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Frontiera Thailandia/Cambogia a piedi
Perché attraversare il confine via terra quando la Cambogia vanta due aeroporti internazionali quali Siem Reap e Phnom Pehn?
Perché può capitare che i voli su Bangkok siano più economici.
Oppure perché chi fa un viaggio più lungo unendo anche la Thailandia preferisce risparmiare e non prendere voli interni.
Infine, per il puro gusto di vivere un’esperienza che a raccontarla, comunque, non rende altrettanto che viverla.
Passare a piedi la frontiera di Poipet
Le frontiere sono note per rappresentare la parte peggiore di un Paese.
Famosi i casinò, la prostituzione, i traffici di ogni genere e la corruzione. Ecco. Esattamente quanto ho trovato a Poipet, città di frontiera della Cambogia. Una vera immersione totale nell’anima nera del Paese.
Ho letto sul alcuni blog che c’è chi ha impiegato solo due ore per attraversare il confine e parla di situazione migliorata.
Ovviamente le cose cambiano di giorno in giorno, figuriamoci nel corso di mesi o anni, però io di ore per attraversare la frontiera ne ho impiegate tipo 5/6 da Aranya Prathet (Thailandia) a Poipet (Cambogia), poco meno nel senso inverso.
Ecco quindi la mia “traversata del confine cambogiano a piedi”…
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Cosa vuole dire passare la frontiera di Poipet a piedi?
Vi racconto in qualche “step” la mia esperienza nell’attraversare a piedi il confine dalla Thailandia alla Cambogia…
Le conclusioni le lascerò a voi!
Stazione treni Bangkok: destinazione Aranya Prathet
Il treno per Aranya Prathet (città sul confine thailandese) partiva alle 5 di mattina, ma essendo arrivati la sera prima sul tardi direttamente dall’Italia, ancora non avevamo fatto il biglietto del treno.
Eravamo comunque molto sereni, c’eravamo informati sull’apertura delle biglietterie e sapevamo che a quell’ora erano già aperte.
Arriviamo in stazione puntuali e qui la sorpresa… La stazione è già in pieno fermento!
Davanti alla biglietteria c’è una coda inspiegabile e il rischio di perdere il treno si fa quantomai concreto.
Ancora adesso non so se abbiamo goduto della splendida gentilezza locale, o dell’eticamente scorretto “potere” del turismo occidentale, fatto sta che chiedendo informazioni ai poliziotti per capire come fare i biglietti visto che stavamo perdendo il treno, loro ci fanno passare davanti alla coda, e così riusciamo a prendere il treno in tempo (ho archiviato l’accaduto con “gentilezza estrema”, capita comunque anche da noi seppur senza l’intervento della polizia…).
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Treno Bangkok – Aranya Prathet
Viaggio in 3ª classe
Saliamo sul coloratissimo treno thailandese e viviamo 6 ore (sì, 6 ore) di fermate continue, di folklore e di sguardi, quegli sguardi spesso di bambini, incuriositi nei nostri confronti.
La terza classe è colore puro: persone che salgono, altri scendono, chi non trova posto e sta in piedi e quella sensazione di conoscere i tuoi vicini, dopo averli osservati per diverso tempo. I sedili sono di legno durissimo, la schiena in posizione verticale, ma io (manco bisogno di dirlo), dopo un paio di ore non riesco e crollo a dormire.
Tuk tuk ad Aranya Prathet
Arriviamo a Aranya Prathet e non c’è niente! Riusciamo a farci dare un piatto di riso per pranzare, anche se siccome non parlavano una parola di inglese, fino all’ultimo non sapevamo che cosa ci avrebbero portato.
Qui si devono prendere i tuk tuk per raggiungere la frontiera per la Cambogia. Non ci sono altri mezzi. Contrattiamo (questo è un must che andrà ricordato sempre) e con gli zaini sulle gambe, arriviamo al confine. Alla frontiera.
Frontiera dalla parte Thailandese
Coda.
Ecco cosa vedo davanti a me.
Una coda di circa 30 metri? Forse 50? Non lo so. Ma so che scorre in maniera incredibilmente lenta. E non me ne capacito.
Iniziamo a chiedere ad altri turisti stranieri (non c’è neppure l’ombra di altri italiani in tutta la coda, e pensare che si dice che siamo sempre ovunque!) che ci spiegano che “Vedete là in fondo, dove c’è quella casetta, lì controllano i passaporti. Ma questa è la coda che va fatta per passare la frontiera”.
