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GR20 parte nord: racconto tappa per tappa
Foto e articolo di Marco Lascialfari (Firenze)
Premessa.
Come ho già detto nelle indicazioni a proposito di questo trekking io, a suo tempo, scelsi di farlo in solitaria.
Non solo non mi sono mai pentito, ma dopo la GR20 parte nord, ho fatto anche la parte sud e, successivamente, il giro del Monte Bianco.
Essere soli non significa rischiare, però. Quindi mai e poi mai (da soli) fare arrampicate, scendere torrenti in kayak, immergersi in apnea o bombole…Camminare su sentieri ben tracciati è un’altra cosa.
Da soli i sensi sono più pronti, si gode del rumoroso silenzio che ci circonda, si parla con noi stessi, si grida, si canta, si fissa l’orizzonte che piano piano si avvicina, possiamo stare minuti a guardare un insetto, un ruscello, un albero contorto senza che nessuno ti spinga, in quel momento, ad avanzare. Puoi correre o rallentare senza dar fastidio a nessuno. Puoi sederti disteso a guardare il cielo o perderti dietro l’inquadratura di una bella foto, ma non devi metterti in posa per altri (cosa che non amo molto, per non dire che non sopporto).
E poi volete mettere la soddisfazione di portare a buon fine un’idea, raggiungere un obiettivo importante contando solo sulle proprie forze! Ma, come poi leggerete, essere soli significa essere con “tutti”. E se poi quei “tutti” sono di un altro paese, le cose sono anche più belle. Puoi avanzare per ore senza scambiare una parola e poi la sera, seduti a tavola, chiacchierare di tutto e diventare un cittadino del mondo. Troverai persone che ti saranno vicine senza essere invadenti. Incontrerai persone e ti limiterai ad un sorriso o ad un “buongiorno”, oppure percorrerai con loro intere tappe. A nessuno chiederai se sono di destra o di sinistra, se credono o non credono. Ti sforzerai di parlare nella loro lingua, e molti di loro proveranno a parlare nella tua. Tutto per trascorrere un momento insieme.
Ma statene certi: se vi troverete o se troverete qualcuno in difficoltà potrete contare su un aiuto reciproco e disinteressato.
Si, lo so, non ci sono solo i pro, ovviamente. La preparazione del trekking deve essere più puntigliosa e prevedere “uscite di sicurezza”, le spese saranno leggermente superiori, lo zaino, sarà certo più pesante (basta pensare alla eventuale tenda, ai piccoli tegami, ai fornelletti, ecc.) ed a volte ci si può sentire soli, è ovvio. Ma questo è il modo che a me piace di più.
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Le tappe del GR20 parte nord: diario di viaggio
9 agosto 2010
Trasferimento
Sveglia alle 5 per prendere il treno che mi porta a Livorno per le 7. Bus per il porto e attesa del primo traghetto in partenza. Durante questo breve viaggio incontro altri due ragazzi (Olivia e Andrea) che faranno alcune tappe della GR20 SUD e, fra due chiacchiere, mi dicono di aver un biglietto libero per la Corsica poiché una loro compagna ha dovuto rinunciare. Pago quindi a loro il passaggio e prendiamo la nave veloce che in meno di 2 ore ci sbarca a Bastia.
Altro colpo di fortuna: dovrei aspettare le 17 per il treno per Calvi ma due ragazze (Francesca e Cassandra) mi offrono un passaggio in auto e io contraccambio con una dettagliata guida della Corsica. Alle 12 sono al bivio per Calenzana e quindi con un paio di orette di marcia raggiungo il Campeggio/Gite. Monto la tenda (alla Gite non c’è posto) e poi faccio un giro per il paese, ceno e alle 21 sono già a letto.
10 agosto 2010
1° TAPPA: Calinzana > Ortu di u Piobbu
(+dislivello in salita 1360/ – dislivello in discesa 60)
Alle 7 sono alla fonte di S.Antonio che fa da punto di partenza della 1° tappa della GR20. Sono molto indeciso poiché Olivia mi ha sconsigliato le prime due tappe (durissime) e mi ha detto di fare una variante che in una sola tappa, passando da Bonifato, fa giungere al secondo rifugio in modo più facile. Il responsabile del GR20 di Calinzana mi dice invece: “se non vuoi fare il GR20, fai come vuoi”.
