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Cima Sasso Bianco: un bel trekking nelle Dolomiti Bellunesi
Premessa: vi è mai capitato di arrivare in un posto, parcheggiare l’auto, girarvi e pensare “Voglio salire lassù?”… Le rare volte in cui mi è successo il pensiero susseguente è sempre stato “Ma tu sei pazza, guarda quanto è in alto, in elicottero se mai”, ma problemi di bipolarismo a parte, questa volta c’è del vero…
Cima del Sasso Bianco, siamo nelle Dolomiti Bellunesi, in provincia di Belluno nella (splendida) zona della Marmolada, che se viene chiamata la Regina delle Dolomiti, un motivo c’è. Rocca Pietore il piccolo paese da cui la vedevo spiccare.
Arrivata al Pastry Hotel dove soggiornavo, non appena ho parcheggiato sono rimasta colpita dall’imponenza di questa montagna.
Arcigna (per me era arcigna), rocciosa e con una parete tipicamente dolomitica ma di quelle che ti fanno pensare che solo i grandi alpinisti possono tentare l’impresa… E invece, tanto per cambiare, sbagliavo.

La Cima del Sasso Bianco vista dall’Hotel!
Salita alla cima del Sasso Bianco
Partenza: Caracoi Cimai
Arrivo: Caracoi Cimai
Distanza: (non la so! Così imparo a lasciare il gps a casa)
Durata: 6 ore (tempo camminato effettivo senza calcolare le pause)
Dislivello: 1000 metri a salire (e 1000 a scendere)
Difficoltà: impegnativo – EE
Scegliere un trekking in una zona come la Marmolada e con tutte le Dolomiti attorno, diciamolo pure, non è affar semplice.
Facile se si ha tempo almeno 15 giorni e quindi si sa che si potranno fare più percorsi, ma se si ha solo un giorno di tempo stabile c’è talmente tanta scelta che dà alla testa.
I miei punti fermi, gli elementi a cui tenevo io e che quindi mi hanno portato a scegliere questo trekking sono stati:
1. Finalmente sono in montagna, voglio arrivare ad una cima! La Marmolada richiede una guida o attrezzatura alpinistica e dietro non ce l’avevamo, quindi serve una cima escursionistica.
2. Voglio (vorrei… ) farmi una giornata piena di cammino, o quasi.
3. Vorrei un trekking paesaggisticamente bellissimo ma soprattutto montano (e senza boschi!)
4. Infine vorrei un trekking impegnativo, con un buon dislivello e un po’ di fatica da fare che devo allenarmi in vista del dove andrò ad agosto…
5. L’importante però è che lo voglia anche Michele che alla fine è quello che sa leggere da Dio le mappe!
Trovato quindi un accordo facilmente, il Sass Bianco è stata la scelta finale.
Da dove si parte?
Vi dirò, potrebbe essere che io abbia fatto un giro contrario rispetto alle guide. Se la mappa della zona indicava come partenza Caracoi Aigon, io sono andata dritta arrivando fino a Caracoi Cimai come mi era stato consigliato dagli albergatori del Pastry Hotel. A Caracoi Cimai si arriva quindi in auto e dopo aver parcheggiato in questo ridente paesino (io ho visto 6 case, mi è sembrato davvero piccolo per quanto bello eh) dicevo si lascia la macchina facilmente e si prende il sentiero.

Caracoi Cimai
Utilità
Mappa da comprare visto che i segnali sono anche abbastanza carenti in alcune parti.
Vi consiglio Gps dietro per evitare di dover impazzire a seguire i sentieri anche se sul rientro il percorso era meglio segnalato.
Descrizione percorso cima Sasso Bianco
Non appena abbiamo parcheggiato la macchina un ragazzo che stava lavorando nel prato di fronte inizia a chiacchierare… Chiedendo da dove arriviamo e dove andiamo (mi piace molto questa cordialità!) per poi dire subito: “Ah il Sasso Bianco? Preparatevi che sale eh. Praticamente partite subito con la salita, poi c’è un pezzo normale e poi ancora salita e poi… “.
Ho smesso di ascoltare che tanto il succo mi era chiaro: questo percorso tira!
Abbiamo iniziato praticamente subito con la salita e di quelle con una pendenza tale che dici: “Ah però”.
Il percorso parte con una strada larga cementificata vista la pendenza (in discesa se no sarebbe decisamente tosto riuscire a scendere).
Il fiato si spezza quindi subito!
Questa prima parte è nel bosco.
Prosegue così per una mezz’ora circa, poi pian piano si arriva al verde, a delle belle casette in legno e si inizia a intravedere lo scenario pazzesco delle Dolomiti.
Si sale ancora, ma fate conto che la maggior parte del percorso è fatta di salita salita salita, e poi al rientro, discesa, discesa, discesa.
Vi devo però anche dire che quando sono stata io, le segnalazioni del CAI contro ogni previsione possibile erano piuttosto manchevoli, presenti a volte… ma piuttosto scarse nella parte di andata e difatti Michele e io abbiamo cannato strada più volte.

