Premessa.
Le Alte Vie delle Dolomiti sono diverse!
Si parla di centinaia di km di percorsi lungo i quali le 10 Alte Vie delle Dolomiti offrono una infinita meraviglia in lungo e in largo per le Dolomiti, anche detti monti pallidi.
Ma veniamo al tema dell’articolo.
Vi presento una miniguida dell’Alta Via delle Dolomiti numero 2, anche detta “La Via delle Leggende”.
A raccontare tutto è Marco, autore e grande trekkista. Aveva già scritto e composto una splendida miniguida sull’Alta Via delle Dolomiti numero 1.
Ecco il suo racconto e la sua guida. Siate certi della sua affidabilità, lui è un Trekkista.
Indice degli argomenti
Alta Via delle Dolomiti numero 2
Foto e articolo di Marco Lascialfari (Firenze)
La meta va raggiunta, la felicità va condivisa
Lo devo ammettere, bisogna essere un po’ matti: ma cosa gira nella testa di un vecchio bischero che a settanta anni suonati, da solo, si mette in spalla uno zaino di quasi 10 chilogrammi, prende il treno, un autobus, una funivia e cammina per 12 giorni su sentieri di montagna, a volte sotto un diluvio che lo bagna fino alle ossa, per poi alla fine riprendere un altro autobus, un paio di treni e tornarsene a casa con in mano una medaglietta triangolare di colore rosso e con un semplice “2” all’interno del triangolo.
Forse è solo l’età che avanza, forse la voglia di mettersi in gioco, il bisogno di spostare l’asticella un centimetro più in alto di quanto si pensi sia il nostro limite, un po’ di follia, la sindrome di Peter Pan che non mi vuole abbandonare.
O forse solo l’amore per le montagne, la voglia di silenzi, la necessità di vedere l’orizzonte costellato di guglie e forcelle, il bisogno di camminare da solo per poi cercare, al termine della tappa, qualsiasi sorriso, qualsiasi idioma, qualsiasi persona con cui condividere una chiacchiera, una birra, un saluto.
Le ginocchia ancora dolgono, sono dimagrito di un paio di chili (e non ne avevo bisogno), ma ancora una volta sfodero un gran sorriso e gli occhi mi brillano per chiunque mi chieda com’è andata. Ed è andata bene, molto bene: ho percorso TUTTA l’Alta Via 2 delle Dolomiti.
Fra tutti quelli che ho incontrato durante i dodici giorni di cammino ho trovato solo pochissimi che hanno percorso questo trekking per intero.
Una coppia di giovanissimi ragazzi americani dello Utah che lo stavano facendo di “corsa” raddoppiando, quasi ogni giorno, le tappe.
Una ragazza francese, ovviamente anche lei molto più veloce di me, con la quale ho condiviso una piccola parte di sentiero e che ha proseguito oltre il mio secondo fine tappa.
Una giovanissima ragazza italiana che percorreva questa Alta Via come, forse, andrebbe fatta: tappe brevi, in piena solitudine, con la tendina, sfruttando precari ricoveri e che ho salutato sull’uscio del bivacco Feltre-Bodo. Lei mi ha detto che avrebbe dormito lì, da sola. Felice del fatto che da un momento all’altro avrebbe piovuto.
Altri? Forse!
Difficoltà Alta Via numero 2 Dolomiti: considerazioni
E veniamo al punto: NO, non è un trekking facile.
Lungo, duro, di tappa in tappa differente e sempre bellissimo.
Chi fa paragoni con questa o quell’altra Alta Via a mio parere sbaglia.
Ogni giorno, o quasi, il paesaggio cambia: tutti i giorni diverso e, per chi non ama la montagna, sempre uguale. Rocce, prati, forcelle, cascatelle, rigagnoli d’acqua e torrentelli, deserti di rocce e sassi, sentieri tranquilli e sentieri esposti… sempre uguali eppure sempre diversi.
Va affrontata con gambe ben allenate, determinazione e attenzione e possibilmente col tempo buono!
Non abbiate paura di salire o scendere i tanti sentieri attrezzati con corde metalliche, scalette o staffe piantate nella roccia, piuttosto occorre tanta attenzione e accortezza per i tanti sentieri esposti e che, di queste protezioni, non sono dotati.
Alta Via 2 Dolomiti: i dati tecnici
Bando alle ciance e, andando sul concreto ecco alcuni dati:
Partenza: Kreuztal-Valcroce (arrivo della funivia che conduce alla Plose, sopra a Bressanone) | |
Arrivo: Passo Croce d’Aune (sopra a Feltre) | |
Lunghezza: circa 140 km | |
Dislivello: attorno agli 11.000 metri | |
Rifugi: Genova (Schlueterhuette), Puez, Cavazza al Pisciadù, Castiglioni alla Marmolada, Flora Alpina al Passo san Pellegrino, Volpi di Misurata al Mulaz, Pradidali, Treviso, Passo Cereda, Bruno Boz, Giorgio Dal Piaz. |
La guida
Non me ne vogliate ma, molto meglio di quanto potrei fare io scimmiottando qui una bruttissima versione di guida senza averne le capacità né conoscendo appieno le bellissime montagne percorse, vi consiglio di leggervi la descrizione che potrete trovare on-line qui.