Salgo il primo tratto e poco prima del bivio (GR20/Liaison) mi raggiungono alcuni ragazzi francesi, due chiacchiere e mi dicono che faranno la GR20 NORD (come vorrei fare io) ma che non devieranno dal normale percorso. Al bivio prendo la decisione di non fare sconti alla mia GR20 e anche io proseguo con loro. Sarà la giusta decisione e con loro (e con altri) percorrerò il tratto nord del trekking più bello e più duro d’Europa.
Non si fa altro che salire e si raggiungono così il promontorio di Arghjova (820 m) poi Bocca a u Salto (1250 m) e, scalando alcuni passaggi rocciosi, Bocca a u Bazzichellu (1486 m). I panorami che si affacciano sulla Balagne e sul golfo di Calvi sono incredibili. Uno spettacolo.
… per poi, alle 14 in perfetto orario rispetto ai tempi medi di percorrenza, arrivo al rifugio di Ortu di u Piobbu (1486 m).
Monto la tenda e poi doccia (sarà l’unica calda di tutti i rifugi) e bucato. Prenoto anche la cena al rifugio (che viene servita alle 18.30). Il menù consiste in una grossa ciotola di lenticchie in cui, solitario, naviga un figatellu (salsiccia), un po’ di pane e due fette di dolce. Le lenticchie non sono il mio piatto preferito ma spolvero tutto in pochi minuti e alle 21 sono già a dormire, ma prima Arnica ai polpacci e Voltaren alle caviglie doloranti.
11 agosto 2010
2° TAPPA: Ortu di u Piobbu > Carrozzu
(+780/-917)
Sveglia alle 5, smonto la tenda e faccio colazione con la marmellata che mi sono portato (idea geniale utilizzare la busta del succo di frutta). Poi alle 7.30 sono in marcia per raggiungere Bocca di Pisciaghja, Capu Ladruncellu (2020 m), Bocca Arvatoli e Bocca di L’Innominata. Speroni di roccia, ripidi sentieri, panorami mozzafiato, la GR20 mostra il meglio di se.
Dopo L’Innominata inizia una discesa di circa 650 metri TERRIBILE. Il rifugio è giusto laggiù in fondo. Sembra poterlo toccare, ma la marcia di avvicinamento è tutta un’altra cosa. Il sentiero scende ripido in curve e controcurve su un fondo di pietre appuntite e friabili, scalini di 50/70 cm, brecciolino insidioso, è tutto un frenare per non cadere … e io cado di culo, sbatto il fianco e rompo il monitor della macchina fotografica. Da questo momento farò foto mirando alla cieca … ma per fortuna le foto verranno ugualmente (solo che non lo saprò fino al mio ritorno a casa).
Quando arrivo al rifugio di Carrozzu sono sfinito, i miei piedi chiedono pietà, ma soprattutto mi accorgo che le tende possono essere montate solo su sassi tondi o sassi a punta. I sassi tondi sono già occupati. Chiedo al guardiano se c’è la possibilità di dormire dentro. Sì! Così fisso anche per la cena e vengo assegnato al turno delle 19.15. Benissimo.
Il rifugio è piuttosto carino, in una valletta ombrosa, con bandierine di preghiera Tibetane, la grande bandiera corsa, una vista stupenda e una doccia gelida da paura. Ceno con una coppia francese Jean Maurice (che chiamerò Jean Battiste, Jean Michele, ma mai Maurice) e Maria. Saranno gli amici che da ora in poi mi faranno compagnia, assieme ai ragazzi francesi incontrati all’inizio, fino al termine della mia GR20.
12 agosto 2010
3° TAPPA: Carrozzu > Ascu Stagno
(+790/-638)
Non dovendo smontare niente parto un po’ prima e alle 6.30 sono in marcia. Dopo pochi minuti sono sulla passerella sospesa sulla Spasimata. Purtroppo le foto che farò verranno molto male per la mancanza di luce e saranno in gran parte smosse, ma le immagini le porterò sempre dentro. Si sale su lastroni di roccia scivolosi aiutandoci con catene e cavi fino a raggiungere, scalando alcune pareti rocciose, il lago di Muvrella. Da qui il panorama è bellissimo e vedo tutta la Balagne. Ma è veramente un posto da Mufloni, come dice il nome “Muvrella”.
Si prosegue sulla cresta e arrivo a Bocca di Stagno (2010 m). Da qui non resta che scendere per circa 600 metri fino alla vecchia stazione sciistica abbandonata di Ascu Stagno. Laggiù mi aspetta un hotel con bar e ristorante.
