Non una, non due e neppure tre. Le volte in cui sono partita in compagnia di un amico, maschio, ovvero del sesso opposto, non le conto neppure più. Il che da un lato significa che molto semplicemente di amiche che viaggiassero non ne avevo poi tante, dall’altro che sono recidiva… fatto sta che di esperienze in materia, ne ho accumulate diverse.
Partire con un amico (intendo comunque una persona del sesso opposto) comporta numerosi vantaggi (nonostante ora nello specifico mi sfuggano), ma comporta immancabilmente anche qualche svantaggio.
Mi spiego.
1. Messico – Viaggio zaino in spalla con amica, e amico
La situazione qui sembrava a favore del mio sesso (a riprova che non sempre la maggioranza fa la forza).
Viaggio on the road della durata di un mese e passa (a dire che, poco tempo, non era).
Il mio amico (carissimo) si fidanza prima di partire, e quello che credevo dovesse essere un elemento a me indifferente ai fini del viaggio, diventa, invece, un elemento dominante.
Sì, perché se prima la parte del “divertimento” era interessante per tutti e 3 (tenete presente che eravamo giovani 20enni), a un certo punto diventa interessante solo per me e e la mia amica.
Caso 1: nel bel mezzo di una serata a Oaxaca, conosciamo un gruppo di francesi dove c’erano due ragazzi non carini, di più. Iniziamo a chiacchierare tutti insieme solo che loro a un certo punto anziché degnarsi di parlare con noi, passano tutta la serata a scherzare con lui, il mio amico. Non solo.
A un certo punto ci invitano a proseguire la serata in una sorta di pub con musica live, ma a chi lo chiedono? A lui!
E lui cosa dice? “Sono stanco, vado a dormire. Scusate”.
Loro educatamente non insistono con lui, ma soprattutto neppure con noi eleggendo lui a “capo gruppo”. La mia amica e io, giovani ventenni, non osiamo unirci al gruppo senza di lui che era stato alla fine l’accentratore dei discorsi, e nonostante varie occhiate inutilmente supplichevoli lanciate al nostro amico, lo seguiamo a ruota (ve l’ho detto che eravamo giovini).
Conclusione: tutti a casa a dormire.
Il mio (carissimo) amico tutto gongolante ci prende pure per i fondelli: “Ma potevate andare voi! Ma sarete stupide!”. (Che comunque lui aveva ragione eh, lo so).
Caso 2: arrivati in quel di Playa del Carmen dopo 20 giorni di viaggio dove l’unico alcolico era stato il disinfettante usato per le varie vesciche, la mia amica e io pensiamo che sia il momento buono: “Almeno una serata come si deve, qui, la facciamo”.
La prima sera rimaniamo insieme al nostro amico ridendo e scherzando e capendo dopo ore che così, non funziona!
La seconda sera litighiamo con il nostro amico che volendo abbandonare Playa del Carmen seduta stante il giorno dopo (a ragione per carità) faceva presente che a lui, dei nostri interessi ludici, non fregava niente.
La terza sera, prese da disperazione (la maggioranza qui ha vinto e siamo rimasti tutti a Playa del Carmen un giorno in più), riusciamo finalmente a separarci dal nostro amico… Di modo da avere la riprova che le cose in quel frangente, cambiano!
Morale: non solo rimorchiare con un amico diventa difficile in viaggio, ma è ancor peggio se l’amico è pure bello. La situazione di “due donne un uomo” si tramuta in una sorta di triangolo nei pensieri degli altri astanti che iniziano ad ammirare lui, idolatrandolo, e a ignorare “voi”. E tempo che spiegate la situazione reale, è già ora di ripartire.
2. Buenos Aires – Vado a stare da un amico per un mese
Avere la possibilità di andare a stare in Argentina per un mese, gratis, ospite di un amico, credo che sia un’occasione tale che non richieda alcuna spiegazione aggiuntiva.
Il mio amico argentino, dopo un anno passato a Milano, torna a casa sua. E mi dice se voglio passare le ferie da lui.
Felice ed emozionata come poche, parto alla volta di Buenos Aires. Da sola. Tanto là troverò lui (non di certo in aeroporto, siamo solo amici, certi trattamenti non sono previsti!).
Arrivo a casa sua e conosco il suo coinquilino che molto gentilmente ha accettato di condividere la casa anche con me.
Una sera dopo circa 10 giorni di permanenza, squilla il telefono di casa. Il coinquilino in spagnolo (o meglio argentino, che precisiamo, io non parlo) con fare sorpreso mi dice che la telefonata è per me. Io credo di non aver capito. Nessuno mi chiama al telefono di casa del mio amico, solo mia madre ha quel numero.
