Premessa: questa volta ci provo. Provo a raccontarvi tutto il viaggio con dovizia di dettagli e possibilmente in tempi utili. Ho scritto tutto mentre ero via, ora tocca vedere se mi riesce di riportarvi fedelmente ogni cosa… Prometto di impegnarmi!
Yangon. Prima tappa del mio viaggio in Myanmar e prima tappa obbligata per quasi tutti i viaggiatori essendo uno degli aeroporti principali e lo scalo più utilizzato quando si arriva da “ovest”.
Dicembre 2014. Mese perfetto per viaggiare in questo paese. Temperature calde, ma non troppo e clima secco. Sole splendente e cielo blu.
Arrivo in aeroporto a Yangon con un volo della Korean Air (che riconosco essere stata impeccabile e decisamente valida) che mi ha fatto fare scalo prima a Praga, poi a Seul ed infine a Yangon. Ed evito di dirvi quanto l’ho pagato perché sono assolutamente certa che voi lo troverete più economico (ma quando ti ritrovi a fare i biglietti per l’ennesima volta i primi di dicembre con partenza festività natalizie, non puoi lamentarti).
(No vabbeh, devo dirvelo: la mia amica che ha prenotato in ottobre ha pagato sugli 800/900 euro con un solo scalo, io la bellezza di 400 euro in più. Ecco!).
Dicevamo…
Arrivo in aeroporto per le 22.30 ora locale (fuso orario di 5 ore e trenta in avanti quando in Italia c’è l’ora solare) e resto colpita dalla calma di questo aeroporto. Una coda ben organizzata per passare il controllo passaporti e facile ritiro dei bagagli che con mia somma gioia arrivano. Sono già le 23 di sera. I cambi dei soldi sono tutti chiusi. Tenetelo pure presente, ma non è grave dal momento che i dollari vengono accettati sempre e ovunque. Fanno un cambio a loro conveniente: 1 a 1. Ovvero 1000 kyat equivalgono per loro a 1 dollaro. Ma la realtà è che vi converrà poi cambiare non appena potete perché il dollaro vale di più.
Io nel mentre osservo attorno con aria stranita. Sarà per l’ora tarda, sarà perché è Birmania, sarà perché dopo due giorni di viaggio mi sembra un sogno essere arrivata, ma la prima impressione di quiete e calma mi entusiasma.
Per prendere il taxi trovo un banchetto ufficiale! Faccio presente il nome del mio hotel e per il costo di 10 dollari (con tanto di ricevuta) vengo subito messa su un taxi senza dover contrattare. (Non mi sembra vero).
Il taxista è carinissimo e cerca di parlare in inglese con noi, cercando di capire: “Da dove arrivate? Cosa fate?” e naturalmente… “Italy! Ahhhh, football! Totti! Milan!”. Bene.
In Myanmar il calcio è il primo sport nazionale, diciamo che noi italiani partiamo già avvantaggiati nella graduatoria delle simpatie birmane.
La città è deserta. Non ci sono clacson, non ci sono auto, soprattutto non ci sono motorini. Ma mi rendo conto che è mezzanotte ormai e farsi un’idea di una città a quell’ora è un po’ difficile anche se trovo meravigliosa l’accoglienza (ho pensato di cercare di arrivare sempre di notte nei Paesi sconosciuti, mi sembra un impatto più confortante).
Il taxista con estrema gentilezza e precisione ci porta al nostro hotel in DOWNTOWN (prenotato direttamente dall’Italia con internet):
Daddy’s Home – NO.(107), Konzedan Street, Pabedan Township, Yangon, Myanmar.
Mail: daddyhomehotel.ygn@gmail.com (qui le recensioni)
Costo circa 28 euro a notte con bagno in comune e una stanza senza finestre. La colazione è inclusa (uova e marmellata con banana, spartana ma valida).
(No, non ho assolutamente detto che lo consiglierei ma neppure che lo sconsiglierei.