Alle 14 sono alla gite, e dopo un po’ siedo con la coppia francese, beviamo assieme una birra e passiamo così il pomeriggio. Ho conosciuto anche altri tre nuovi compagni di GR20: Catherine e i due figli Camille e Timothee che abitano sul Giura.
La cena è luculliana, la doccia bollente, faccio il bucato che si asciuga al sole e la gite è comodissima. In più nella camera di fronte ci sono sei signore francesi ed è tutto un vai e vieni di mutandine e reggiseni, non male, non male!
Durante la cena ho conosciuto una coppia parigina (GF lei, Gendarmerie lui), Stefany e Ben, altri amici con cui condividere le prossime tappe.
La quarta tappa è la mitica e durissima che comprende il Circo della Solitudine: 250 metri di scalata per raggiungerlo e poi 250 metri in una discesa vertiginosa seguiti da altrettanti in salita. Per far questa tappa occorre assolutamente che non piova e che il terreno non sia viscido.
Intanto comincia ad annuvolarsi…
13 agosto 2010
4° TAPPA: Ascu Stagno >Tighjettu
(+1059/-798)
Alle 6.30 piove da far paura, traccheggio, faccio colazione. Catherine mi dice che nonostante la pioggia sono decisi a partire, al massimo torneranno indietro. L’idea è di arrivare al Circo, vedere se si può affrontare e decidere sul momento. Mi aggrego al gruppo composto da Catherine e i figli, J.Maurice e Maria, Stefany e Ben.
Alle 7.15 si parte sotto la pioggia che accenna a diminuire, si sale lungo la vecchia pista da sci e in un paio d’ore si arriva al lago di Altore. Ora dobbiamo scalare circa 250 metri per arrivare a Bocca Tumasginesca (2183 m). In alto ci aspetta una vista spettacolare. Da un lato un bellissimo panorama, dall’altra un orrido baratro dove sul fondo vedi qualche macchia di colore dovuta al vestiario di chi è già arrivato giù.
Qualche minuto di attesa e poi: pronti, attenti, via! Si scende. Mani, gradini, catene, piedi ben piantati sulla roccia: Ci vorrà più di un’ora per arrivare in fondo (1980 m). Un breve momento di riposo e poi su per altri 250 metri di roccia, scalette, catene, sudore, sbucciature alle ginocchia e alle dita delle mani. Un’altra ora e arriviamo a Bocca Minuta (2218 m) e le grida di gioia, le strette di mano e i Bravò! Si sentono ovunque.
Ora è tutta un’altra storia, si scende fino a Tighjettu (1683 m) col sorriso sulle labbra e con la nostra personale medaglia. Arriviamo alle 16 mentre un elicottero della gendarmerie preleva una ragazza in difficoltà. Mi merito di dormire dentro al rifugio e fisso anche la cena (menù completo). Mi portano la charcuterie (i salumi), poi arriva una insalatiera di spaghetti, mi sembrano pochini per le 8 persone sedute a tavola, un piatto abbondante per uno ma niente più.
Dopo un minuto arriva un’altra insalatiera, poi un’altra, poi un’altra! 4 insalatiere per 8 persone, non meno di tre etti di spaghetti a testa e neanche male!
Quasi al dente, conditi bene si spazzolano completamente. La macedonia che completa la cena è quasi vista con disgusto.
Salto la doccia gelida (di un po’ di sudicio non è mai morto nessuno) e alle 20.30 sono già in cuccetta.
14 agosto 2010
5° TAPPA: Tighjettu > Castel de Vergio
(+650/-680)
Questa tappa la faccio in modo diverso da quanto indicato sulla guida che prevede l’arrivo al rifugio di Ciottulu a i Mori. Io preferisco allungarla per arrivare a Vergio e così ridurre la tappa successiva. Inoltre a Castel di Vergio c’è un hotel, la gite, un market… tutte comodità a cui non voglio rinunciare. Saluto quindi chi ha deciso di fermarsi a i Mori e parto di buon ora.
Dopo mezzora passo dalla Bergerie di Ballone dove alcuni hanno soggiornato (mi dicono molto bene e con la doccia calda). Il sentiero è facile e passa fra boschi e ruscelli, ma 1/2 ora prima di arrivare a Ciottulu arriva la pioggia. Anzi un diluvio.
