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Trail running: 13 domande a chi corre più di 100 km in montagna
Il Trail running è una disciplina sportiva che prevede la corsa in ambienti naturali, lungo sentieri, spesso in montagna, collina o pianura purché l’asfalto, se presente lungo il percorso, lo sia in maniera molto ridotta. E fino a qui, sembra quasi piacevole.
Il Trail Running (leggete magari su wikipedia la spiegazione completa) però la maggior parte delle volte prevede terreni naturali sì, ma alquanto tosti come ambiente per la corsa ed ad oggi nell’accezione più comune del termine quasi tutti pensiamo alla corsa in montagna. Avete presente?
Ma non solo. Sapete la differenza tra Trail Running e Ultra Trail Running?
L’Ultra Trail Running sono le corse di Trail Running, ma quando queste superano i 42 km di lunghezza e i 4000 metri di dislivello.
4 0 0 0 metri di dislivello.
In una corsa.
Tutto di seguito.
E’ evidente che parliamo di una disciplina sportiva per pochi, anzi pochissimi. Per IRON MAN o come si chiamano, ma in sintesi (fatemelo dire) per esseri umani che di umano hanno pochissimo e che se sono umani per davvero, di certo non siamo della stessa tipologia!
Eppure io uno di questi Iron Man lo conosco e bene. Non solo.
Abbiamo anche iniziato a fare alpinismo insieme, prima (mia) cima insieme, e già ai tempi mi diceva che ero una mezza sega… Vuoi dargli torto?
Cosa vuol dire fare Ultra Trail Running? L’ho chiesto a chi lo fa!
Dal momento che io MAI nella vita potrò spiegarvi cosa significa fare Ultra Trail Running perchè (ve lo dico nel caso serva) mai e poi mai penserò a simili imprese, ho pensato di porre tutte le nostre domande da esseri umani comuni e medi al mio amico: Emilio Baldini detto Baldo, ultra trail runner capace di imprese, che vabeh, ma come si fa?
Queste alcune sue gare:
- Corsa Bianca 87km 3000+ / tempo primo 13h e qualcosa / tempo suo 16h / arrivato 5
- Orobie Ultra Trail 144k 9500+ / tempo primo 23h / tempo suo 36h / arrivato 45
- Valmalenco Ultra Trail 90k 6000+/ tempo primo 12h e qualcosa/ tempo suo 19h/ arrivato 36
- Quadrifoglio Ultra Trail 101k 4500+ / tempo primo 10h e qualcosa / tempo suo 13h 45’/ arrivato 19
- Cro trail 115k 7000+ / tempo primo 16h/ tempo suo 24h e qualcosa / arrivato 32
144 chilometri, 9500 metri di dislivello e una corsa di 36 ore??? E me li chiamate umani?
La parola a lui, Emilio Baldini, nella vita professore di matematica in quel di Sondrio, Lombardia (che io certe cose manco ci provo a spiegarmele).
Preparazione, programmazione e allenamento.
Consigli pratici adatto a tutti.
Ultra running.
La sfida degli itinerari trail più belli del mondo.
13 domande a un atleta di Ultra Trail Running per capire cosa significa e come si inizia
Perchè hai iniziato a fare trail running?
Ho cominciato a correre su strada ma da subito ho capito di amare poco l’asfalto e la monotonia della corsa in piano. Mi annoiava e così, nonostante non avessi ancora gamba nè fiato, cercai fin dai primi mesi percorsi ondulati. Nello stesso periodo avevo iniziato ad appassionarmi di montagna ed a compiere le prime escursioni: fu un passo abbastanza naturale quello dal cemento ai sentieri di bosco e collinari. Successivamente ho abbandonato gli scarponi in favore delle scarpe da trail anche per salire sulle cime ed ho iniziato a correre/corricchiare pur durante le gite montane. Era il 2008, su internet iniziavano a comparire articoli che parlavano di questa disciplina chiamata trail running: da li appresi che quello che facevo si chiamava trail running.
Come hai affrontato i primi allenamenti?