Fa parte della serie di guide delle Alte Vie Dolomitiche di Zandonella-Callegher.
Qualcuno dice che il testo sia un po’ datato ed a volte non preciso.
Sinceramente le piccole differenze sono dovute anche al fatto che, di recente, si siano trovati nuovi e migliori sentieri non la rendono meno valida. Per me è stata “La Guida”.
A volte da interpretare ma comunque una linea da seguire. E poi è del tutto gratuita, che si pretende di più?
Le Mappe
Nella guida di Zandonella si parla giustamente delle mappe Tabacco ma queste hanno un grossissimo difetto.
Intanto ne servirebbero 6, pesano e costano tanto. Sacrilego, a mio parere, sarebbe tagliare il foglio solo per la parte che interessa.
Ho invece trovato in vendita un unico foglio che, scala 1:25.000 mostra tutta la AV2, l’alta via numero 2.
La carta su cui è stampata non è un granché ma ha il pregio che con circa 10 euro e un unico foglio avete tutto. Anche se non avrete una visione di tutto il contesto e dei luoghi più distanti dal sentiero questa soluzione è sicuramente valida e più che sufficiente.
> Alta Via delle Dolomiti 2 – ediz. Geomarketing
Come fare lo zaino per l’Alta Via numero 2?
9 kg comprensivi di tutto (bastoncini, vestiario, tecnologia, cibarie, acqua, pronto soccorso, igiene, kit da ferrata… tutto).
Ho cambiato modello prendendo un Osprey Talon 44L, leggerissimo, capiente, unico difetto non ha la copertura antipioggia ma ne ho usata una di un vecchio zaino e va benissimo (tale copertura è, a mio parere, indispensabile).
Aggiungo una caratteristica: la possibilità di mettere il “camel bag” fra il dorso aerato e lo zaino vero e proprio. In questo modo la sacca dell’acqua resta separata da vestiti e tutto quanto è all’interno dello zaino e ovviamente si può estrarre, riempire e reinserire in questa intercapedine senza dover aprire lo zaino.
É la seconda volta che uso il camel e devo dire che è stata una piacevole scoperta.
Prima di tutto non occorre fermarsi o fare contorsioni per raggiungere la borraccia e soprattutto avere a portata di bocca l’acqua permette di bere a piccoli sorsi, ma costantemente. Non si rischia di rimandare l’indispensabile reidratazione per la fatica di raggiungere la borraccia.
Quando usate il camel-bag abbiate l’accortezza di lavarlo bene al suo interno utilizzando acqua molto calda. In questo modo si eliminano gli odori e i sapori poco gradevoli del contenitore nuovo.
Kit da ferrata
Di ferrate se ne incontrano diverse lungo tutto il percorso.
O per essere chiari: se ne incontrano diverse così catalogate dagli enti preposti.
A mio modesto parere più che di ferrate si dovrebbe parlare di sentieri attrezzati per i quali (forse) un semplice cordino legato in vita con un moschettone all’estremità potrebbe bastare (circa 1 kg in meno).
Ma voi seguite le regole: portatevi un kit completo.
Dimenticavo: i guanti.
Utili anche per essere utilizzati sui cavi dei sentieri attrezzati. Vanno bene anche quelli da lavoro purché morbidi confortevoli e con tanto grip.
Gps Alta Via numero 2 Dolomiti
Oltre alle mappe cartacee potete scaricare gratuitamente il tracciato GPS da utilizzare sia con apparati appositi sia con i comuni smartphone (io uso Outdooractive ma lo trovate anche su Komoot, Strava, ecc.).
Di tracce ne trovate molte, tutte molto simili.
State attenti solo a due punti dove sono possibili varianti.
Le differenze riguardano, appunto, due tappe che possono essere percorse in modo diverso:
- la prima differenza si incontra dopo il rifugio Castiglioni.
In questo caso, per aggirare la Marmolada, si può transitare da Malga Ciapela o in alternativa dal Rifugio Contrin. - Per quanto riguarda invece l’altra tappa con possibili alternative questa si incontra dopo il rifugio Pradidali. Per aggirare Cima Wilma, Cima Canali e Sasso Lede si può passare da sopra (Forcella Lede, ferrata e poi il sentiero che transita dal bivacco Minazio) o da valle (Malga Canali, Cant de Gal). Entrambe le varianti sono ben descritte anche sulla guida Zandonella.
Rifugi Alta via 2 Dolomiti
Se seguirete le tappe indicate sulla guida i rifugi interessati sono (più o meno) quelli in cui io ho fatto tappa.