Ma lui insiste: “Lo so, ma chiedono di te. É una ragazza che parla spagnolo”. Vado al telefono convinta che mi stia prendendo per il culo.
“Pronto?” (lo so che sono in Argentina, ma tanto è uno scherzo)…
Dall’altra parte del telefono inizio a sentire una serie di insulti a profusione in lingua spagnola, che per mia fortuna, non colgo fino in fondo, ma che al contempo, colgo sufficientemente bene visto che termini come: “Puta con accento boliviano” sono piuttosto chiari.
Inizialmente non proferisco parola. Dopo un po’ cerco di capire chi sia, ma parlo solo inglese e dall’altra parte del ricevitore mi si sottolinea di come il mio inglese abbia questo accento “boliviano”(nota di colore: a quanto mi riferiscono in Argentina è un gran insulto dare del boliviano a qualcuno)… Al ché dopo alcuni minuti il coinquilino riprende il telefono e “sistema lui” la conversazione.
Per giorni mi sono chiesta a chi fosse mai successo di andare dall’altra parte del mondo per essere insultata al telefono senza alcuna ragione (perché di ragioni non ne avevo creata neppure una per apoteosi dell’assurdo)… E un po’ ne ridevo a crepapelle con il mio amico, un po’ cercavo una qualche spiegazione.
Anche perché la domanda era: ma il numero come facevano ad averlo? Chi sapeva che io ero lì, visto che non conoscevo nessuno?
Morale: il coinquilino era fidanzato. E nel dubbio, una volta che la fidanzata ha saputo che a casa sua e del mio amico c’era questa italiana non ben identificata, ha pensato bene di fare un’azione preventiva! (Per fortuna poi non si sono mai sposati).
3. Australia – Viaggio on the road da sola con un amico
Il mio amico è già in Australia e io decido di raggiungerlo e approfittare dell’occasione.
Lui sta vivendo in Australia per un periodo: ha affittato una stanza, ha una macchina e ha già preso confidenza con il luogo. Ha anche nel mentre ricreato una sua situazione sesso-sentimentale che però sembra non dover riguardare neppure lontanamente il nostro “capodanno al nord”.
Partiamo on the road alla volta del nord, destinazione Darwin… Arriveremo solo fino a Geraldton. Dopo due giorni tra canguri e distese di bush, il nostro idillio si tramuta in “crisi di coppia al 25esimo anno di matrimonio”, nonostante di amicizia si parli e di amicizia platonica, pure.
Il dilemma si fa a questo punto pedante: proseguire a discutere, o ritornare alla base? Se a questo aggiungete che la donna della suddetta “situazione sesso-sentimentale” non gradiva molto questo viaggio “amico/amica”, la risoluzione appare evidente.
Morale: a Darwin ci devo ancora andare, ma quantomeno ho imparato a fare pace dopo ore e ore di discussione avvalendomi del solo utilizzo delle parole (le coppie invece possono attingere anche ad altri “aiuti” che, alla fine, danno una gran mano!).
E se una morale finale non c’è e non vuole esserci, ad oggi ancora ringrazio i miei amici che tutto sommato mi hanno sempre sopportato in viaggio, ma al contempo capisco meglio quegli altri amici che in alcune particolari situazioni mi dicevano: “Non puoi venire, siamo tutti uomini… E tu, sei una donna”.
Lucia dice
A parte.. che viaggi fichissimi.. poi.. mi fate troppo ridere.. 😀
Io sono spesso partita con il mio ragazzo e solo amici maschi, e mi sono fatta fregare per ben 2 volte.. alla terza mi sono rifiutata.. succedono cose memorabili però! 😀 😀
Siete stupende, ve lo giuro! Mi sono iscritta alla vostra newsletter perché siete troppo brave!
Simona dice
Lucia ma siamo già amiche??? Se no sarà il caso di diventarlo quanto prima?!!!!
Scherzi a parte, complimenti così rischiano di far montare la testa, grazie di cuore… Ma non ti preoccupare, ci saranno gli amici (maschi) che prontamente faranno in modo che la testa non ce la si monti per nulla…
(Ho sempre adorato la loro capacità di “farmi stare con i piedi per terra”?! 😉 )
Lucia dice
ahhaha, sono sincerissima!
Per i maschi..quello sicuro! Sono stati pensati apposta per distruggerti nei momenti di euforia pura.. ahahha che poi, ammettiamolo, gli amici (maschi) li abbiamo anche per questo!
Simona dice
Ammetto che quando tra amiche iniziamo a riempirci di complimenti totalmente autocelebrativi… mi rendo conto che hanno assolutamente ragione loro!
Altro che carie ai denti! 😉