di Marco Lascialfari (da Firenze)
Quanto sia stata importante nei secoli ce lo dicono anche le decine di nomi, veri o di pura fantasia, che le sono stati attribuiti dai popoli che vi approdarono, vi abitarono, vi realizzarono una agricoltura “eroica”, ne fecero un centro di importanti commerci o una avanzata postazione strategica.
E così la Πατελλαρία dei Greci diventa Cossura/Cossyra dei Romani, Quawsarah degli Arabi e addirittura qualcuno si è inventato un romantico, con molta fantasia, Bent-el-Riah cioè Figlia/Isola del Vento.
Oggi i Siciliani la chiamano Pantiddiria o Pantiddraria ma tutti la conoscono con il suo nome ufficiale:
PANTELLERIA
E’ qui che, a settembre 2021, abbiamo passato una settimana di vacanza, una vacanza Pantesca.
Indice degli argomenti
Pochi ed essenziali dati
Pantelleria si trova a sud ovest della Sicilia dista da questa 100 km circa mentre ed è a soli 70 km dalla Tunisia.
Con una superficie di circa 80 kmq è circa, tanto per avere un riferimento, un terzo dell’isola d’Elba, più o meno del doppio di Ischia o di Lipari, 4 volte Lampedusa.
E’ un’isola di origine vulcanica che, ancor oggi, presenta fenomeni di vulcanesimo secondario: fumarole, grotte con vapore, risorgive di acqua calda, ecc.
Per le sue rocce laviche scure è stata anche chiamata con l’appellativo “Perla Nera del Mediterraneo”. Proprio un materiale vulcanico come l’ossidiana, utilizzata anche dall’uomo primitivo per per la realizzazione di strumenti da taglio, punte di frecce e di lance, era apprezzata da tutti i popoli che si affacciavano sul Mare Nostrum e che qui venivano a cercarla e ne facevano commercio.
Oggi non esistono bocche eruttive sull’isola e l’ultima eruzione è avvenuta 130 anni fa, nel 1891, in mare a circa 7 km a nord-ovest dell’isola. I vulcanologi stimano il suo uno stato quiescente e si pensa che la maggior attività si stia lentamente spostando in direzione nord-ovest.
Nella parte settentrionale il suo centro più importante: Pantelleria Paese.
Qui è presente il porto nonché l’aeroporto. Altri centri sono Kamma, Scauri, Mursia, ma la vera anima Pantesca è data dalla abitabilità diffusa. Una miriade di tipici Dammusi punteggiano l’isola e la rendono unica.
Se oggi il turismo la fa da padrone per l’economia dell’isola, fino a poco tempo fa si viveva quasi esclusivamente di agricoltura (e marginalmente di pesca). Lo testimoniano, oltre ai Dammusi usati da sempre come abitazioni, le centinaia e centinaia di muretti con i quali si proteggono eroici fazzoletti di terra fertilissima.
Per parlare dell’agricoltura pantesca occorrerebbe dilungarsi più del consentito. Fermiamoci ad accennare solo a tre prodotti:
La Vite (ad alberello) tipica e protetta. Si innalza dal terreno per 50/60 cm e da una uva dolcissima: lo Zibibbo. Raccolta a mano spezzandosi la schiena regala (si fa per dire … una fatica paurosa) un vino spettacolare. Se invece, prima di ammostare, i dolci grappoli si fanno appassire al sole si ottiene il famoso Passito di Pantelleria … e non dico altro.
L’Olivo. Niente teli ne’ scuotitori. Solo le mani e i cesti per raccogliere i preziosi frutti: anche qui sempre chini sui rami che sfiorano il terreno.
I Capperi. Amari e immangiabili appena raccolti, deliziosi dopo essere rimasti diverse settimane sotto sale.
Come arrivare
Sebbene Pantelleria disti, come si è visto, più dall’Italia che dall’Africa arrivarvi è piuttosto facile.
Da Trapani si può prendere sia un traghetto sia un più veloce aliscafo ma la massima comodità è utilizzare i molti voli (anche lowcost ma concentrati nella bella stagione) che uniscono i maggiori aeroporti italiani col quello, appunto, di Pantelleria. Con 1 o 2 ore di volo, a seconda della distanze, arriverete a destinazione.