Totalmente a caso. Non avevo tabelle né regola. Semplicemente uscivo di casa ed andavo a correre, segliendo la meta passo dopo passo. In base all’umore del giorno andavo in questo posto o nell’altro, musica nelle cuffiette e via. Dopo qualche anno ho smesso di correre con la musica: preferisco sentire il suono di ciò che mi circonda. L’unico obiettivo era quello di aumentare il chilometraggio, ma mi stabilizzai sui 20-25km per diversi anni.
Quale è stata la prima gara fatta? Quanti km? Quanti giorni di allenamento?
La prima risale a 4 anni fa, la Sassella Run, una vertical corta e muscolare, 900m di dislivello positivo concentrati in 9km. Fu il primo esperimento di partecipazione a gara. Allenamento, come sempre, a caso. Praticavo diverse discipline in quel periodo, tutte legate alla montagna: arrampicata, scialpinismo, alpinismo, anche il correre rappresentava una delle attività che mi appassionavano, non era mai stato finalizzato ad una gara. Giusto per provare, istigato dal mio compare di uscite Gianluca che già gareggiava da qualche tempo, mi iscrissi all’ultimo momento. Non ero molto convinto né avevo obiettivi particolari, quindi non feci nessuna preparazione specifica, anche se il tracciato della Sassella Run si snodava su parte dei sentieri dove correvo da anni, proprio dietro casa mia, quindi si giocava nella mia palestra. Un po’ di base già ce l’avevo e semplicemente andai a provare. Ovviamente feci un tempo mediocre, però mi piazzai a mezza classifica: da li capii che il mondo competizioni poteva essere un ottimo stimolo per impegnarsi a migliorare.
Cosa si pensa in tutte quelle ore di fatica?
A tutto. Dopo un po’ il cervello si sconnette dal pensiero razionale e si attiva una parte di te che di solito dorme. E’ uno stato mentale simile a quello indotto dalla meditazione, o pratiche simili, penso si manifesti in seguito alla respirazione profonda e ritmica prolungata per molte ore, unitamente allo sforzo. I pensieri affiorano da soli in maniera casuale: ricordi vecchi, immagini recenti, cose belle e cose brutte, riflessioni su situazioni vissute o che stiamo vivendo, ma esce tutto spontaneamente, non lo decidi tu. A volte continua a girarti in testa per ore un motivetto o una canzone che magari ti fa pure schifo, ma il tuo cervello ha deciso che vuole sentire quella. A volte ti vengono delle illuminazioni e capisci cose che non avevi mai capito, o articoli delle riflessioni che non pensavi di essere in grado di formulare, mentre altre volte sei senza pensieri ed entri in fusione con i boschi e le rocce attorno a te, una sorta di quello che i greci chiamavano “senso panico”. In quest’ultimo caso si prova una sensazione speciale: ti senti in contatto e simbiosi con tutto l’ambiente circostante, è come se tu fossi montagna e la montagna fosse te, non ti senti più un elemento estraneo che sta correndo ma parte del sistema intero, è una condizione bellissima. Per questo amo correre da solo e senza musica, non potrei mai provare una cosa simile in una maratona in città in mezzo a mille persone urlanti.
Ma la fatica quando inizi a sentirla?
Dipende cosa intendi per fatica. Fatica fisica ne fai anche da subito se, ad esempio, si parte con un bel salitone ripido da 1500m di dislivello. Però il tuo corpo è abituato a quel tipo di fatica e quindi è una sensazione come un’altra, anzi a me piace, mi fa sentire vivo, quindi non so se chiamarla “fatica”. La fatica peggiore è quella psicologica e subentra quando non dormi magari da più di 24h ed inizia la famosa “crisi”. La crisi può arrivare anche molto prima chiaramente, pure dopo poche ore, ma quando non dormi da molto è peggiore. Diventi lento, poco lucido, la testa inizia a fare pensieri negativi tipo “meglio ritirarsi non ce la farò mai”, uno stato semi depressivo si impossessa di te e non ti diverti più, non ti godi la corsa. La crisi poi passa e ti riprendi, ma sta a te riconoscerla e farla passare nel migliore dei modi. Ecco affrontare le crisi è quello che io chiamo fatica, poichè è una fatica mentale.
Quali sono le altre esperienze di trail running vissute?