Purtroppo programmare tutte le tappe impone vincoli derivanti dalla prenotazione del punto sosta. Questo è, a mio parere, un po’ un problema. Sarebbe molto meglio chiedere di potersi fermare in base alle situazioni che via via si incontrano: Il meteo, per primo, la voglia e la capacità di proseguire oltre il punto tappa prefissato, o ancora fermarsi per aver ipotizzato un obiettivo giornaliero troppo distante. Ma in alta stagione con i rifugi pieni questo è quasi impossibile. Molti comunque lo fanno: rischiano di sentirsi dire che non c’è posto e magari aggiungono 2 o 3 ore ulteriori per fermarsi al rifugio successivo (se va bene).
La tipologia dei rifugi è la più varia: si va dal “quasi Hotel” che si incontra nelle località in cui transita la strada (Fedaia, S.Pellegrino, Valles, Cereda…) ai rifugi che con fatica e costi enormi fanno arrivare alimenti ed a volte persino l’acqua tramite precarie funivie o elicotteri.
In questi rifugi anche una semplice doccia è un miraggio!
Io avevo prenotato tutti i rifugi nelle date corrette. Solo in un caso ho chiesto al gestore di disdire il mio posto letto per poter proseguire fino al rifugio successivo.
Ok, basta così, questo è il mio RACCONTO
Tappe Alta Via delle Dolomiti numero 2
A seguire il racconto tappa per tappa dell’Alta via delle Dolomiti numero 2.
Tappa 1: da Kreuztal/Valcroce al Schluterhutte/Rifugio Genova
Durata: circa 15 km |
Dislivello: D+ 740 m, D- 500 m |
Tempo: 5 ore |
Grazie all’ospitalità di amici di Bolzano dai quali ho dormito la notte precedente, posso arrivare alla stazione di partenza della funivia di S.Andrea, sopra a Bressanone, all’ora di apertura dell’impianto.
Alle 9,30 sono già in grado di calpestare i primi metri del sentiero. Non salgo alla Plose, sarebbe inutile, ma seguendo il Woody-Walk in un paio di ore raggiungo la strada asfaltata che prosegue, più avanti, fino al Passo delle Erbe.
Dopo un paio di chilometri lascio l’asfalto e inizia il sentiero che conduce alla Forcella De Putia che dovrò raggiungere prima di arrivare al Rifugio Schluterhutte-Genova.
Inizia a piovere. Anzi un misto di acqua, grandine, vento mi avvolgono, ma soprattutto si accaniscono contro il mio viso al punto che devo togliere gli occhiali da vista.
Ho messo la giacca da acqua e il poncho impermeabile ma mi ritrovo continuamente sbattuto da una parte all’altra e sento la pioggia entrare violentemente in tutti i recessi. Non posso mollare ad un’ora o poco più dal rifugio e vado avanti.
Ho messo il cellulare in una busta stagna ma non riesco a vedere il tracciato GPS. Di aprire la mappa cartacea neanche a parlarne, niente foto perché la macchina fotografica è in una tasca interna e le scarpe sono due piscine.
Mi chiedo ad ogni passo “ma chi cavolo me l’ha fatto fare” medito di arrivare al rifugio ed abbandonare (anche domani farà brutto tempo), ma per adesso non ho modo di fare niente di diverso che andare avanti.
Stringo i denti e arrivo al Rifugio Genova. Mi assegnano la camera. E’ una singola e ne approfitto per stendere tutto ad asciugare e metto gli scarponi sopra un radiatore. Purtroppo mi accorgo che la macchina fotografica è “completamente allagata” seguono tutta una serie di accidenti come solo un toscano e qualche turco sanno recitare.
Tappa 2: Dal Schluterhutte/Rifugio Genova al Rifugio Puez
Durata: circa 10 km |
Dislivello: D+ 740 m, D- 560 m |
Tempo: 4h 30 ore |
Ma oggi non doveva piovere? Invece splende il sole, forse pioverà nel pomeriggio. E poi il Rifugio Genova mi ha riservato un’accoglienza strepitosa. Cena, camera, letto, colazione, consigli, tutto al TOP.
Butto nel cestino i pensieri negativi e parto.
Alle 7,30 sono in marcia e dietro a me vedo una ragazza che, in breve mi raggiunge. Si passa assieme la Forcella de Furcia e poi procediamo verso Forcella Roa. Qui deviamo dal sentiero originario e immediatamente ci dirigiamo su Forcella Nives ed in un attimo ci lasciamo alle spalle le Odle per l’altopiano del Puez.
Una deviazione (tratto attrezzato) che fa accorciare la tappa di quasi 2 ore. Così arriviamo al Rifugio Puez alle 12,40. Io Ho il posto prenotato. La Ragazza, Orianne, non ha prenotato e per lei non hanno disponibilità. Poco male, mangia un boccone e riparte, tenterà di dormire al passo Gardena dove ci sono molte strutture ricettive. Io sono già soddisfatto della giornata.
Metto la macchina fotografica al caldo sulla macchina del caffè e spero che sopravviva all’annegamento.
