Parigi, anno 2003.
La scelta ormai l’avevo fatta.
Dopo averci pensato per “ben” 15 giorni, di rientro dalle vacanze estive (che se a tutti danno un po’ alla testa, a me la testa la ribaltano direttamente) do l’annuncio: vado a vivere a Parigi.
Inutile cercare di fare ragionare una donna decisa del suo, e io non faccio eccezione.
Una sola consapevolezza: prima di trasferirmi, mi serviva iniziare a salire a Parigi per capire come organizzarmi.
E nel giro di una settimana prenoto una delle peggio bettole che ci siano nella zona di Gare de l’Est perché “voglio andare a vivere a Parigi” sì, ma non ho un euro.
Nel mentre la mia Amica Manuela (anche lei una “ragazza con la frangia” che scrive però La Voce della Pigrizia e che ha giurato di non scalare mai più una montagna, a farvi capire la leggera diversità di approccio al viaggio) che non era mai andata a Parigi, nel sentirmi parlare di questo mio lungo week end alla ricerca di un appartamento e lavoro e…
Dice: “Vengo anch’io”.
Lei non l’ha mai saputo, ma io sono sbiancata in quel momento.
Avevo già previsto una modalità di viaggio decisamente poco allettante: bus notturno, alberghetto a una stella (costo € 25 a notte), sopravvivenza nel corso dei 4 giorni all’occorrenza (di fame intanto non morivo).
Alché un po’ preoccupata di prospettare alla mia Amica (più che amica, una sorella) la peggior Parigi della sua vita, non solo le illustro la situazione, ma argomento con dovizia di dettagli quanto la attende: 4 giorni a Parigi con un viaggio della speranza, dormendo in una bettola, con me totalmente assente dal momento che mentre lei girerà le zone turistiche, io cercherò appartamenti ed eventuali lavori.
E lei cosa ribatte? “Sì, ok. Vengo”! (Dio le fa e poi le accoppia).
Arriviamo all’Hotel (bettola) che avevo prenotato nei pressi della Gare de l’Est.
Ricordo ancora la sua faccia nel mentre varchiamo la porta della stanza, che riconosco essere una delle peggiori che io abbia mai visto nel corso dei diversi viaggi fatti. La pulizia, però, non viene commentata, era un optional, è già lo sapevamo.
Guardiamo il letto e ci sistemiamo.
La mia Amica fa solo un’annotazione: “Simo, ma mi è sembrato di vedere un animaletto nero sul materasso. Cos’è?”.
Io, sempre del tutto disinteressata al discorso faunistico in linea generale, ancora di più se all’interno di una stanza (meno ne so, e meglio sto), taglio corto inventando un: “Ma saranno degli insetti semplici, non ti preoccupare. É troppo grande per essere una pulce, e le zecche non stanno nei materassi”… Consapevole che non avevo alcuna certezza di quanto stavo dicendo, ma ci crediamo in due e usciamo serene.
La sera al rientro 1° notte
Nella stanza di fianco, un protettore sta litigando con una delle sue prostitute. L’atmosfera è decisamente “pulp”.
Io stendo il sacco a pelo sul mio letto (ognuno ha le sue fisse, io ho quella del mio sacco a pelo che mi sono portata anche a Parigi, ma che alla mia Amica non ho detto di portare).
Lei non ha il sacco a pelo. Si stende sul letto.
La mattina del 2° giorno
La mia Amica: “Simo, ma tu li ha sentiti gli animaletti? A me sembrava che fossero sul letto… ”
Io: “No per nulla, magari è una tua sensazione visto che li hai visti”. (Dissi io che avevo dormito stesa sul mio sacco a pelo).
La mattina del 3° giorno
La mia Amica: “Simo ma ci sono delle macchioline di sangue sul materasso. Prima non le avevo notate. Dici che erano già qui?”.
Io: “Boh forse ti sei grattata, avrai qualche crosticina, non ti preoccupare”.
La mattina del 4° giorno
La mia Amica non dice più nulla.
Io guardo il mio materasso, dove comunque c’era il sacco a pelo e noto due macchioline di sangue, e sapevo che prima non c’erano. Ma ormai… Facciamo due battute, e per sua somma gioia, lasciamo la bettola (io prenoto nel mentre per il weekend a seguire che dovevo tornare su).
Partiamo, torniamo in Italia. La mia Amica ed io ci separiamo.
Il giorno dopo, però, inizio a grattarmi le braccia credendo di impazzire.
Mi sono venute fuori una sorta di punture di zanzara con la differenza che sono tante, piccole e ravvicinate e mi danno il tormento per ore. Ovviamente non sto a collegare, pensare, e indagare… Mi gratto, finché la mia Amica non mi telefona.
Ebbene: lei è andata dal medico, perché oltre alle braccia aveva le gambe e il corpo pieno…
Perché quei simpatici animaletti neri erano niente popodimeno che le cosiddette “cimici da letto”, simpaticissimi insetti che vivono nei materassi vecchi, e succhiano il sangue dei malcapitati.
E se io mi sono salvata grazie al mio famoso sacco a pelo senza dover patire troppo, lei, poverina, ha dovuto anche fare una cura per farsele passare e per evitare di impazzire staccandosi la pelle per il prurito.
“Io non ho mai sentito nessuno che va a Parigi e tornando va dal medico a causa di punture strane sulla pelle” è l’unica frase che la mia Amica disse ridendo come una pazza, una volta che aveva finalmente smesso di grattarsi. (Anche se ancora adesso ricorda sempre quell’episodio ogni volta che sente nominare Parigi).
Io dopo aver riso da star male, ancora mi sento in colpa per non averle dato le dovute attenzioni, e soprattutto, non averle detto di portarsi il sacco a pelo.
Per la cronaca: si parla di quasi 1 settimana! 1 settimana intera di prurito forte nei primi 4/5 giorni, meno intenso gli ultimi.
E sempre per la cronaca: le cimici da letto si possono trovare ovunque, si annidano nei materassi vecchi. Non si fanno vedere a quanto pare, ma in quel caso un paio le avevamo viste.
Conclusione: le bettole hanno vinto. Non sono mai più tornata in quell’alberghetto, ho fatto del sacco a pelo la mia coperta di Linus e comunque, quando posso, vado in campeggio!
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