La pista, da poco allungata per permettere un più semplice atterraggio di aerei di linea, è stata realizzata nel ventennio fascista come base strategica per l’allora conquista delle “terre al sole” .
Pantelleria cittadina
Storici e particolari (ho detto storici ma anche artisticamente discutibili) i pilastri del cancello di ingresso alla parte militare dell’aeroporto. Oltre a tre fasci littori in rilievo su ciascun pilastro è indicato l’anno di inaugurazione XVII dell’era fascista (1938/1939).
Diciamolo subito: la cittadina di Pantelleria è piuttosto bruttina. Fu rasa al suolo dagli alleati (stupidamente ed inutilmente) durante la seconda guerra mondiale e la sua ricostruzione, iniziata al termine della guerra, ha seguito idee degli anni 50 senza tener conto ne’ della cultura locale ne’ di uno sviluppo armonico.
Lasciata la cittadina basta poco e si incontrano subito le tipiche abitazioni Pantesche: il Dammuso.
Questa abitazione, le cui origini si fanno risalire ai Fenici, è da sempre stata la caratteristica dell’isola. Costituita da un unico o più ambienti, di solito, a pianta quadrata collocato all’interno di un appezzamento di terreno, accoglieva la famiglia dell’agricoltore che, in questo fazzoletto di 3000/4000 metri quadri, viveva. Realizzato in pietre vulcaniche squadrate ha spesse pareti in grado di mitigare le torride temperature estive. Il tetto a cupola è realizzato in modo da raccogliere l’acqua piovana e convogliarla in una cisterna scavata nel terreno. Oggi un moderno desalinizzatore fornisce acqua potabile a tutta l’isola ma per millenni la sola acqua a disposizione dei Panteschi è stata l’acqua raccolta nelle cisterne ai piedi del dammuso.
Cosa offre Pantelleria? Dove alloggiare?
E soprattutto perché scegliere questa isola, cosa vedere, dove andare …
Iniziamo dalle tante offerte di alloggio. Si va dall’albergo stellato al piccolo agriturismo, dal dammuso di charme all’ appartamento.
Scegliere come alloggio il dammuso è sicuramente una scelta molto romantica e direi unica. Se poi avete accortezza di scegliere questo alloggio sulla costa ovest, vista mare, potrete godere dei fantastici tramonti che l’isola regala.
Noi, anche per comodità, abbiamo scelto un agriturismo/mezza pensione che ci ha semplificato la vacanza visto che così abbiamo evitato di preoccuparci della prima colazione e della cena.
Durante le varie escursioni ci siamo avvalsi di piccoli e veloci break a giro per l’isola. A questo proposito vi segnalo, a Scauri, il panificio/pizzeria Marrone.
Un banco ricco di pizzette, piatti pronti, arancini ripieni, dolci per tutti i gusti, insomma una delizia. Qui è anche possibile, una volta scelto cosa consumare, prendere il vassoio così preparato e sedersi ai tavoli della terrazza annessa. E’ aperto fino a tardi e, se ci andate la sera, potete vedere uno dei più bei tramonti della vostra vita.
Come muoversi?
Per muoversi è indispensabile utilizzare un mezzo preso a noleggio: lo scooter o una semplice utilitaria. Noi abbiamo utilizzato una vecchia Panda di oltre 20 anni… rumorosa, piena di bozzi, priva di aria condizionata, ma perfetta per le strette strade dell’isola.
Va detto subito che Pantelleria ha una buona strada che segue tutta la costa (strada perimetrale, complessivamente il giro è pari a circa 40/45 km), ma anche una una rete secondaria fatta di stradine strette e, a volte, dissestate o sterrate.
Vi dico subito che non utilizzerete mai le marce alte e raramente supererete i 50 all’ora. Per percorrere queste strade occorre prudenza ed attenzione: i muretti laterali sono estremamente duri e spigolosi, le auto che incrocerete, pure.
Perchè scegliere Pantelleria?
E arriviamo al perché scegliere Pantelleria: se siete amanti di spiagge bianche, lettini ed ombrelloni, diciamolo chiaramente: avete sbagliato posto.