Tappa 3 dal Rifugio Puez al Rifugio Pisciadù
Durata: circa 10 km |
Dislivello: D+ 760 m, D- 650 m |
Tempo: 5h 15 ore |
Oggi il meteo non è particolarmente cattivo: forse qualche pioggerella ma niente di ché.
Parto come al solito presto e, camminando quasi sempre da solo, raggiungo la forcella Crespena.
Sto lasciando alle spalle il Puez ed inizio ad affacciarmi al Passo Gardena. Andando avanti incontro sempre più persone. Sono in maggioranza coloro che, partiti dal Passo Gardena, vengono a trascorrere una giornata al Puez.
Che dire? Gli occhi sono già ricolmi delle montagne che fanno da cornice e i piedi procedono sicuri sul movimentato sentiero. Scendo al Passo Gardena e tocco per un attimo l’asfalto.
Appena attraversata la strada comincio a risalire sul sentiero verso la parte finale della tappa. Raggiunto il canalone detritico del Pisciadù avrei due possibilità per salire al rifugio: arrampicarmi sulla Ferrata Tridentina o seguire il sentiero attrezzato.
Senza tentennamenti scelgo il più semplice (ma comunque impegnativo) sentiero attrezzato e sasso dopo sasso, corda metallica dopo corda metallica alle 13 sono al rifugio.
Posto su un panettone di roccia, circondato da pareti scoscese, con le finestre che guardano giù verso la Val Badia e con il suo piccolo ma delizioso lago, ecco il rifugio Cavazza al Pisciadù.
Tappa 4: dal Rifugio Pisciadù al Rifugio Castiglioni Marmolada
Durata: circa 13,4 km |
Dislivello: D+ 870 m, D- 760 m |
Tempo: 7h 15 ore |
La macchina fotografica ha ripreso vita, è ancora convalescente ma funziona almeno al 90%.
Inoltre ieri sera ho incontrato due compagni di viaggio: Romy, una ragazza che abita vicino a Trento e che farà un breve giro verso il Boè e poi tornerà indietro e Thomas un Tedesco che sta facendo l’Alta Via 2 come me.
Parto assieme a Romy che è mattiniera come me. Thomas invece se la prende con calma; mi ha detto che mi raggiungerà al Rifugio Castiglioni al termine tappa.
Questa, molto lunga e articolata, prevede l’attraversamento del gruppo del Sella, la discesa al passo Pordoi, poi dopo il Sass Becè, prosegue con il sentiero Viel del Pan di fronte alla Marmolada. In ultimo scende al passo Fedaia.
Al rifugio Boè ci fermiamo per un caffè, saluto Romy e riparto. Dopo un po’, voltandomi, vedo arrivare al rifugio appena lasciato Thomas.
Proseguo da solo e arrivato alla funivia scendo con questa al Passo Pordoi. La discesa dalla Forcella al Passo sarebbe un quasi suicidio per le mie ginocchia e poi l’ho già fatta un paio di anni fa. Mi è bastato!
Si scende su ghiaie e sassi rotolanti per un dislivello di oltre 600 metri impiegando circa un’ora e mezza. Non sono interessato. Dal Passo Pordoi seguo il sentiero verso il Sass Becè e dopo il Rifugio Fredarola percorro la Viel del Pan: sempre bellissima anche se, anche per questo, troppo trafficata.
Finalmente scendo al Rifugio Castiglioni sulle sponde del lago Fedaia. La Marmolada, sullo sfondo, mostra la ferita che ha recentemente provocato la morte di troppe persone.
Tappa 5: da Malga Ciapela al Rifugio Flora Alpina (passo San Pellegrino)
Durata: circa 11,7 km |
Dislivello: D+ 1050 m, D- 680 m |
Tempo: 6h 30 ore |
Ieri sera Thomas ed io abbiamo cenato assieme e soprattutto abbiamo concordato come procedere per la tappa odierna. Per prima cosa una ragazza del rifugio, Arianna, ci ha offerto un passaggio in auto verso Malga Ciapela. Eviteremo così 9 km di asfalto come anche suggerito sulla guida dell’Alta Via. Solo che nel mentre viaggiamo… ci scoppia una gomma e la dobbiamo sostituire, ma è niente rispetto a scendere per asfalto per oltre 2 ore.
Dopo il Campeggio di Malga Ciapela il sentiero, sempre ben tracciato, ci condurrà al Passo San Pellegrino tramite Forca Rossa.
Vi arriviamo e lo spettacolo dalla collinetta che la sovrasta è unico!
Il mondo delle Dolomiti è tutto attorno: in lontananza le Tofane, il Pelmo, il Civetta e dall’altra parte si intravede il Mulaz, le Pale di San Martino.
Scendere verso il nostro prossimo rifugio Flora Alpina (ma sarebbe meglio chiamarlo albergo) è una piacevole passeggiata fra verdi prati, torrentelli, cavalli al pascolo, saluti scambiati con chi incontriamo.
