Premessa: ai tempi io amavo andare al mare. Ai tempi io odiavo la montagna. Ai tempi io ritenevo splendido passare qualche giorno al mare stesa su una spiaggia con il proprio fidanzato. A dirla tutta ai tempi credevo addirittura al termine fidanzato, ma qui esco fuori tema!
Giovane e ventenne (questa volta l’età la preciso perché certe “cose” hanno sempre un’attenuante in più se sorrette dalla giovine età).
Fidanzatissima e innamoratissima (ma già incredibilmente rompipalle perché certe “cose” non cambiano mai).
Dopo aver convinto il mio fidanzato ad andare in Marocco in viaggio (traduci trascinato, che credo non sia mai stato realmente convinto), lui di contro decide di usare un principio paritetico per la scelta della nuova vacanza (che io non capisco da dove arrivino queste idee…). E siccome il viaggio in Marocco l’avevo scelto “totalmente” io (ora, “totalmente”, a me sembrava che lui avesse partecipato), lui gioca la sua carta e decide di scegliere LUI.
E cosa sceglie? (con originalità disarmante): “Andiamo al mare! Caraibi”.
Inizialmente non ho proferito parola.
“Ho visto un’offerta per 10 giorni alle Antille Francesi, Saint Martin… Facciamo scalo a Parigi”.
La mia risposta fu: “Ma dai che bello, passiamo da Parigi?”.
Ora, evidentemente qualche allarme avrei dovuto percepirlo dal momento che Parigi mi sembrava il dettaglio più interessante della sua proposta. Ma in tempi di democrazia tocca adattarsi e quindi, mio malgrado, accetto.
Per quanto si possa amare il mare, per quanto si possa amare il relax e per quanto si possa amare un essere umano, io credo che 10 giorni su un’isola della grandezza di 87 km2 siano davvero troppi per chiunque!
Saint Martin ha la particolarità di essere divisa tra parte francese (a nord) e parte olandese (a sud), ma nonostante racchiuda due nazioni in uno spazio così limitato, nel concreto, grandi avvenimenti non ne riserva.
Altra chicca che forse andrebbe detta… Essendo un posto così meraviglioso e noto per le sue spiagge e le sue acque e i suoi scenari da sogno, secondo voi, com’è che c’era un’offerta?
Semplice. Il periodo dell’offerta era SETTEMBRE! Ovvero, il classico e consueto periodo dei tifoni, uragani e via dicendo in quel dei Caraibi.
Ecco quindi la cronistoria di una vacanza a Saint Martin capace di minare qualunque relazione a due. Secondo me pure un’amicizia ventennale!
1° giorno
“Ah che bello, ma che mare splendido, ma che spiagge deserte. Un posto da sogno”.
2° giorno
Caldo assurdo, sole a picco sulla testa, palme con l’ombra? Io non ne ho vista mezza e allora cosa faccio?… Mi butto nell’acqua.
Io vorrei avere una diapositiva di quel momento perchè io, ancora oggi, ritengo l’acqua di Saint Martin la PIU’ CALDA che io abbia mai percepito sulla pelle in ambito marino! Calda come quella della doccia, della vasca da bagno, calda come l’acqua CALDA!
(Ho scorto scendere una lacrima sul viso… ).
3° giorno
Prendiamo l’auto e facciamo il giro dell’isola. Tappa in ogni spiaggia…
Dopo due ore avevamo fatto tutto il giro. Per riuscire a rendere un po’ più viva la vacanza chiudo le chiavi dell’auto (datata e quindi non elettronica) nell’auto. Alias: è toccato spaccare il vetro per poter ripartire… Ma non so come mai, lui, non si incazzò neppure.
Progetto ravvivamento della mia Saint Martin: fallito!
4° giorno
Inizio dei temporali “estivi”. Tutto il giorno. Stiamo in camera, giriamo, parliamo e comunque siamo pur sempre innamorati!
Il tempo passa…
5° giorno
Proseguono i temporali che sono più dei tifoni ormai. Io crollo. All’interno della stanza lo supplico semi-piangente di portarmi via da quell’isola… “Ma dove vuoi andare che ormai abbiamo pagato tutto?”.
A Parigi! “Ti prego prendiamo il volo fino a Parigi e finiamo la vacanza lì, io ho bisogno di fare qualcosa, mi sento morire, ti prego non ne posso più e spegni quella cazzo di televisione che per guardare la tv stavo a casa mia”… (tuttobenequindi).
6° giorno
Tifone. Ma la fortuna (PER LUI) è che… l’aeroporto ha chiuso e nessun volo può arrivare o partire. Bloccati. Siamo pure bloccati.
Io ormai non parlo neppure più.
7° giorno
Ancora aeroporto chiuso. Ad oggi non ricordo come stessi, credo che ormai fossi riuscita a trovare un modo per far passare le ore… Non ne restavamo molti altri in effetti eh!
8° giorno
Torna il sole. Usciamo in catamarano per escursione e per la prima volta vedo i “barracuda”, e quella è stata l’ultima volta in quella vacanza in cui io ho fatto il bagno…
9° giorno
Mi porta a comprare i souvenir! E dove? Ah beh, immaginate quanti posti potessero esserci. Bene, vi vorrei solo far presente che da quella vacanza lì nella quale mi sono ritrovata a girare e cercare souvenir davvero improponibili e pure costosi per amici e parenti vari, quando, nella mia logica, NON C’ERA NULLA DI TIPICO DA COMPRARE e quindi il souvenir NON AVEVA ALCUN SENSO, ma soprattutto, non aveva senso perdere ore per quel genere di attività… Bene. Io da allora non ho MAI più comprato souvenir. Mai. A nessuno. (E poi non diciamo che i traumi che segnano siano solo quelli dell’infanzia…).
10° giorno
La felicità! Vi farei vedere le foto del mio sorriso all’aeroporto, e della mia gioia nello scalo a Parigi e del mio totale disinteresse quando abbiamo perso la coincidenza per l’Italia e siamo rimasti bloccati in quel di Charles de Gaulles (aeroporto) per circa 10 ore! Chissenefregava, finalmente ero tornata nel mondo attivo, operativo, e vedere tutta quella gente mi sembrava pure bello.
Rientro in Italia…
Saint Martin è un’isola splendida sì, ma quella fu l’ultima vacanza che scelsi di fare con lui…
Il principio democratico ha delle evidenti lacune!
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