Qui il mare è quello vero, duro, acque trasparenti e rocce scure, spesso i frangenti spinti dal vento rendono difficile entrare in acqua, ma basta avere l’accortezza di capire da dove soffia il vento e se da un lato dell’isola il mare è mosso dall’altro avrete mare calmo. Le scarpette da scoglio sono indispensabili.
Punti di accesso facilitati al mare per fare il bagno
Di seguito segnalo solo alcuni punti di accesso per fare il bagno con una certa comodità, lasciando a voi scoprirne altri:
Cala Levante e Cala Ponente: due piccole insenature vicinissime fra loro e divise da un promontorio. Spesso sono affollate ma sono dotate di piani in legno che permettono di prendere il sole distesi sul proprio asciugamano.
Arco dell’Elefante: rocce piatte (o quasi). Si arriva qui tramite una stretta strada asfaltata senza uscita. In luglio ed agosto qualche problema per parcheggiare e far manovra.
Balata dei Turchi: All’estremo sud dell’isola si raggiunge questa “spianata” di scogli (balata) dopo aver percorso pochi chilometri di strada sterrata ma comunque buona. Al termine un piccolo parcheggio per auto e moto. Ovviamente nei mesi più affollati dovrete svegliarvi presto se volete trovare posto in prima fila …
Una nota importante. In tutta la parte sud dell’isola NON c’è copertura telefonica. Guasti auto o necessità di aiuto comportano lunghe camminate o richiesta di aiuto nei confronti di altri turisti di passaggio.
Nikà: Si lascia la macchina o la moto nel parcheggio lungo la Strada Perimetrale (loc. Nikà) e si prende la stradella che da questo scende verso il mare. Percorrendola tutta (sono poche centinaia di metri) si arriva ad una baia piuttosto carina dove si trova uno scivolo per imbarcazioni. Qui l’accesso al mare è piuttosto facile e la balneazione non crea problemi. Ma se siete arrivati qui, come molti fanno, avrete perso il meglio (sigh).
Ripartiamo dal parcheggio, prendiamo lo stradello che scende al mare ma, subito dopo il primo e bellissimo dammuso che incontrate sulla vostra sinistra, cercate il ripido sentierino che costeggia la proprietà. Scendete, con attenzione, tenendo sulla sinistra il confine della proprietà (corde, muretti) e arriverete ad una piccola baia. Mettetevi la maschera o gli occhiali, tuffatevi e girate a sinistra e dopo pochi metri entrate nella minuscola cala. Immediatamente si percepisce la diversa temperatura dell’acqua. Attenzione a dove poggiare piedi e mani perché, dalle fenditura che qua e là si aprono fra le rocce, esce acqua ad alta temperatura. Con la maschera questi fenomeni si notano subito: nuvolette che si muovono, flussi e riccioli e soprattutto un piacevole calore che ci avvolge.
Lago di Venere: Si lo so non siamo al mare. Ma qui è possibile fare il bagno e stendersi al sole sulle uniche spiagge di tutta l’isola. Vogliamo aggiungere la possibilità di bagnarsi in pozze calde (alcune anche troppo) e spalmarsi la pelle dei fanghi ricchi di benefici elementi naturali? Insomma avrete a disposizione una SPA veramente unica.
Piccola indicazione: non portate in acqua oggetti metallici (potrebbero subire danni, corrosioni, ecc), non fate il bagno con ciabatte perché il fango del fondo potrebbe “rubarvele” con un effetto ventosa.
E un giro dell’isola in barca no?
Ma si dai, anzi direi quasi indispensabile. Questo è infatti il solo modo per vedere tutta la costa dell’isola compreso quelle parti impossibili da raggiungere da terra.
Per fare il giro le soluzioni sono due:
- Noleggiare un gommone o una barca e molte sono le possibili scelte anche dettate dal fatto se siate possessori di patente nautica o ne siate sprovvisti. Ovviamente occorre attenzione e una buona esperienza nel condurre una imbarcazione a motore. Il giro completo è pari a circa 27 M (miglia nautiche) che, detto fra noi, non sono poche.