Tappa 6:dal Rifugio Flora Alpina al Volpi di Misurata al Mulaz
Durata: circa 16,3 km |
Dislivello: D+ 1327 m, D- 570 m |
Tempo: 8h 20 ore |
Camera doppia con bagno privato, cena a menù, colazione super, sono cose che si apprezzano soprattutto in un trekking come questo. E se anche spendo qualche euro in più me ne farò una ragione!
Di buon mattino, quando ancora la maggior parte degli ospiti riposa, siamo già a fare colazione. Ho convertito Thomas alla mia religione: partire presto, camminare adagio, fermarsi il meno possibile, arrivare nel primo pomeriggio, bighellonare bevendo una birra e/o mangiando un dolce in attesa della cena magari parlando della tappa successiva.
Il Rifugio Mulaz ci attende, partiamo.
La prima parte è assolutamente tranquilla, qualche salita ma niente più. Marciando spediti arriviamo al passo Valles e, dopo un meritato caffè (cappuccino e panino per Thomas, a me, vedendo questa accoppiata, vengono le bolle), riprendiamo il cammino verso forcella Vinegiotta.
Il panettone roccioso del Mulaz è davanti ma non si capisce dove passi il sentiero. Poi avvicinandoci ecco le prime rocce. Il sentiero gira attorno alla parete e con l’aiuto di corde metalliche arriviamo al punto in cui inizia la salita vera e propria.
Quando arriviamo sul pianoro appare il bel Rifugio Volpi al Mulaz. Alle spalle un grande panorama verso le Tofane, il Pelmo, il Civetta. Dietro al rifugio due sentieri: quello che molti percorrono per arrivare alla cima del Mulaz e, una volta raggiunta, suonare la campana posta alla sommità e quello che ci aspetta domani per proseguire la AV2. A guardarlo “tira” un bel po’, sale la forcella con tante serpentine ma è solo l’antipasto di quanto sarà la tappa successiva.
Tappa 7: dal Rifugio Mulaz al Rifugio Pradidali
Durata: circa 12,5 km |
Dislivello: D+ 1320 m, D- 1610 m |
Tempo: 8h |
Per scontare la bellissima dormita fatta al Flora Alpina, la notte passata qui al Rifugio Mulaz è da cancellare.
Dormire assieme ad almeno altre trenta persone nel sottotetto del rifugio non è il massimo. Se poi ti alzi quando è ancora buio, sbatti la testa sulla trave e ti scortichi la pelle del capo ormai privo della protezione dei capelli cosa puoi fare? Non puoi far altro che stringere i denti e far silenzio per non svegliare il resto della camerata!
Camminiamo per raggiungere forcella Margherita e poi su un sentiero di detriti e rocce arriviamo sotto il passo delle Faràngole. Una breve ferrata e siamo in cima. Dietro a noi il Mulaz inondato di sole, davanti il sentiero che ci farà avvicinare alle Pale di San Martino.
Scendiamo aiutati da corde di acciaio e poi il sentiero spiana e segue per diversi chilometri i fianchi della montagna. Molto esposto offre un panorama di eccezione sulla valle sottostante (Valle delle Comelle) fino a che questa, restringendosi, si trasforma in un alveo sassoso sovrastato dal rifugio Rosetta.
Ho la prenotazione ma chiedo al gestore, scusandomi, se sia possibile cancellare il mio soggiorno. Nessun problema, sarò facilmente rimpiazzato visto che la vicina funivia proveniente dalla Valle di S.Martino, scarica continuamente le persone che hanno scelto questo facile approccio alla montagna.
Thomas e io proseguiamo, passiamo sotto la Pala di San Martino e ci avviciniamo al passo di Bal. Altra ferrata e raggiungiamo il passo. Lascio a voi immaginare lo spettacolo.
Scendiamo sotto il Campanile Pradidali e poco dopo arriviamo al rifugio Pradidali gestito da una simpatica combriccola di ragazzi. Quattro chiacchiere con altri “montanari”, una cena niente male e un letto a castello in una camera un po’ affollata. Anche qui niente doccia.
Tappa 8: dal Rifugio Pradidali al Rifugio Treviso (per Malga Canali)
Durata: circa 9,2 km |
Dislivello: D+ 545 m, D- 1190 m, 5h 20′ |
Tempo: 5h 20′ |
Dopo colazione, alle 7.30 ripartiamo.
Thomas mi ha detto che intende terminare qui la sua Alta via numero 2 e cercherà un mezzo che transiti da Malga Canali. Non ho capito il motivo ma, a questo punto, preferisco anche io seguire questa variante piuttosto di scegliere quella che va su al Passo Lede.
Scendiamo velocemente poi, ad un tratto metto un piede su un grosso sasso a lato del sentiero. Cede sotto il mio peso e cado rovinosamente. Niente di grave, neppure un graffio ma uno dei bastoncini è saltato via e devo recuperarlo ben sotto il tracciato. Zaino nuovamente in spalla e arriviamo in zona Cant de Gal.
