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Uzbekistan, la via della Seta e Samarcanda
“Vado in Uzbekistan”.
“Dove vai scusa?”
“In Uzbekistan”.
“E dov’è”?
Questo è quanto mi sentivo dire ogni qualvolta parlavo del mio prossimo viaggio.
Le poche persone che conoscevano la collocazione geografica del Paese me lo sconsigliavano poiché situato in una zona ad elevato rischio sismico (questo è vero), mentre le altre restavano perplesse della mia scelta.
L’Uzbekistan per i più non è una meta nota, ma per me rimaneva un sogno e devo dire che la realtà ha superato ampiamente le mie aspettative.
La via della Seta
La Via della Seta, asse di comunicazione tra mondi lontani, dove ricchi convogli carovanieri toccavano le poche oasi che rendevano possibile l’attraversamento di sconfinate zone desertiche e, inoltre, i racconti delle “Mille e una Notte” con i suoi palazzi principeschi, il suo profumo d’Oriente…
Tutte immagini che nutrono i sogni e a ragione.
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Quando andare?
Il periodo migliore per andare in Uzbekistan contempla le mezze stagioni nostrane: primavera e autunno.
In estate il caldo è torrido è si possono toccare anche i 50 gradi. C’è chi si avventura ugualmente però anche nel mese di agosto non avendo ferie in altri periodi, ma tenete presente che viaggiare in Uzbekistan d’estate è per fisici forti e abituati al caldo.
Io sono andata ad ottobre e la temperatura era mite anche se esiste una notevole escursione termica fra giorno e notte.
Cosa Vedere in Uzbekistan in 8 giorni?
Cosa vedere in Uzbekistan?
Quale itinerario scegliere? Sono sufficienti 8 giorni o una settimana?
L’Uzbekistan rimane una meta di viaggio che riserva tantissime meraviglie, ancora non troppo turistica, ma in 8 giorni si riesce a godere delle cose principali. Si inizia ad assaporare il Paesi e si riescono a vedere le cose principali.
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Urgench – Khiva (30 km)
Lasciamo i bagagli in hotel ed iniziamo la nostra giornata a Khiva ( fuso orario di 4 ore in più rispetto all’Italia, 3 se vige ora legale).
Vorrei consigliare l’hotel Asia per la sua ottima posizione di fronte ad una delle porte di ingresso della Itchan Kala (ovvero la parte murata della città di Khiva) che permette, dopo cena, quando tutti i turisti se ne sono andati, una splendida passeggiata capace di riportarvi indietro, in un tempo totalmente sconosciuto.
Khiva
La città si trova in prossimità della frontiera con il Turkmenistan in un’oasi ai margini del deserto.
E indubbiamente la cittadella fortificata è un museo a cielo aperto. Da vedere c’è tanto.
A Itchan Kala “dentro le mura” (primo sito in Uzbekistan ad essere iscritto nel Patrimonio dell’umanità) visitiamo la fortezza reale Kuha-Ark costruita originariamente nel XII sec. e ingrandita nel XV, la zecca, le scuderie e di particolare interesse la Moschea d’estate decorata con mosaici nei toni del bianco e del blu con motivi floreali.
Il minareto di Kalta Minor iniziato nel 1851, ma mai terminato, è rivestito di maioliche turchesi e doveva essere il più alto del mondo islamico (il progetto era di 70 mt. ma la costruzione è terminata a 26). Oggi però sembra più una ciminiera che un minareto.
La Madrasa del Khan Mohammed Amin (scuola coranica) è la più grande del suo genere e poteva ospitare 250 studenti (ora è stata trasformata in un albergo). Ancora la Moschea Juma, costruita nel X sec. e ricostruita verso la fine del XVIII sec. che ha conservato dalla prima fase di costruzione le bellissime 218 colonne lignee che sostengono il tetto.
Palazzo Tosh Hovli detto “Casa di Pietra” con interni veramente sontuosi. Un altro luogo interessante è il Mausoleo di Pahlavon Mahmud costruito in onore di questo poeta e filosofo, patrono della città.
Nel cortile di Rakhim Khan abbiamo assistito allo spettacolo di una famiglia di acrobati ed equilibristi che al suono di trombe e tamburi volteggiavano nell’aria. Direi uno scenario quantomai ricco e meraviglioso.
Khiva – Bukhara (480 km)
Trasferimento. Già di per sé non sono pochi in pullman 480 km, ma a questo aggiungo che sono stati in gran parte effettuati con un fondo stradale totalmente dissestato…
Il giusto paragone sono le montagne russe solo che il giro in giostra dura 2/3 minuti, questo faticosissimo trasferimento, è durato 10 ore mettendo a dura prova nervi e stomaco.
Abbiamo poi saputo che esistono sia treni che aerei…
Bukhara già nel VIII secolo era un importante centro commerciale e culturale.
La sua posizione geografica l’ha resa tappa obbligata nei collegamenti tra Occidente e Oriente per secoli (anche Alessandro Magno si fermò qui) e la conoscenza acquisita dai vari popoli con cui veniva a contatto ha permesso alla città di raccogliere il meglio delle varie tendenze artistiche.
Visitiamo il complesso Lyab- Hauz, le sue Madrasse e la moschea Magodi Attari unica per i suoi ornamenti che riprendono concetti zaroastriani e buddisti.
La giornata termina con una cena con spettacolo nella suggestiva cornice della Madrassa Nodir Divan Begi.
Cucina accettabile, anche se sicuramente non è un punto di forza di questo paese.
Bukhara
Incredibile ma vero quando si dice “quello vende fumo”! Da quel viaggio in poi, ho smesso di dirlo.
