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Il Parigino (e Parigi) spiegato in 4 luoghi
La mia prima volta a Parigi fu “colpo di fulmine”.
Ero appena dodicenne, non avevo ancora smanie di fuga né idea di come sarei diventata dopo, ma già in quell’occasione due certezze: un’intera baguette finita tra un pezzetino e un altro (da sola!) e un amore incondizionato per Parigi.
Pensai: “Voglio venire a vivere qui”.
Nel corso degli anni poi devo ammettere che quella frase l’ho ripetuta in quasi tutti i luoghi che visitavo, al punto da non essere più credibile. Solo che nel caso di Parigi, l’ho poi fatto.
Mi trasferii nella Ville Lumière attratta dalla città, dalla sua storia, dalla sua arte… Ok, attratta anche dai suoi abitanti: i parigini!
Di mio una sola certezza, quella di sapere parlare il francese. Pensavo bastasse per capire…
Pens-avo.
Il Parigino è artista e ama la bellezza
Inutile negare, il Parigino ha l’arte che gli scorre nelle vene. La sua è una reale predisposizione naturale, per questo non sa argomentare con esattezza la storia “tritaeritrita” in merito ai furti dell’era Napoleonica all’arte italiana, ma sai poi capire e comprendere a fondo le opere contemporanee racchiuse al Centre Pompidou. Lui, quell’arte, la capisce.
1. Itinerario: in quella che è la città dei musei, concedetevi una visita al Museo Eugène Delacroix. Poche le opere esposte e nessun grande capolavoro dell’artista dal momento che le sue opere più importanti sono racchiuse nei musei più noti o in diversi palazzi storici e religiosi (come l’Eglise Saint-Sulpice che è nelle vicinanze), ma siete a Parigi e non potete non respirare l’odore di “ancient” che quelle piccole stanze con tappezzeria offrono. Per non parlare dell’appartamento con tanto di giardino al suo esterno, un vero bijou (quando giri a Parigi capisci che qui sei obbligato a usare certi termini, la città te li tira proprio fuori).
In realtà il museo d’arte più tipico e parigino che io abbia mai visto è il Musée Henry Bouchard, un vero e proprio atelier di questo scultore (1875-1960) che ha lasciato intatto il suo studio ai posteri… Peccato che così come non lo conoscete voi (ipotizzo eh), non lo conosceva molta altra gente e il museo ha chiuso nel 2007.
Ma a quanto pare nel 2014 riapriranno questo studio ricreandolo nel Musée de la Piscine à Roubaix, però al momento non ho altre informazioni. Io posso solo dire che ne valeva la pena. E se davvero riaprirà come da programmi, un salto lo farei.
Il Parigino è confuso (in storia)
Tanto bravo in arte, più confuso nella disciplina storica. Sì perché se no non si spiegherebbe per quale ragione ad oggi una delle capitali che vanta una reale cultura multietnica, quando poi ascolti i racconti di chi ci vive da sempre, scopri che tutta questa integrazione, non c’è. Eppure ad oggi i parigini di origini africane sono ormai una realtà consolidata da decenni e decenni, eppure se Parigi è così multietnica è anche per via delle politiche coloniali che l’hanno caratterizzata nel suo passato, eppure ancora oggi se i poliziotti parigini vedono in auto ragazzi di colore, li fermano. Sempre. Mentre la stessa casistica non avviene nel caso in cui in “auto” ci siano parigini caucasici (un esempio tra tanti).
2. Itinerario: prendete la metro e dirigetevi nel cuore del 10eme arrondissement, fermata République. Qui dirigetevi verso nord per incappare lungo le vie dove Parigi cambia tonalità, assume sembianze inconsuete e vi accoglie con donne di colore che vi invitano a entrare nel proprio negozio per fare le treccine! Oppure andate ad ovest per camminare lungo Rue Saint-Maur scegliendo un locale a caso tra quelli presenti per ascoltare concerti di musica live, che, quando non sono in serata giusta propongono esibizioni come minimo di strumenti a fiato come il “Corno delle Alpi”, pensate quando beccate la serata giusta cosa ne viene fuori.