Qui ci salutiamo, lui torna in Germania, io proseguo la mia AV2.
In un paio di ore salgo i tornanti che conducono al Rifugio Treviso, assieme ai molti turisti che, lasciata la macchina a Malga Canali, passeranno qualche ora o la notte in rifugio. Ora non mi resta che chiedere una birra, un dolce e, dopo cena, il letto che ho prenotato.
Tappa 8: dal Rifugio Treviso al Rifugio Passo Cereda
Durata: circa 8,2 km |
Dislivello: D+ 900 m, D- 1200 m |
Tempo: 5h 25′ |
Ho trascorso la serata assieme ad una coppia Inglese di Birmingham ed ad una giovane signora di Rimini, Alia. Con lei e con una giovanissima coppia di Americani dello Utah condivido la camera a 4 letti.
Dopo colazione Alia ed io partiamo assieme. Percorriamo il sentiero per meno di 1 km poi ci salutiamo; lei scende verso valle ed io, invece, salgo verso Forcella d’Oltro. Raggiuntala scendo dall’altra parte e proseguo con continui saliscendi fino a quando il sentiero gira decisamente verso il basso in direzione Passo Cereda dove terminerò la tappa odierna.
Arrivo prestissimo e sono indeciso, molto indeciso. Rimanere e godermi i piaceri di questo bel rifugio, del suo ristorante, della camera enorme e occupata da solo altri 2 trekker provenienti dalla repubblica Ceca oppure … Oppure proseguire per altre 3 o 4 ore, affrontare il passo Comedon e poi dormire al Bivacco Feltre. In questo caso dimezzerei la tappa di domani e approfitterei anche del bel fine giornata odierno. Potrei farmi fare due panini, al bivacco c’è acqua potabile, un riparo, diversi letti, coperte…
Resto qui, ma forse è un piccolo errore.
Tappa 9: dal Rifugio Cereda al Rifugio Bruno Boz
Durata: circa 12,7 km |
Dislivello: D+ 1575 m, D- 1232 m |
Tempo: 8h 30′ |
La colazione è monumentale! Ieri sera ho cenato benissimo, ho trascorso un po’ di tempo con i due Cechi (Tida e Jana) chiacchierando delle nostre belle città di Firenze e Praga, ho dormito come un sasso, mi sono fatto una doccia senza limiti di tempo o acqua misurata. E ora, dopo averli salutati, cammino spedito verso il Passo Comedon.
Devo affrontare l’ultima parte della Alta Via. Quella forse meno conosciuta e percorsa: le vette Feltrine.
Qui la montagna è vera, poco calpestata, i sentieri sono difficili, i passaggi più complicati e per questo è sicuramente BELLISSIMA.
Attraverso la strada di fronte al rifugio seguendo la forestale in leggera salita e che si innesta, dopo un paio di chilometri, al sentiero 801 che sale al passo Comedon.
E’ una piccola variante che evita la strada asfaltata segnata dalla guida. Più bella e migliore sotto tutti i punti di vista.
Pioggerella e nuvole nere all’orizzonte, forse avrei fatto bene ad affrontare questa parte ieri sera.
A metà salita, al riparo di una pianta sotto una mantella impermeabile, incontro una ragazza che sta aspettando che spiova. Le chiedo se vuole proseguire di conserva ma lei mi dice che partirà di lì a poco ma preferisce andare da sola.
Strano tipo ma se ama la solitudine è giusto rispettare le sue idee.
Smette di piovere e, superato il passo Comedon dove lo sguardo spazia a 360 gradi intravedo, nella vallata sottostante, il bivacco Feltre-Bodo. È veramente in una posizione stupenda. Nel mezzo di una valletta verde su un cucuzzolo appena accennato, ha un tubo accanto dal quale sgorga acqua, all’interno tutti i comfort: un tavolo, alcuni mazzi di carte, delle panche, una ventina di brande con materassi e coperte e tutt’intorno il verde dei prati, il grigio delle rocce, il vento e i silenzi.
Mentre mangio il mio panino (pranzo di oggi) arriva Margherita. Che altro nome dovevano dare a una ragazza amante delle montagne e dei silenzi, una che fa questa AV con la tenda, da sola, che stanotte dormirà qui (alloggio di lusso) e che spera piova per godere, nel silenzio del luogo, di una pioggia di fine estate.
Io riparto e adesso non sono più contrariato dal suo rifiuto di camminare in compagnia.
Se a Margherita fa piacere la pioggia dall’uscio del bivacco… a me, sul difficile sentiero del Sass di Mura non piace per niente! E comincia a piovere piuttosto forte.
I passaggi più impegnativi sono protetti con corde in acciaio ma occorre tanta prudenza e la massima attenzione. Superato Col dei Bechi e giunti al bivio che scende a sinistra nella valle d’Alvis e al lago della Stua si intravede, a destra, il rifugio Bruno Boz.