Pezzo FUORI dal sentiero, se prendete il sentiero originale non dovrete farlo.
Dopo aver percorso la prima ora di salita ma senza nessuna difficoltà tecnica, si arriva a una serie di pascoli e baite e un bivio: da un lato un sentiero “diretto” per la cima del Sasso Bianco, dall’altro uno che la allunga un po’, ma permette di arrivare con più facilità…
Michele e io volevamo prendere quello diretto solo che siamo riusciti a sbagliare strada e ritrovarci a fare il direttissimo fuorisentiero: il costone di fianco alla salita, con pezzi talmente ripidi che usavo anche le mani. Ovviamente era un errore ma una volta lì abbiamo preferito salire che non tornare indietro.

Pezzo fuori dal sentiero particolarmente ripido, ma se prendete il sentiero non dovete farlo.
Prendendo il sentiero diretto si arriva però nello stesso punto a cui siamo arrivati noi: la meraviglia!
Tutto si apre e si ha uno sguardo sulle Dolomiti a 360 gradi. Lo scenario per chi come me non è abituato è semplicemente pazzesco.
Da lì si continua per arrivare in Cima al Sasso Bianco.
Il sentiero non è sempre ben visibile, ma si inizia a intravedere chiaramente la cima e la direzione da seguire, quindi se fate come noi che abbiamo nuovamente sbagliato, arriverete ugualmente in cima solo… facendo più fatica.

Indico la Cima del Sasso Bianco
La cima è vicino a una gola carsica di impatto notevole (ovviamente se si soffre di vertigine, l’impatto non sarebbe dello stesso genere)… La particolarità di questa salita è che da un lato c’è solo roccia (quella che si vede giù dall’hotel e dalla strada) ma dall’altro lato c’è il pascolo con erba e sentieri. Due scenari ben diversi.
Arrivare in cima è bellissimo. Si ha una splendida vista, da un lato la strada e la “civiltà”, dall’altro la meraviglia delle Dolomiti a perdita d’occhio.
2407 metri.
Cima Sass Bianc, come dicono da queste parti.
E dopo aver goduto di tanta meraviglia inizia la discesa che ovviamente, è altrettanto ripida della salita (con alcuni punti in cui ci sono le simpatiche pietrine che fanno scivolare). Le bacchette qui sono decisamente consigliate (io le avevo dimenticate e qualche santo l’ho tirato giù).
Una cosa a cui va prestata attenzione: il tempo e il meteo.
La cima del Sasso Bianco è ideale da fare la mattina presto mi diceva un signore (che si era alzato alle 4 arrivando in cima alle 7 e alle 10 era già a prendere il sole in baita), ma con il passare delle ore aumenta anche la foschia e sopratutto spesso nel tardo pomeriggio si rischiano le nuvole.
Nel nostro caso rischiavamo anche il temporale quindi ci siamo decisamente affrettati. Per il rientro siamo riusciti a fare un giro ad anello passando da Bramezza.
E nonostante le discese ci abbiano un po’ sfiancato, nel completo un bellissimo trekking.
Impegnativo eh, ma decisamente bellissimo.
NB: si passa anche dal Rifugio Sasso Bianco volendo, ma serve deviare o allungare rispetto al percorso ad anello che abbiamo fatto noi che prevedeva i sentieri 682 e 683… Quindi, non siamo andati.
E non so dirvi se fosse aperto o meno. (Quando si fatica, anche solo 300 metri in più sono tanti, anzi troppi).
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Il comune citato si chiama Rocca Pietore, il “San” non c’è.
Grazie Marco… poi correggo appena torno 🙂