera, approfittando della gentilezza della signora Claudia che, assieme al marito, gestisce il rifugio, ho prenotato tutti i treni per raggiungere casa. Mi basta essere a Pieve alle 11.20 e quindi ho tempo in abbondanza.

Dopo colazione inizio a scendere verso il paese.
Che dire, solo un largo sentiero e poi la strada.

Un caffè seduto in un bar, una fetta di dolce, una visita alla chiesa dove è conservato un dipinto del Tiziano (nato qui a Pieve), la medaglietta della Alta Via 4 e poi bus e treni.
Sul treno che da Belluno mi porta a Padova incontro due ragazzi di Firenze che hanno concluso la Alta Via 1 e una signora Tedesca che ha fatto una parte della Alta Via 2: ognuno con lo zaino pieno dei suoi ricordi.

Conclusioni
Costo indicativo per ciascun rifugio+cena+colazione fra 45 e 60 euro (con sconto CAI)
Percorso adatto a chi è attrezzato per ferrate e sentieri difficili e da farsi preferibilmente non da soli.
E grazie a tutti quelli che ci permettono di godere di queste bellezze in sicurezza e con le piccole ma indispensabili comodità.
Grazie a chi manutiene costantemente i sentieri, agli addetti alla sicurezza in montagna e ai rifugisti che mi hanno accolto.
Alessandro all’ Auronzo
Sabrina al Città di Carpi
Sabrina e Emilio al Vandelli
Tania e la sua famiglia al San Marco
Claudia e Mauro all’Antelao
Alla prossima,
Marco
Marco Lascialfari, nonostante non abbia la frangetta e non sia neppure una ragazza (ve ne siete accorti per caso?)… è l’autore di questo post e il protagonista di questa esperienza.
Se volete scrivergli: fringeintravel@gmail.com
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