Quando arrivo sono bagnato come un pulcino. Andrea, il gestore, accende una stufa in una saletta separata. Stendo tutto ad asciugare: scarpe, calzini, mutande, calzoni, maglietta, felpa, giacca da acqua. Per adesso sono il solo ospite del rifugio; molti, a causa del meteo, hanno disdetto. Poi arrivano due ragazzi ma loro cenano con quanto hanno nello zaino. Io no, non rinuncio alla comodità di una mezza pensione e poi dormo in una camerata tutta per me. Loro dormiranno in un altro locale dove sono più liberi di prepararsi la cena.
Tappa 10: dal Rifugio Boz al Rifugio Giorgio Dal Piaz
Durata: circa 13,5 km |
Dislivello: D+ 1240 m, D- 990 m |
Tempo: 8h 10′ |
Ieri sera, con Andrea, abbiamo affrontato la questione tappa odierna. Lunga e inizialmente dura e delicata può essere fatta solo se il tempo non mette pioggia o nebbia. Ieri diceva che sarebbe stato brutto e abbiamo vagliato alcune ipotesi di uscita di emergenza. Oggi invece gira miracolosamente al bello almeno fino a metà pomeriggio. Si può andare. Passate le prime tre ore di cammino il sentiero diventa facile e anche se pioverà non sarà un problema raggiungere il Rifugio Dal Piaz.
Parto presto, come sempre. Affronto la parte più impegnativa da solo ma so già che i due ragazzi, che si alzeranno più tardi, mi raggiungeranno strada facendo. In realtà ci incontriamo appena inizia il sentiero più facile e terminano cenge, tratti attrezzati, sentieri esposti.
Il bellissimo e difficile sentiero che dal passo della Finestra supera Monte Zoccare, gira attorno al sasso Scarnia e finalmente arriva a Monte Ramezza e Cima del Diavolo.
Loro (Marco e Gregorio, prossimi ingegneri del Politecnico) mi seguono; rallentano il loro passo e io accelero per non essere di intralcio. In sette ore, come da manuale, arriviamo al rifugio Giorgio Dal Piaz.
Dopo un paio di ore arriva la pioggia, anzi una grandinata da paura. Se avessimo tardato l’avremmo presa tutta addosso. In questi casi né giacche a vento né mantelle da acqua possono fare niente e così mi viene da pensare a Margherita e spero abbia cambiato idea: voleva dormire con la tendina vicino al rifugio Boz. Spero davvero abbia deciso per un tetto più solido rispetto ad un cencio seppur impermeabile.
Cena assieme ad altri camminatori poi a letto.
Tappa 11: dal Rifugio Dal Piaz al Passo Croce d’Aune
Durata: circa 6 km |
Dislivello: D+ 0 m, D- 960 m, 3h |
Tempo: 3h |
Questa in realtà è una mezza tappa, tutta in discesa riporta alla “civiltà”.
Parto alle 6,30 visto che ho appuntamento a Croce d’Aune alle 10 con una macchina che mi porterà a Feltre. La ragazza del rifugio mi ha detto che in un’ora e trenta o massimo due ore sarò a destinazione…
Non credo che lei abbia mai fatto questo percorso visto che mi occorreranno tre ore tonde tonde per arrivare a calpestare l’asfalto. E non sono certo andato piano.
Ritorno a casa! Quando arrivo col treno al paese di Sieci mia moglie è impegnata a seguire il nipotino e non può venire a prendermi. Così mi faccio i 6/7 km dalla stazione fino a casa a piedi … ovviamente sotto una piacevole pioggia.
Conclusioni e note finali
Vi è venuta voglia di percorrerla? Ecco qua alcune indicazioni.
Diciamo subito che se io, come detto non giovanissimo, l’ho percorsa per intero significa che molti possono farlo. Sicuramente bisogna essere allenati e preparati a percorsi di più giorni, occorre una grande determinazione per superare i momenti di crisi e le avversità del meteo, non soffrire di vertigini, abbigliamento adeguato, ecc.
Detto questo potrei anche dirvi che con un piccolo sforzo avrei potuto percorrerla in un minor numero di giorni allungando alcune tappe di qualche ora ma ho preferito rispettare la tabella di marcia preimpostata.
Se siete dei buoni camminatori completarla in 8/10 giorni non è impossibile.
C’è chi la completa in 6 giorni o meno. Ma non esageriamo, dobbiamo pur godercela!
Alta Via Numero 2 con la tenda?
Alcuni scelgono questa soluzione che sicuramente è più affascinante e interessante. Occorre però portarsi dietro uno zaino più pesante e capiente per poter accogliere tenda, materassino, sacco a pelo e anche fornelletto, cibo, una maggior quantità di acqua, pentolino, ecc.
Inoltre in alcuni punti tappa non sarà facile individuare dove piazzare la tendina.
Per capirci: piazzare la tendina dal Pisciadù al passo Pordoi è dura, molto dura.