A malapena vedo il cartello di bocca Fuciale e dopo un po’ avvisto, fra la pioggia, la nebbia e i tuoni, il rifugio e le prime piazzole per le tende del bivacco. Entro gocciolante e il guardiano mi gela subito con un ghigno dicendomi di spogliarmi nell’ingresso per non bagnare dentro! All’interno fra vapori, sudori, e buio ci saranno 20/30 persone che non sanno che fare. Chiedo se sia possibile mangiare e ricevo un sì a muso duro, non so cosa ci sia ma alcuni prima di me hanno chiesto la zuppa ne seguo l’esempio almeno mi scalderò un po’ le budella.
Arriva la zuppa insieme al muso incazzato del guardiano (ovviamente non c’è posto per dormire e nemmeno ci resterei): è da urlo! Buonissima! Fagioli, patate, lardo, castagne, mi fa resuscitare.
Vedo Ben e Stefany che si stanno preparando a partire mi affaccio e la pioggia si è calmata; quindi mi cambio i pantaloni bagnati (grave errore) e sacco in spalla si riparte. In tre ci faremo compagnia e ci saremo di supporto.
Non siamo neppure a 5 minuti dal rifugio che rieccoci: acqua, vento, freddo (7° C), fulmini. Le scarpe sono diventate piscine, la giacca a vento non ce la fa e sento scorrere acqua gelida anche fra le chiappe. Corriamo in discesa poi dopo oltre 1 ora il tempo migliora. Passiamo accanto al Golo, il fiume più lungo della Corsica e che qui ha la sua sorgente. Bellissimo scorre fra grosse pietre con cascate e laghetti: se il tempo fosse bello sarebbe da fare il bagno, ma son già troppo molle, grazie. Poi il cammino prosegue, incontriamo la Bergeries d’E Radule e dopo 1 ora siamo a Castel de Vergio: gite, cena, colazione, doccia calda, e panni stesi all’interno della cameretta ad asciugare. Un lusso meritato.
15 agosto 2010
6° TAPPA: Castel di Vergio> Manganu
(+643/-450 circa)
Parto tranquillamente alle 7 dopo una colazione con pane, marmellata, cornetto, the. La tappa è tranquilla e la giornata sembra mettere a bello dopo la nottata di pioggia continua. Il sentiero passa in un bel bosco e poi, dopo una breve salita, raggiunge Bocca San Pedru dove il vento soffia in una unica direzione: ne sono testimonianza gli alberi, i più fotografati dell’intero GR20.
Salgo ancora con Stefany e Ben fino a Bocca a Reta e poi appare lo spettacolo della vallata del Lavu di Ninu. Una verde pianura con un lago alpino, ghiacciato per alcuni mesi all’anno e circondato da “pozzine”. Dal lago nasce il Tavignano, un altro importante fiume Corso. Cavalli, mucche al pascolo e una lontana bergeries completano il quadro.
Mi fermo a mangiare sul Tavignano e poi, tranquillamente e senza fretta proseguo verso la bergeries di Vaccaghja e poi salgo al rifugio di Manganu (14.30). Non hanno posto dentro e devo montare la tenda. Mi faccio un the, ordino la cena che sarà molto misera e compro il pane ed un salamino per domani. Ovviamente alle 21 si dorme: chiuso nel sacco a pelo perché fa un freddo birbone la mattina misurerà 5 gradi, scarsi.
16 agosto 2010
7° TAPPA: Manganu > Petra Piana
(+830/-590)
Non si preannuncia come una tappa semplice … e fa pure freddo. Smonto la tenda e la ripongo umida (non posso fare altrimenti e alle 6.30 parto. J.Maurice e Maria non sono dei nostri, restano a fare una piccola pausa e andranno a vedere il lago di Rinu.
Io salgo una bella rampa di grossi massi fino a raggiungere Bocca e Porte (Breche de Capitellu 2225 m). La vista sui laghi di Capitello e Melo è straordinaria. Sembrano lì, a due passi, ma se volessi scendere per poi raggiungere Corte tramite la Restonica ci impiegherei delle ore. Passo attraverso altri 2 valichi: Bocca a Soglia e Bocca Rinosa non scendendo mai sotto i 2000 metri. Ancora un valico, Bocca Muzzella (2206 m) e poi si scende verso Petra Piana dove ho un letto assicurato perché alcuni ragazzi francesi, che hanno perso un loro compagna per abbandono, mi hanno ceduto la sua prenotazione. Si meritano una birra, non c’è dubbio. Fuori è sempre freddo e il vento è fastidiosissimo. La temperatura oscilla fra i 5 e i 14 gradi.