Ah ok. Mi metto l’anima in pace. Si parla di circa un paio di ore di coda. E sono appena le 13. C’è tempo. “Beh dai, facciamo un paio di ore di coda, ma poi riusciremo a essere a Siem Reap per ora di cena”. Questi i discorsi…
Una volta arrivati negli uffici thailandesi ci rendiamo conto del perché due ore di coda. Ti verrebbe da dire “Ma ce la fate?” (tipica espressione milanese o meglio “milanese imbruttito” ma qualche volta me lo concedo…). Comunque la risposta è scontata.
Passaporto. Timbro. Si va oltre… Lasciamo la Thailandia e passiamo nella zona di confine. Quella zona di “nessuno”.
Visto per la Cambogia
Ancora mi dispiaccio di non avere una mia foto di quando alle ore 15 io mi sono resa conto che non avevamo finito.
C’era ancora da passare la dogana cambogiana.
Procedendo qualche decina di metri si arriva in un altro ufficio. Serve avere le foto tessera (le avevamo) e serve pagare il visto per poter entrare in Cambogia. Di fronte a noi nessuno. In quel momento non c’è nessuno. Solo loro.
I poliziotti cambogiani.
La prassi sarebbe semplicissima: vengono ritirati i passaporti, serve pagare e viene rilasciato il visto.
Attenzione alla truffa!
Sopra la testa dei poliziotti c’è un cartello. Chiaro. Preciso. In inglese. “VISA 20 DOLARS”.
Bene. Loro di dollari ne chiedono di più. A noi ne chiesero 30 a testa (ma dipende dai casi a quanto pare).
Noi sapevamo già di questa truffa grazie alla Lonely Planet (amata Lonely Planet), e sempre la Lonely era stata chiara in merito all’atteggiamento che andrebbe tenuto, anche se a chiederci i soldi erano direttamente i poliziotti incaricati di fare il visto (e non ufficiali vari fuori dagli uffici).
Comunque nessun dubbio. Nessuna incertezza. Le idee erano chiare: “No, non possiamo contribuire così alla corruzione”.
Con estrema accortezza e fingendo di essere idioti abbiamo detto che sapevamo bene quale fosse il prezzo e che non capivamo il motivo per cui dovevamo pagare di più.
Loro inventano delle scuse, ed è disarmante vederli così. Dei poliziotti. Tutti uniti nel truffare in questo modo.
Lì ti rendi conto che il “sistema d’ordine” è realmente sovverso, e vi assicuro che la sensazione di impotenza è tangibile… Da qui la necessità di avere un atteggiamento remissivo, il potere ce l’hanno loro e non sai fino a che punto intendono applicarlo. Andrebbero denunciati ovviamente, peccato che il cartellino con il loro nome era scritto in cambogiano?!
Facciamo capire che non intendiamo pagare dollari in più, che sappiamo che dobbiamo dargliene solo 20 di dollari.
Ritirano i passaporti a tutti e non ce li ridanno più! Vanno avanti a “sistemare” gli altri turisti e ci ignorano.
No beh, ma serve che vi dica il momento di “pathos” che ho vissuto? Avevo già iniziato a dipingere scenari “tragici”, immaginavo “le mie prigioni” e stavo aspettando da soli 20 minuti…
Nel mentre arrivano parecchi altri stranieri e probabilmente per paura che noi facessimo gruppo con gli altri che invece stavano pagando la somma “maggiorata”, ci ridanno i nostri passaporti, il visto pagato giustamente 20 dollari e ci mandano palesemente via! (E io ricomincio a respirare).
Usciamo per proseguire “la trafila” (mai termine fu più adatto), ed eccolo lì il simbolo della “perdizione”, sfarzoso e kitsch, il casinò di Poipet.
Frontiera Cambogiana Poipet
Altra coda.
Ebbene sì. Altra coda questa volta per il controllo del passaporto dalla parte cambogiana.
Con una differenza: qui vedi che ti vengono incontro i poliziotti cambogiani per chiederti se vuoi saltare la coda.
Costo: 5 dollari, e puoi passare davanti. E tristemente ammetto che diversi turisti, lo fanno.
Ovviamente facciamo la coda. Io non ho neppure più le forze di parlare. Ma dopo un altro paio di ore…
United Kingdom of Cambodia!
Siamo a Poipet, una delle peggiori città della Cambogia per carità, ma siamo in Cambogia quantomeno.
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Autobus… per andare a prendere l’autobus per Siem Reap
Sono circa le 18 ormai.