Uscendo dall’albergo di prima mattina abbiamo incontrato una vecchina che con un piccolo braciere in mano… vendeva fumo.
Non so cosa bruciasse, ma il fumo era abbastanza intenso, e pare che, questo fumo, avesse il potere di allontanare spiriti maligni o altre cose non meglio identificate e che fosse comunque molto propizio e di conseguenza VENDUTO per pochi sum (moneta locale).
Qui visitiamo il Minareto Kalon, risparmiato dalla furia di Gengis Khan, Mir Arab, la grande scuola coranica, e ancora Char Minor la curiosa Madrassa con quattro minareti.
Ma la nostra guida dice che la gemma più preziosa di Bukhara è il Mausoleo detto di Ismail Salmani capolavoro del X sec costruito con particolari mattoni di terracotta.
Ci addentriamo nella cittadella di Ark, nucleo originario della città distrutta poi dai bombardamenti sovietici, ed infine nei tre bazar facilmente individuabili per le caratteristiche cupole: dei gioiellieri, dei cappellai e dei cambia valuta.
Qui tra tappeti coloratissimi, spezie di ogni genere ho acquistato uno splendido “susanì” tessuto ricamato con melograni a non finire, portano fortuna, con colori vivacissimi. (Mia figlia si stringe lo stomaco ogni volta che lo vede… ).
La popolazione è molto cordiale, sorride spesso, solo che mi colpiva notare la quantità di sorrisi “con denti d’oro”. Mi sono detta: sarà un problema di natura economica, costeranno meno dei denti di porcellana, Bene! Non è così.
La nostra guida ha spiegato che negli anni 50/60 e oltre era “di moda”. Quando una ragazza si sposava, era costume far rivestire un dente, peraltro sano, con una capsula d’oro in segno di bellezza nonché di ricchezza… E se non sono relative le mode…
Bukhara –Shakhrisabz- Samarcanda (450 km)
Sveglia alle ore 6 i km sono tanti.
Durante il viaggio abbiamo visto intere distese di campi di cotone, cultura forzata voluta dall’Unione Sovietica negli anni ’60 che ha creato qualche problema (vedi il lago di Aral, quasi totalmente prosciugato).
Shakhrisabz è una piccola città con quasi duemila anni di storia, famosa soprattutto per aver dato i natali a Tamerlano, il grande condottiero, che per questo fece costruire splendidi palazzi.
L’impatto con il luogo è stato uno spettacolo di esuberante bellezza: ceramiche finemente decorate (anche se in parte, ristrutturate) con mille tonalità (dal verde, al blu, all’azzurro) che ti stordiscono.
Visita del complesso Dorus Saoda destinato alla sepoltura delle famiglie regnanti e la Cripta di Tamerlano uno dei capolavori di quel periodo!
Samarcanda
É una delle città più antiche del pianeta. 2500 anni di storia. Coetanea dell’antica Roma.
Qui sono passati da Alessandro Magno a Gengis Khan a Tamerlano.
Tamerlano ne fece la capitale del suo impero. Questo per darvi una dimensione del valore storico di Samarcanda.
La nuova architettura con enormi portali ad arco, alte cupole azzurre e raffinate maioliche, sono il principale elemento decorativo dei monumenti cittadini e segnò la nascita dello stile imperiale centro asiatico.
É davvero il paese delle “Mille e una Notte”.
Il Registan l’antico centro commerciale della Samarcanda medioevale, è ancora il cuore del centro cittadino.
Piazza Registan è costituita da tre grandi scuole coraniche. La Madrassa di Ulug Bek è la più antica, terminata nel 1420, al cui interno si trovano mosaici rappresentanti temi astronomici, la Madrassa Sherdar completata nel 1636 , con mosaici rappresentanti dei leoni un esempio unico dell’arte islamica che vieta la rappresentazione di figure sia umane che animali, la Madrassa Tilla Kari ha bellissime decorazioni dorate.
In piazza Registan, il luogo più fotografato del paese, incontriamo un gruppo di ragazzi… “Siete italiani” e iniziano a fare l’elenco di quello che conoscono dell’Italia, dei cantanti nostrani…
Vecchioni (che con la sua canzone ha reso la città di Samarcanda più famosa della via della seta) e poi Albano e Romina. “Felicità” cantavano… (Avrei voluto dire che nonostante la canzone si sono separati ma non ho avuto il coraggio)!
La cena l’abbiamo trascorsa invece in un locale/casa tagica dove abbiamo assistito alla preparazione del piatto tradizionale ovvero il plov, uno stufato di riso, carne (manzo o ovina) e carote.
Samarcanda – Tashkent (320 km)
Completiamo la visita di Samarcanda con la necropoli Shakhi – Zinda vero tesoro architettonico con moschee e mausolei, un importante luogo di pellegrinaggio.
E poi ancora piccole e affascinanti madrasse, moschee, minareti punteggiano il centro cittadino unitamente a tappeti, susanì, eccetera eccetera.
Tashkent /Milano
Nel 1996 un terremoto rase al suolo la città di Tashkent che venne ricostruita in puro stile sovietico. Case di cemento squadrate, lunghi e tetri viali alberati.
Abbiamo visto piazza dell’Indipendenza, il teatro, la metropolitana ma nulla che valga la pena di segnalare.
Pochi giorni prima del nostro arrivo il Paese ha festeggiato 20 anni di indipendenza.
Ma credo onestamente che ci sia ancora molto da lavorare per dichiararlo un paese democratico.
Il regime c’è e si vede.
Jules dice
Che architetture particolari, così diverse dalle nostre! Deve essere una meta davvero unica!