Fisso la cena (una zuppa enorme) e poi a letto senza riuscire a dormire fino alle 22 a causa dei tedeschi che non fanno altro che parlare e ridere.
17 agosto 2010
8° TAPPA: Petra Piana > L’Onda
(+490 /-902)
La tappa di oggi si può fare per 2 diversi itinerari: per le Crete e per la Valle. Quasi tutti, a causa del vento freddo, decidiamo per la Valle (più tranquilla e più lunga). È il vero GR20, ma il tratto sulle Crete (fatto dai tedeschi) è di una bellezza unica . Peccato, ma non conviene rischiare.
La tappa è piuttosto semplice: un tratto in ripida discesa, un tratto lungo un bosco di pini larici parallelo al corso del torrente Manganello, e un tratto in salita (lungo e noioso) che segue il corso del Grottaccia.
Il rifugio di L’Onda è particolarissimo: in basso una bergeries con un recinto, non per gli animali ma per il bivacco degli umani. Gli animali sono liberi (o quasi) in tutti gli spazi attorno. Più in alto 50 metri il vero rifugio. Io non vedo il cartello di Guardiano sulla porta della bergeries e salgo fino al rifugio, e poi devo ridiscendere. Naturalmente non c’è posto e devo montare la tenda che non regge il vento e crolla sotto le folate gelide. La smonto e ne prendo una a noleggio già montata e attrezzata con materassini. Per la prima volta non ordino la cena e do sfoggio delle mie abilità culinarie con una busta di riso ai funghi e zafferano della Coop. Finisco con formaggio e salamino, niente male.
La nanna? Alla solita ora!
18 agosto 2010
9° TAPPA: L’Onda > Vizzavona
(+711/-1221)
Si parte subito in salita, ma sarà l’ultima. E così dai 1400 metri del bivacco si arriva ai 2141 di Punta Muratello. Qui una targa ricorda un alpinista che morì, assieme al suo cane, durante la traversata invernale nel 2000. Chi mette un sasso chi recita una preghiera, ognuno rende omaggio a modo suo.
Invece la targa di legno che segnala il passo riporta una misura sbagliata e recita 2020 metri, ma siamo oltre i 2120 (e il mio altimetro lo conferma). Qui la storia finisce, non resta che scendere per oltre 1200 metri, piano piano si incontrano turisti in scarpe da ginnastica o ciabatte. Hanno risalito l’Agnone per fare il bagno tuffandosi nelle vasche di granito della passerella di Turtettu o della più conosciuta (e vicina al parcheggio) Cascade des Anglais. Da ora in poi si rientra nella civiltà e il termine della tappa si fa sempre più vicino.
A Vizzavona tutta la compagnia si riunisce attorno ad un tavolo, birre, coca, orangina e tanti sorrisi e strette di mano. La sorpresa è l’arrivo di Jean Maurice e Maria che hanno fatto un lungo giro per venire a farci una sorpresa. Che splendida sorpresa! Poi un saluto, un po’ di dispiacere, un abbraccio, uno scambio di e-mail.
Arriva il trenino che in 3 ore mi riporta a Bastia, l’affannosa ricerca di un hotel per la notte e la nave che, il giorno dopo, mi sbarcherà a Livorno. Ancora il treno per Firenze e quindi a casa e l’abbraccio con mia moglie.
Hanno fatto con me la GR20 Nord:
Jean Maurice e Maria
Catherine, Camille, Timothee
Guillaume, Camille, Thibaulh, Clement
Stefany e Ben…
… e ancora 3 Belgi, 3 Tedeschi, 2 Olandesi, 1 giovane coppia di ragazzi Francesi, 4 Spagnoli, … ecc.
Per tutti loro sono stato Marco, l’Italiano di Firenze
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Marco Lascialfari, nonostante non abbia la frangetta e non sia neppure una ragazza (ve ne siete accorti per caso?)… è l’autore di questo post e il protagonista di questa esperienza.
Se volete scrivergli: fringeintravel@gmail.com
Ogni giovedì appuntamento fisso con racconti o video di trekking, cammini o escursioni! Idee per nuove gite o consigli, trovate tutto qui: FRINGE IN TREKKING Se volete invece ess ere sempre aggiornati e non perdervi nessun post, iscrivetevi alla newsletter e indicate “trekking” negli interessi. |
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