Avvistare le balene in Islanda a Husavik: ma chi me l’ha fatto fare?
Avvistare le balene è un sogno per tanti, eppure… non lo era per me.
Quanti di voi sono cresciuti a pane e Piero Angela?
Io avevo mio padre che appena poteva, cercava di farmi vedere un bel documentario sugli animali: dagli scoiattoli ai colibrì, nessuno era escluso. Forse proprio per questa sua passione, io, estenuata dai suoi tentativi che partivano dalla tv per arrivare alle enciclopedie, alla fine ho sviluppato una reale allergia per la fauna, o meglio, un certo disinteresse. Ma nonostante le mie personali mancanze, avvistare le balene è un’esperienza di cui 2 parole (o anche 4) vanno dette.
Husavik. Siamo in Islanda. Per la precisione nel nord dell’Islanda. (Qui l’itinerario on the road Islanda completo).
Questa località è famosa per l’avvistamento dei cetacei, ma vorrei aggiungere che non c’è solo questo…
Qui era presente anche il museo FALLOLOGICO islandese, ovvero il museo dei peni.
276 peni (riporta così wikipedia, io non ricordavo il numero esatto) di diverse specie animali tra cui anche un esemplare umano donato da un islandese alla sua morte. Mi spiace, non sono entrata personalmente, ho preferito girare la cittadina (sarò strana eh?), ma una mia compagna di viaggio aveva sottolineato il suo stupore di fronte al pene dell’elefante (poche malizie! Lei è biologa e realmente l’aveva osservato con interesse scientifico. Ecco!).
Ma torniamo alla balene.
Solitamente riscrivo ogni pezzo e lo modernizzo, ma in questo caso vorrei fare un’eccezione e riportarvi fedelmente le parole che ho scritto mentre ero in viaggio. Le parole scritte a caldo in merito al mio avvistare le balene direttamente dal mio diario di viaggio.
“Ci sono diverse opzioni per avvistare le balene. Noi prendiamo una barca pagando € 47 a testa per una gita di 3 ore (NdR, i costi risalgono al 2011).
Ci vengono forniti questi tutoni giganti blu e arancioni da indossare per il freddo e per gli schizzi d’acqua. Siamo decisamente anti-sesso tutti quanti.
Tanto per cambiare è nuvolo, fa freddo e ammetto che me ne frego dell’estetica, ben vengano i tutoni.
Il mare è mosso.
Parte la barca, e io INCREDULA mi rendo conto che sembra di essere sulle montagne russe: vieni sbattuto da una parte all’altra della barca e solo lì concretizzo che devo stare 3 ore su quella barca. ODDIOOOO.
La gente inizia a vomitare in mare. Altro che forma e proforma, tutti attaccati alla ringhiera, viso fuori e via. La barca è un sali e scendi (NdR, non so bene cosa volessi dire, ma rende il concetto anche se non è italiano). A tratti guardo giù e vedo onde di metri a cui la barca va incontro, dritta, senza esitazioni e penso: “Dio mio, chi me l’ha fatto fare? Qui sbocco sicuro. Fanculo alle balene” (dovere di cronaca e pensieri originali).
2 volte sono stata lì lì anch’io, ma reggo. Non so come, ma reggo.
Arriviamo a un punto e ci fermiamo, ed eccole lì. Le famose megattere che vengono davvero vicino al punto da schizzarci l’acqua (quasi) addosso.
Sono uniche. Spettacolari. Giganti… Ma non tiro fuori neppure la macchina fotografica, il mio primo pensiero è lo stomaco sotto sopra e fatico anche solo a sorridere (le foto me le daranno gli altri).
Le “vittime” sono arrivate a contare 7/10 gettate. Le persone che sono riuscite a reggere si contano su 2 mani e il povero F. ha iniziato a barca ancora ferma.
Nel mentre è uscito il sole e ringraziando il cielo, il mare si è placato. Iniziamo a rientrare con tutt’altro spirito e con lo stomaco che pian piano ritrova il suo posto. C’è il sole ora, e poi arriva lei, dello staff della barca, abituata a ben altro credo… E cosa mi offre con sorriso (secondo me) beffardo: latte e cioccolato! Ma è una candid camera?”.
Un commento a freddo lo aggiungo: ma quali travel gum! Tutti ne eravamo provvisti. Ne avevamo una scatola a testa. Non solo. C’era chi aveva pure un qualche braccialetto necessario per “l’equilibrio, le vibrazioni” e tante altre belle parole (chi l’ha indossato ha resistito 30 minuti, prima di rimettere a sua volta)… Diciamo che con il mare mosso, la chimica ha fallito.
Raccontata però la mia esperienza di cui volevo rendervi partecipi, beh, ad oggi, sì. Lo consiglierei!
Ma se mi chiedete se lo rifarei, ammetto, solo in una giornata di sole pieno.
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