Spesso ti senti chiedere: ma il viaggio più bello? Ma i posti più belli che hai visto?
E si sa che è una domanda difficile! Come chiedere a un bambino di scegliere se preferisce la mamma o il papà, o i nonni materni a quelli paterni, o ancora la sorella o il fratello. Sono domande eticamente scorrette (soprattutto perché spesso una risposta c’è, ma andiamo oltre). Nei viaggi è una domanda che non può avere una risposta univoca corretta.
Troppe le variabili, anche se poi alla risposta ci pensi. E nel mio caso alla risposta, seppur non univoca, ci arrivi.
E nonostante come nelle storie d’amore “l’ultimo è sempre il migliore”, ammetto che la mia scelta è ricaduta tra i viaggi più recenti, ma d’altronde abbiamo già detto che la domanda non andrebbe fatta, quindi non pretendiamo risposte analitiche.
Il viaggio alla fine è spesso come un colpo di fulmine. Gli unici colpi di fulmine nei quali credo a onor del vero. E la componente emotiva, si sa, ha la sua importanza…
Ma per me, la Mongolia, è stato veramente uno dei viaggi più belli della mia vita, senza se e senza ma e senza neppure nessun fidanzato o amore o compagno di viaggio che andasse a edulcorare tutto quello che vedevo. No.
La realtà è che ho sempre sospirato ogni qual volta che sentivo il termine Mongolia. Mi affascinava.
Terre lontane, guerrieri condotti da Genghis Khan e una natura incontrastata che nel mio immaginario era di genere desertico, e stepposo (immaginario come spesso errato e incompleto!).
Mi immaginavo un Paese lontano in tutti i sensi da noi, un ritorno nel passato, un viaggio dentro il tempo e dentro tutto quanto di selvaggio potesse esserci.
E poi sono partita. E l’immaginazione non serviva più perché quanto vedevo era al di sopra di ogni più creativa fantasia.
“La Mongolia è una calamita dell’anima, se rende l’idea. Ti abbraccia, riempie di spazio, di cielo, di vento, restituisce alla profondità della vita, alla spiritualità che non pensavi di avere, guarisce dalla solitudine, dalla timidezza, autorizza a commuoversi” (da “Mongolia – L’ultimo paradiso dei nomadi guerrieri” di Federico Pistone – edizione Polaris, 2013)
Queste le parole che lessi prima di partire. Queste le parole che meglio di ogni altra descrivono quanto ho provato, sentito e vissuto. Ma siccome non ho neppure lontanamente una simile capacità narrativa, vi voglio raccontare a modo mio “Perché la Mongolia”.
1. Perché ti abbraccia, sì.
La popolazione della Mongolia è fiera, orgogliosa e sorridente. Capace di accoglierti a braccia aperte e sorridere con te. Un sorriso sagace e astuto ma quanto mai veritiero e verace. Da non confondersi con il resto della popolazione asiatica, i mongoli, sono una realtà a parte. La fierezza nel loro sguardo è quella degli antichi guerrieri.
2. Perché tocchi l’infinito
Spazi infiniti in cui gli occhi non riescono a vedere la fine. Colori vivaci dal verde della vegetazione, al blu del cielo, al giallo del deserto. La natura è rigogliosa e domina incontrastata e qui non trova barriere che ne interrompano il fluire.
3. Perché capisci il significato di luce…
Lo stesso panorama di fronte a voi cambia di ora in ora. La luce è protagonista come in nessun altro posto. Chi dice che la Mongolia è tutta uguale è perché non l’ha saputa guardare.
4. E poi capisci il significato di ombra
Avete mai visto le nuvole specchiarsi sulle montagne? In Mongolia non vi stancherete mai di osservarle.
5. Perché la spiritualità è dentro di te
Dall’antica capitale Kharakorum ai templi arroccati: per molti questo Paese è sinonimo di misticismo e spiritualità. Per me è solo un’armonia talmente perfetta da obbligarti a sentire la spiritualità in te, esattamente come dice Federico Pistone “La spiritualità che non pensavi di avere”.
6. Perché ti riempe di spazio
Scali ansimando le dune di sabbia del Deserto del Gobi, vedi praterie verdi, ti specchi in laghi blu, fotografi cime innevate, cammini su terreni rocciosi, passi dalla steppa, osservi i cammelli che vagano liberamente e fotografi gli splendidi cavalli selvaggi… Ogni spazio attorno a te potrà essere vissuto.
7. Perché non hai mai visto tanto cielo
Sulle wazz o a piedi, seduta per terra e ancora coricata, nella stessa capitale Ulan Batar… Non c’era modo di non essere abbagliata dal cielo. E quando vivi in una città che a malapena te ne lascia intravedere un pezzetto, vedere il cielo dominare la metà del tuo spazio visivo, per me, è stata un’esperienza senza raffronti.
8. Perché il silenzio non sempre è assordante
Alle volte capita che il silenzio necessiti delle interruzioni, abbia un peso eccessivo o crei sensazioni di inquetudine. In Mongolia a me non è mai successo. E quando mi fermavo ore a guardare l’orizzonte, o stavo al freddo per ammirare di notte la luna piena e non sentivo nessun rumore attorno a me, percepivo una sensazione di armonia che solo la natura più dolce sa donare.
9. Perché è talmente forte che commuoversi è inevitabile
Le parole, spesso, non sono sufficienti.
Che meraviglia, la Mongolia è sempre stato uno dei viaggi dei miei sogni. Grazie per aver citato anche un libro, di solito leggo prima un libro ispirato ad un paese (città/luogo) prima di partire. Lo metterò nella mia lista di libriviaggi da comprare. 😉
Felicissima di averti dato ispirazione… E comunque io, in quel Paese, spero di tornarci (per farti capire quanto mi ha fatto innamorare!) 😉
Cmq se mai fosse racconta eh! 😉
ciao , graaie per il tuo racconto.
conviene affittare macchian con guidatore dall’italia oppure ad ulan Bator dove arriverò il 5 agosto ?
grazie
Ciao! Guarda non te lo so dire se conviene una cosa o l’altra perché io avevo già il contatto dall’Italia quindi non ho cercato a Ulan Bator. Nel racconto ho messo la mail della persona che mi faceva da guida. Prova magari a vedere se trovi più contatti e fai le tue valutazioni! (E buon viaggio!!!) ;)))))
salve vado in mongoli a dicembre con i miei 4 figli piu grande 10 anni piu piccolo 3 anni avete suggerimenti ? grazie
Ciao Edoardo…
onestamente il suggerimento che hanno sempre dato a me è di non andare a dicembre essendoci temperature che arrivano anche a meno 50 gradi… sicuro quindi di voler andare in questo periodo? Se fosse ti consiglio solo di cercare un tour affidabile, ma mi spiace non saprei dirti di più perché il periodo per viaggiare in Mongolia di solito va da giugno a settembre massimo.
Ciao cara Simona Grazie del tuo racconto volevo chiederti visto che io vorrei fare un viaggio da sola in Mongolia :a chi ti sei affidata per organizzare il tuo viaggio….. Quale parte hai visitato e se hai organizzato tutto dall’Italia..