Diciamo semplicemente che essendo alla ricerca di un posto economico, questo lo è. Bello non è per davvero, ma gli riconosco un buon servizio e soprattutto mi hanno tenuto la camera come da prenotazione e in Myanmar non è una cosa così “scontata”).
E al risveglio la città è (naturalmente) il caos più totale!
Downtown che la sera prima era deserta si anima e diventa la classica città asiatica composta da disordine, inquinamento acustico e parecchia immondizia. Sporca. Decisamente sporca Downtown, a differenza dei quartieri più ricchi e ben tenuti di Bahan e Dagon che sono a nord del centro storico della città, ma il sapore dei contrasti va vissuto, soprattutto quando siete in Asia che vive di contrasti.
Ci facciamo indicare una banca per cambiare i soldi (consiglio comunque vivamente di cambiare nella moneta locale onde evitare di perderci con il cambio) e riusciamo ad arrivare in una banca per scoprire che avere tutti pezzi da 20 dollari comporta un tasso di cambio peggiore (a discapito della filosofia: negli avere tagli piccoli che nonsisamai).
E poi scopro subito con mia somma gioia che il livello di inglese è notevolmente basso.
Ma il bello viene quando dovete prendere dei taxi: non sanno leggere in inglese.
E non riescono neppure a capire la vostra (evidentemente pessima) pronuncia dei posti in inglese. Neppure quando dite “Shwedagon Pagoda” che sarebbe il punto più famoso di tutta la città.
La Lonely Planet per fortuna scrive in Birmano il nome di tutte le zone presenti a Yangon e vi assicuro che aiuta tantissimo. Se no servirebbe farsi scrivere dall’hotel le destinazioni che vi possono interessare. Male che vada farete dei giri a caso perché il tassista… non vi ha capiti!
I taxi sono il mezzo migliore per girare Yangon. Costo che varia dai 3 dollari per ogni destinazione ai 4 dollari quando lo prendete di sera e nelle ore con maggior traffico.
Per l’aeroporto il costo è di 8 dollari di giorno e il tempo impiegato è di circa 45 minuti (fatevelo chiamare dall’hotel che contrattano loro). Mentre per la stazione dei bus 10 dollari e dipende dagli orari il tempo impiegato. Dovrebbe distare circa un’ora ma io una volta partendo per le 18 di sera ho impiegato un’ora e 40 minuti per arrivare (per fortuna ero partita in anticipo).
Di stazione degli autobus ce ne sono due ma sono distanze simili, non crediate a quanto a volte raccontano i tassisti che aumentano i prezzi e tenete presente i 10 dollari sempre come parametro di partenza.
Prendere gli autobus in città invece è molto difficile visto che non c’è modo di comunicare per capire destinazioni e fermate, ma camminare è sempre piacevole (soprattutto se fuori da Downtown dove trovate “pure” dei marciapiedi su cui poter camminare, altra peculiarità da non sottovalutare).
E finalmente Shwedagon Pagoda ovvero il tempio buddista più noto, la pagoda dorata che spicca in tutta la città, uno dei gioielli del buddismo più famosi al mondo.
E qui entrerete subito a contatto con quanto la Birmania vi riserva: NO SHOES, NO SOCKS! (no scarpe, no calze ovvero vi dovete togliere sia le scarpe che le CALZE!).
Ora! Che nei templi buddisti fosse necessario togliersi le scarpe, lo sapevamo. Ma che fosse necessario togliersi PURE le calze? Ah no. Solo in Birmania mi è capitato e per me che non metto neppure le infradito in città perché ognuno ha le sue fisse e fobie e io a piedi nudi ci sto bene solo in casa… Dicesi: TERAPIA D’URTO! (Ma senza risultato alcuno preciso che non è che ora ho superato la mia fissa).
Anche perché il bello è che non si tratta di fare dei giri brevi all’interno di un tempio. Ma va!
In Mynamar ti fanno stare a piedi nudi per templi sì, e scalinate e portici e pure all’interno delle grotte sacre… E se pensate che la pulizia sia impeccabile, ahahaha…
Benvenuti in Myanmar!
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