Bè io partecipo solo a gare ultra trail, sopra i 50km almeno. Non sono uno sprinter, sono lento e resistente quindi soffro le gare ad alta intensità, cioè più corte e veloci. Attualmente ho partecipato e chiuso più o meno una dozzina di ultra di varie lunghezze e di varie tipologie. Di tutte sono particolarmente affezionato a tre: il Cro Trail (dal piemonte alla Francia: parti a Limone in mezzo alle montagne, attraversi le alpi marittime, e scivoli fino a Menton in spiaggia, dove all’arrivo puoi farti il bagno in mare!), la Orobie Ultra Trail (attraversata in quota delle orobie da Clusone a Bergamo, fantastico e durissimo viaggio di 140km sul versante meridionale delle prealpi) e la Corsa Bianca (87km percorsi di notte a febbraio nella neve sotto il gruppo dell’Adamello nel gelo). Questi sono stati i tre viaggi più duri e belli che ho fatto, li ricorderò per sempre.
Quali i tuoi prossimi obiettivi?
Quest’anno si alza l’asticella sui 180km con dislivelli sopra i 10000m, o almeno ci si prova. Dopo un certo livello il gioco diventa duro per davvero e non si sa mai se si riuscirà a portare a termine l’impresa. Prepararsi fisicamente e psicologicamente bene e andare a testa bassa, belli convinti, è l’unica strategia.
Perchè andrebbe fatto trail running?
Non andrebbe fatto. E’ solo uno dei possibili sport praticabili e uno dei possibili modi per tornare in contatto con sé stessi.
In questo mondo completamente innaturale e collegato via web, dove il contatto con la natura e con gli altri è andato perso, alcune pratiche sportive permettono di recuperare in parte questo rapporto. Per come la vedo io sono più indicati gli sport di fatica all’aperto (arrampicata, alpinismo, scialpinismo, mountain bike, kayak, ecc..) o quelli di contatto come la boxe, perché risvegliano la parte più ancestrale e sopita di noi. Sopravvivere in luoghi “ostili” e selvaggi o combattere per la sopravvivenza erano situazioni in cui i nostri antenati primitivi si trovavano quotidianamente, mentre il nostro problema maggiore oggi è prendere il metrò in tempo o non farsi investire dal tram. La lotta per il cibo si è tramutata nella lotta per avere più like su instagram. E’ bello e importante tramite un “gioco” riavvicinarsi almeno un po’ alla nostra natura antica, ma ognuno, in base alle proprie caratteristiche e attitudini, deve scegliere ciò che più si adatta a lui. Purtroppo già troppa gente oggi fa trail per moda; non c’è nulla di male però non mi piacciono le attività praticate per essere cool e riempire la bacheca di facebook. Quindi non penso che “vada fatto”, va fatto se fa parte di te, se no puoi tranquillamente fare altro.
Ci sono accorgimenti alimentari per esempio che usi per riuscire a fare una gara?
Non sono particolarmente attento alla dieta, in linea di massima cerco di non mangiare schifezze tipo fast food o fritti, zero zucchero bianco, distribuisco i carboidrati a pranzo e le proteine a cena, cerco di mangiare tanta verdura. Poi non seguo con rigore queste regole, sgarro parecchie volte e bevo un sacco di birre, cosa che non dovrei fare ma faccio lo stesso.
Come ci si sente prima di una gara?
Prima io non mi emoziono per nulla, la notte precedente dormo benissimo e non mi viene nemmeno in mente che il giorno dopo devo correre. Alla partenza sono sempre scazzatissimo poiché odio aspettare lo start e mi infastidisce la ressa. Come si parte cerco di staccarmi dalla massa, prendo il mio passo ed inizio a divertirmi.
E come dopo?
Bene anzi benissimo. Per tre giorni sei pieno di endorfine come un eroinomane. Ti senti fortissimo e speciale per aver chiuso una cosa grande. Poi in realtà non hai fatto nulla di speciale,ma ti senti speciale lo stesso, pensi di essere in grado di far qualsiasi cosa. Una sensazione fantastica che crea dipendenza.
Qual è un’escursione tipo per te? Quanti km al giorno o a settimana fai?