Al Mulaz ugualmente.
Ho visto personalmente le difficoltà di due escursionisti che cercavano un punto pianeggiante e privo di sassi taglienti. Qui usare tende autoportanti facilita un po’ perché se dovete piantare picchetti, armatevi di scalpello e mazzuolo!
Inoltre ci sono zone soggette a particolari restrizioni (parco integrale) dove anche il bivacco è espressamente vietato.
Leggi con attenzione: Legge sul campeggio libero in Italia
In altri posti è abbastanza più semplice (Odle, Puez, Malga Ciapela camping, fra Forca Rossa e San Pellegrino e poi fino a sotto il Mulaz, prima del passo di Bal, nei dintorni del Pradidali, al Bivacco Minazio, da dopo Forcella d’Oltro fino a quasi Passo Cereda, dal Cereda fino all’inizio del sentiero che sale al Comedon, al Bivacco Feltre-Bodo e fino al rifugio Bruno Boz, su alcuni tratti del sentiero Boz-Dal Piaz) ma ricordatevi che esistono regole anche per il solo bivacco notturno che vanno rispettate.
Occorre studiarci un po’ ma si po’ fare. Una soluzione mista (rifugio/bivacco attrezzato/tenda) a seconda delle situazioni potrebbe essere la scelta ottimale.
Leggi con attenzione: Campeggio libero in Italia: come, dove e perchè?
Quanto costa l’Alta Via Numero 2?
Costo complessivo per me attorno ai € 1.000/1.100, tutto compreso, per una singola persona.
Alcuni costi:
– Costo indicativo per ciascun rifugio con mezza pensione fra 60 e 85 euro (compresi gli sconti CAI per i soci nei rifugi a gestione CAI).
– Per le note carenze di acqua non sempre si può fare la doccia (spesso è un extra che si paga a parte), ci si lava a pezzi. L’acqua è un bene prezioso, in alta montagna di più. E la doccia non è sempre necessaria.
Se proprio volete cercare il pelo nell’uovo la mia Alta Via è più breve (140 km) di quella “originaria” (poco meno di 170 km). Quest’ultima comprenderebbe i due tratti stradali ad inizio e fine del mio trekking: il tratto da Bressanone a Valcroce (circa 11 km) e appunto il citato tratto da Croce d’Aune a Feltre (circa 13 km). Penso che quelli che la percorrono da Bressanone a Feltre sia veramente pochissimi. A voi la scelta.
Trasferimento e prima tappa:
Per arrivare al punto di partenza.
CON MEZZI PUBBLICI
Alla stazione di Bressanone è bene arrivare possibilmente entro le 12 almeno se è vostra intenzione arrivare in serata al rifugio Genova.
Dovete infatti prendere il bus 321 (o un taxi) che porta alla partenza della funivia che da Sant’Andrea sale verso la Plose (stazione di arrivo Valcroce). Dalla stazione ferroviaria ci vuole da 1 ora a 1,30 per arrivare a fare i primi passi sul sentiero. Altre 5 ore per il Rifugio Genova. Considerate che la cena viene servita alle 18.30, il conto è presto fatto.
Altro discorso è se volete pernottare al Plose o in uno dei tanti rifugi di zona. Per il Plosehutte vi basta poco più di un’ora dalla stazione di arrivo della funivia.
CON AUTO
Usate l’auto? Lasciatela al parcheggio della funivia a Sant’Andrea: è gratuito. Ma ovviamente al termine del trekking dovrete venire a recuperarla.
FINE TREKKING
Ho concluso il mio trekking a Croce d’Aune (come la maggior parte dei camminatori), poi ho preso un taxi che mi ha portato alla stazione di Feltre. Da qui, tramite un bus sostitutivo del treno (lavori sulla rete ferroviaria) si raggiunge Montebelluna, Padova e il mondo intero.
Ma si può scendere fino a Feltre a piedi magari facendo una pausa a Pedavena davanti ad un magnifico boccale di birra. Per il tratto di 13 km da Croce d’Aune a Feltre occorrono circa 3 o 4 ore quasi tutte su strada asfaltata.
Un grandissimo GRAZIE a mia moglie che mi ha regalato tutto questo.
Ogni settimana appuntamento fisso con racconti o video di trekking, cammini o escursioni! Idee per nuove gite o consigli, trovate tutto qui: FRINGE IN TREKKING Se volete fare partecipare a trekking di gruppo insieme nei weekend andate qui: trekking insieme Se volete restare sempre aggiornati vi consiglio invece di seguirmi su instagram. |
Luciano dice
Alta via stupenda. Spettacolare percorso. Emozioni continue..passo dopo passo. Ho avuto la possibilità di percorrerla tutta con alla fine il bellissimo triangolino metallico. Era luglio del 1981 un secolo fa. …9 giorni indimenticabili. Cordiali saluti a tutti
Simona Scacheri dice
Grazie del racconto Luciano!