- Utilizzare le offerte di giri organizzati potendo scegliere così fra diverse tipologie di imbarcazione (da preferirsi barche non eccessivamente grandi per poter accedere alle grotte che si aprono in tanti punti della costa). Con questa scelta (mediamente 50 euro a testa) perderete privacy e dovrete sottostare alle scelte del proprietario dell’imbarcazione ma di contro avrete una guida che vi porterà nei punti di maggior interesse dove, in sicurezza, potrete fare bagni con i vostri compagni di viaggio. Il tipico turistico pranzo a bordo fa parte del pacchetto.
I sentieri
Ma se il mare non è il vostro elemento qui siete ancora una volta nel posto giusto.
Più delle mie poche parole a proposito dei vari percorsi, vi consiglio di visitare il sito ufficiale del Parco: http://www.parconazionalepantelleria.it/
Dettagliato sia per le varie informazioni sia per la possibilità di scaricare in modo gratuito la mappa dei sentieri sia per avere precise indicazione riguardanti l’isola nel suo insieme: la flora, la fauna, la costa, il vulcanesimo, la cultura, l’agricoltura, la montagna, il lago, i geositi e tanto ancora.
Altro modo per recuperare idee, tracciati GPS, descrizioni ecc. per seguire alcuni dei sentieri più noti dell’isola è andare su Outdooractive.
3 percorsi da non perdere
Montagna Grande (è il monte più alto, 840 metri)
Si può arrivare, quasi alla vetta, anche con l’auto seguendo una tortuosa e malmessa strada asfaltata e parcheggiando nella zona dove è stata realizzata un’area attrezzata (acqua, tavoli, panchine). Ovviamente nulla vieta di iniziare il cammino dal parcheggio di Sibà e salire, con un po’ più di fatica, fino alla vetta. Da qui si percorrono, a scelta, vari sentieri fra i quali quello che conduce alla Grotta dei Briganti. Fantastici panorami a 360° sono compresi in questa camminata.
Monte Gibele (700 metri circa)
Una facile camminata che inizia non lontano da Ghibbiuna (zona archeogica). Il sentiero 977 sale dolcemente poi nel bosco ad un bivio, girando a sinistra, diventa più impegnativo. Superata una casermetta in rovina si raggiunge la cima e si vede subito il cono vulcanico sotto di noi. Di fronte Montagna Grande. Si prosegue in senso orario percorrendo tutto il bordo del vecchio cratere fino a raggiungere il bivio che avevamo incontrato salendo.
Benikulà, Favara Grande
Si parcheggia nel parcheggio di Benikulà dove c’è anche un Infopoint del Parco. Fatte poche centinaia di metri si arriva alla grotta del Bagno Asciutto dove si può fare un bagno di vapore naturale. Riprendendo il sentiero, dopo circa 1 ora, si arriva alla Favara Grande: un esempio di vulcanesimo tipico di Pantelleria. Il vapore esce da alcune fenditure del terreno creando nuvole cariche di umidità. Anticamente sopra a queste bocche di vapore venivano poste frasche e rami. L’acqua che condensava veniva fatta confluire in canali e riempiva piccole vasche scavate nella roccia (ancora visibili) così da raccogliere la preziosa acqua per uomini e animali. A questo punto si può tornare indietro sullo stesso sentiero o scendere verso la valle di Monastero e, dopo averla percorsa in direzione nord, si risale al parcheggio di Benikulà (4 ore circa).
Piccola nota finale: quando visitare Pantelleria.
Per godersela appieno, a mio parere, eviterei Luglio ed Agosto mentre Maggio, Giugno e Settembre potrebbero essere i mesi ideali. Non soffrirete così l’eccessiva calura estiva e potrete godere delle bellezze dell’isola appieno.
In ultimo, lasciate un po’ di spazio in valigia per portarvi a casa Passito, capperi, e tramonti Panteschi.
Trovate tutti gli altri articoli di Marco qui
Marco Lascialfari, nonostante non abbia la frangetta e non sia neppure una ragazza (ve ne siete accorti per caso?)… è l’autore di questo post e il protagonista di questa esperienza.
Se volete mettervi in contatto con lui o fargli altre domande, lasciate un commento!
- Foto di Marco Lascialfari
- Foto Cover Unsplash
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