Arriviamo nella zona dove si aspettano i taxi (ma va, ormai… abbiamo fatto 30, facciamo 31 e si decide che il taxi non lo prendiamo!) e i bus.
Per fortuna ci sono altri turisti stranieri e i cambogiani ci fanno presente che l’ultimo autobus per Siem Reap partirà a breve, ma dobbiamo prima raggiungere la stazione da cui parte.
Io a quel punto della giornata fatico a capire anche come mi chiamo. Seguo la massa!
Arriva infatti un bus, dicono di salire per andare alla stazione dei bus, vedo altre facce confuse attorno a me. Mi sento a mio agio e salgo.
Autobus per Siem Reap
Arriviamo alla stazione degli autobus di linea.
Costruzione nuova e moderna, non mi chiedete però dove sia che non saprei dirlo, ma era vicina alla frontiera.
So solo che l’autobus, in ottime condizioni, che doveva in teoria partire “tra 30 minuti per Siem Reap”, decide di partire subito (ma come fai a non ridere?)… Noi eravamo già lì, per fortuna!
Verso Siem Reap
Sul bus siamo tutti turisti.
Tutti “svenuti” per giunta. Non vola una mosca… Ma il bus a un certo punto si ferma. Pausa.
Ci chiedono di scendere tutti. Essendo un bus di “linea” ha delle tappe obbligate. Certo.
Solo che questo autista anziché la consueta tappa di 15 minuti, ne fa qualcosa come 45 di minuti di stop (metti mai che arrivavamo troppo presto)…
Tempo di arrivo a Siem Reap più o meno h 22.00.
E ora si va a cercare del cibo, finalmente… inizia il viaggio in Cambogia!
Angelo D'Angelo (@johnnytrapano) dice
Ciao! Ho vissuto la stessa vostra avventura, ma per fortuna solo 6 mesi dopo, dico per fortuna perchè nel frattempo hanno organizzato il bus diretto BKK-SR quindi la mia avventura è stata leggermente più “soft”, a proposito abbiamo (a dire il vero la mia ragazza) scritto un articolo, se ti va di leggerlo lo trovi qui http://blogdiviaggi.com/blog/2014/01/21/da-bangkok-a-siem-reap-in-bus/
C’è da dire che però poi la Cambogia è un paese di quelli che si fanno amare!! Io la porto nel cuore!
Ho dato uno sguardo al blog e vedo che, oltre che la passione per i viaggi, condividiamo anche la passione per le montagne! (per il momento pratico solo trekking, con campeggio annesso, ma sogno di fare alpinismo sin da quando ho 10 anni!).
Simona dice
Ciao… Ma non ci posso credere comunque! Ahahahah HANNO MESSO UN CARTELLO FINTO???? “20 USD + 100 baht”??? Non ho parole, capisco essere ingegnosi, ma c’è un limite! Però quantomeno non hanno insistito troppo… Già qualcosa.
Cmq grazie. Alla fine indico apposta la data di alcuni viaggi visto i continui cambiamenti, certo che per un mese… Che sfiga! Avrei preso volentieri tutto sommato il pullman pure io… Ma ovviamente oggi (e preciso oggi) sono contenta di quell’esperienza così “cambogiana”!
E per l’lapinismo, se lo sogni perchè non lo fai? Iniziare è abbastanza semplice… Non so di dove sei, però in effetti.
Io ti posso solo dire che sì, l’alpinismo è un sogno… seppur reale! 😉
Salgueiro dice
Stessa storia (più o meno) vissuta nel febbraio 2011. Saltato la coda all’ufficio Visti con un po di mancia, circa 80bth, da me offerta per non stare a caramellare sotto al sole per un tempo indefinito. Ero al corrente anche dell’assalto cambogiano nella piazza dopo la dogana. Taxi finto, tassista finto e 15 dollari veri per un passaggio nel centro di Siem Reap dopo un viaggio di circa 3 ore. Infondo mi è andata benone anche al ritorno. Ricordo che al ritorno, una volta seduto alla stazioncina bus di Aranyaprathet, mi sembrava di essere in Svizzera al confronto di cosa avevamo vissuto e visto in Cambogia. Rifarei tutto e subito. Un viaggio bellissimo ed emozionante un regalo per la mia anima.
Simona dice
“una volta seduto alla stazioncina bus di Aranyaprathet, mi sembrava di essere in Svizzera al confronto di cosa avevamo vissuto e visto in Cambogia” ahahahahaha… non posso che concordare! E se ti è piaciuta la Cambogia, ti consiglio vivamente la Birmania, per me, una perla rara in quel del Sud Est Asiatico! 😉