Be distinguo tra allenamenti ed escursioni. Allenamento può essere anche solo un’oretta in cui faccio ripetute o lavori specifici per velocità e muscoli. Altre volte faccio il lungo ed allora esco su distanze di 40 o 50km a ritmo lento, dipende da che cosa sto preparando e da cosa prevede la tabella. L’escursione è più un’uscita fine a sé stessa, per raggiungere questa o quella metà, non bado molto ai km ma alla bellezza dell’uscita (che però di solito è lunghetta). Comunque spesso corro, anche se piano, durante diversi momenti dell’escursione, specie in discesa, perché ormai sono abituato a muovermi così e mi viene spontaneo, diciamo che fondo in un mix le uscite di piacere con la modalità skyrunning, anche se ciò è fuori dalle tabelle di allenamento. Durante l’escursione il crono non mi intressa, anzi spesso mi fermo per far foto o guardare il panorama, tuttavia il muoversi veloci consente di coprire distanze maggiori e quindi di portare a termine in giornata giri molto più lunghi ed interessanti. Se mi chiedi qualche numero numero in media sono sugli 80km settimanali (che possono diventare 130km nei periodi che carico). Nel 2017 complessivamente ho fatto 3700km circa di uscite.
Cosa stai preparando per la prossima estate, quale il tuo nuovo progetto?
A livello gara sto preparando una 180km in montagna, piuttosto dura, ma vuol essere uno step intermedio verso gare di endurance molto più estreme a cui mi piacerebbe partecipare. Non so se il mio fisico si dimostrerà adatto a questo tipo di sforzi, si fa un passo alla volta e si aumenta pian piano. Per ora ho reagito bene, in futuro vedremo, il mio sogno tra qualche anno sarebbe la Transpyrenea, gara mostruosa da 890km sui pirenei. Però non è per tutti e non so se riuscirò, staremo a vedere. A livello personale invece, al di fuori delle gare, mi piace tracciare dei giri impegnativi sulle montagne di casa mia, tutti anelli che partono e terminano a Sondrio. Ne ho già fatti alcuni l’anno scorso, si tratta di concatenamenti di varie cime, link tra sentieri e alte vie che attraversano i posti che più amo nella mia valle. Li traccio, sulla carta, li provo pezzo a pezzo per studiarli, e poi il giorno giusto li faccio per intero. E’ molto bello, è come scrivere una canzone o fare un disegno, è creare la tua linea e realizzarla. E’ molto di più che organizzare una gita o pianificare un’escursione, la vivo un po’ come un’opera di creazione artistica. Le cime e gli alpeggi che attraversi, le punte e i passi che superi, le zone di collegamento, alla fine le conosci come le vie della tua città, e allora tracci il collegamento, la linea che ti porta in un solo giro a passare per tutti i posti che ami. Penso che in un futuro mi dedicherò solo a questo e abbandonerò le gare (troppa gente ormai). Ho in mente per quest’estate due o tre “imprese”, una di queste è un anello di 70km con più di 6000m di dislivello che va a linkare sei cime che fanno parte di me tra Valmalenco e Sondrio, il tutto in giornata ed autonomia alimentare completa. Poi ho in mente un’impresa molto ambiziosa e devastante per l’anno prossimo, l’ho già tracciata ma devo ancora lavorarci molto. E’ un segreto per ora ma, se riuscirò a farla partire, te la racconterò volentieri. Un viaggio fantastico, ovviamente nella mia Valle!
Se volete saperne di più, avere consiglio o parlare con Emilio Baldini (detto il Baldo) vi lascio la mail a cui scrivergli: emilio.baldini@didasca.org
E di cuore, complimenti Baldo (anche se nutro ancora dei dubbi sulla vostra umanità) 😛
Ogni giovedì appuntamento fisso con racconti o video di trekking, cammini o escursioni! Idee per nuove gite o consigli, trovate tutto qui: FRINGE IN TREKKING Se volete invece ess ere sempre aggiornati e non perdervi nessun post, iscrivetevi alla newsletter e indicate “trekking” negli interessi. |
Inguaribile Viaggiatore dice
Anche se amo la montagna, devo confessare che il trail running non è proprio lo sport che fa per me
Simona Scacheri dice
Ahahahah… Dici eh? Concordo! Appieno. Ammetto che riesco a capire chi ci si butta, ma so già che non sarà per me. L’impegno richiesto va oltre quanto io sono in grado di dare o meglio… di volere! 🙂