Ammetto che gli ultimi anni in cui sono andata ho scoperto che il 10eme è diventato uno dei quartieri più cool di Parigi, il che ha fatto sì che i prezzi si alzassero e le atmosfere multietniche assumessero a volte tratti differenti. Ma resta un quartiere di forte spontaneità e con origini popolari, come pochi altri in quel della Ville Lumière.
Il Parigino si sa vendere bene
Il punto è che spesso non conta il cosa dice, ma già nel come lo dice, ha vinto. A Parigi va di moda la galanteria, e se già la lingua francese dà una mano consistente di per sé (ex: noi diciamo “Prego”. Il francese dice “Je vous enprie” tradotto letteralmente: ve ne prego), il Parigino ne ha fatto una missione personale.
3. Itinerario: prendete la metropolitana e scendete a Chemin Vert (in realtà nella zona ci sono diverse fermate, ma io non ho mai amato la nota Rue Rivoli) e dirigetevi con mappa alla mano verso quella che considero una perla di Parigi ovvero Place des Vosges.
Siete nel cuore del famoso quartiere di Le Marais in quella che fu la prima piazza Reale di Parigi.
Una piazza quadrangolare racchiusa da 36 palazzi simmetrici con gli immancabili tetti in ardesia blu che risultano uguali tra di loro grazie a una scelta urbanistica di Enrico IV che fece costruire la piazza e la inaugurò nel 1612. Il nome attuale fu assegnato nel 1800 in onore del dipartimento Vosges per l’appunto che a quanto pare fu il primo a pagare i tributi.
Un tempo nei giardini si svolgevano i duelli, oggi i giovani studenti universitari o i parigini più adulti godono di questo spazio per vivere la città all’aria aperta. I giardini di notte però son chiusi.
Tra i palazzi storici che si affacciano su Place Des Vosges c’è anche la casa di Victor Hugo. Abitò qui al n°6 dal 1832 al 1848 e oggi ne hanno fatto un museo, ma io qui non sono mai entrata visto che preferivo stare all’aperto.
Sempre attorno ci sono anche numerose gallerie d’arte e raffinati locali dove poter bere, mangiucchiare, prendere un caffè… Solo che a meno che non vogliate pagarlo “oro” quel caffè, vi conviene allontanarvi dalla piazza.
Il Parigino è consapevole
E di consapevolezza ne ha da vendere! Per questo è capace di parlare un’intera serata di politica, approdando verso le due di notte ai massimi sistemi filosofici senza dimenticare verso le quattro di mattina brillanti digressioni sulla storia del teatro per poi ritrovarvi alle prime luci dell’alba totalmente ubriache e ormai consapevoli, pure voi, che la nottata, si concluderà così!
4. Itinerario: Sempre nel 10eme arrondissement si trova il canal Saint Martin (fermata Republique o Jacques Bonsergent) lungo 4,55 km (di cui 2km coperti), ma oltre che ad essere uno scenario piacevole durante il giorno, diventa una vera e propria meta per giovani la sera. Qui potete passeggiare lungo il canale, prendere da bere in qualche épicerie che troverete nella zona e poi godervi il vostro acquisto lungo gli argini comodamente seduti a chiacchierare. Oppure prediligere una bevuta parigina al locale/bistrot Chez Prune, vero e proprio “atelier” per studiare, osservare e ammirare il Parigino Doc.
E se qui trovate dei Parigini che non solo si avvicinano a voi, ma arrivano al punto di socializzare spontaneamente iniziando una qualche discussione a caso, una qualunque… Siete pregati di avvisarmi! Forse è giunto il momento di tornare nella Ville Lumière.
Foto di Alessio Trerotoli
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