Campeggio libero in Armenia: lago Sevan, pippe mentali e vita intensa
Premessa: la domanda che continuava a ronzarmi nel cervello era solo una… “Ma con tutti i bellissimi posti in cui puoi fare campeggio libero in Italia, tu, alla fine, fai campeggio libero in ARMENIA”? Ci sono cose che si fanno a cuor leggero, altre che invece si fanno, sì, ma con un sacco di pippe mentali nel cervello…
L’Armenia, diciamolo subito, è uno degli stati in cui ho percepito uno dei maggior sensi di serenità e tranquillità di tutto il mondo (di tutto il mondo che ho conosciuto fin ora quantomeno). La guida stessa nel suo raccontare come sempre i pericoli e i contrattempi, lodava l’Armenia per essere uno degli stati più sicuri per un viaggiatore. E questa è la base di partenza da cui mi sono mossa… Ma quando il moroso, preso dal senso di avventura che io solitamente vivo appieno in quel del nostro Bel Paese, e che lui invece ha visto risvegliarsi (proprio) appieno in quel del Caucaso, ha iniziato a dire: “Facciamo campeggio libero in Armenia?”, io, dall’alto del mio proverbiale amore per il campeggio libero, non sono stata in grado di dire altro che “Ok”.
La guida anche su questo veniva in aiuto (sempre lei la guida, Lonely Planet, anche perché io altre su queste destinazioni non le ho trovate), dicevo… La guida citava tra i posti dove fare serenamente campeggio libero in Armenia il lago di Sevan.
Consigliava di girare il lago con massima libertà, addentrandosi lungo le sue sponde e fermandosi semplicemente a campeggiare dove più aggrada.
Detto, fatto.
Grazie alla nostra (mitica) macchina LADA 4×4 presa a noleggio a Yerevan (per intenderci una nostra Panda che fatica a superare gli 80 km all’ora, ma quando ci sono terreni dissestati se la cava alla granderrima) potevamo girare con massima libertà tutte le parti dell’Armenia, da qui la decisione di andare al lago Sevan, arrivare verso le 18 circa al paese di Martuni fare un minimo di rifornimento in uno dei tanti supermercati per la cena (e la colazione, per me sacra!) e passare la notte dormendo in auto. La tenda, alla fine, non l’avevamo presa.
Dicesi uno di quei piani ben riusciti?
Arrivati alla cittadina (bruttina) di Martuni siamo entrati in un supermercato. Abbiamo comprato frutta, noccioline, biscottini vari e una serie di cagate che non richiedessero alcuna cottura. Noi avremmo fatto un pic nic senza fuoco.
Temendo di non avere abbastanza viveri per la notte, ci siamo fermati anche nel supermercato successivo, a 300 metri. “Metti che l’acqua non ci basta?” (e già qui coglievo quanta serenità mi caratterizzasse).
E poi ci siamo addentrati verso le sponde del lago Sevan totalmente A CASO!
Ah, dico io, avreste dovuto vedere la mia faccia nel mentre il moroso alla guida si addentrava in questa sorta di bosco con strade sterrate in mezzo a una sorta di giungla fluviale.
Primo tentativo: fallito
Ci ritroviamo in direzione di una casa privata e per di più con alcuni cartelli SCRITTI IN ARMENO.
Unica conclusione logica, tornare indietro.
Riprendere una nuova strada che puntasse verso il lago…
E ritrovarsi questa volta a procedere sempre su strade sterrate, sempre più strette e sempre più caratterizzate da una vegetazione prima boschiva, e poi fluviale.
(Io non proferivo più parola).
Secondo tentativo?
Se fosse stato un film:
Sponda che appare, lago blu di fronte, una spiaggia, un tramonto suggestivo a tingere il cielo di rosa e lui che ti guarda con occhi sicuri e sexy dicendo: “Ti piace tesoro?”.
La realtà:
Nessuna sponda. Nè spiaggia. Né si vedeva l’acqua del lago. La strada è terminata in mezzo alla vegetazione e basta. Allora scendiamo dall’auto per andare a vedere se prosegue il percorso e io
TEMPO 30 SECONDI RISALGO PERCHE‘ SBRANATA DALLE ZANZARE! A frotte, eserciti, a miriadi. Cosa da chiamare il WWF sì, ma per fargli presente che qui gli animali indifesi siamo noi.
L’auto si riempie nel giro dei pochi attimi a causa dell’apertura delle portiera, io strabuzzo gli occhi e inizio ad ucciderle e per quanto (lo giuro) mai e poi mai avrai voluto rovinare i sogni di avventura di Miche (il mio moroso), a quel punto ritrovo la parola e faccio presente che (secondo me eh) in quel posto non ci dormivo neanche a pagamento!
Dietro front. Ma senza perdersi d’animo.
Ottengo il compromesso di dormire sì in macchina, ma di poterci avvicinare un po’ di più alla strada di modo da non sentirmi totalmente persa in mezzo a una laguna popolata solo da zanzare e… chissà cos’altro. E dopo esser tornati indietro per 10 minuti, ci accampiamo in una zona boschiva vicina alla strada sterrata e a 5 minuti da quella asfaltata.
Ora, io ve lo dico, il paesaggio non era tra i migliori, ma vuoi mettere l’avventura?
A quel punto le cose sono andate così.
Vi elenco i punti salienti della mia notte in campeggio libero in Armenia.
1. Nella mia testa: “Ma pensa te con tanti bei posti che ci sono al mondo o da noi, guarda dove siamo finiti? Ma Simo stai zitta e guai a te se rompi come sempre le palle”. (Forse non sapete, ma il bipolarismo, alle volte, aiuta!).
2. Arriva una volpina. Giuro. Arriva una volpina a studiarci. Quelle con la coda pelosissima. Gli occhietti furbi e il musetto aguzzo. Io da brava cittadina non so se avere paura o essere felice e nel dubbio, sto vicina vicina alla portiera pronta a salire in auto. (Donna coraggio spostati). Lei resta lì un po’. É abituata agli essere umani, ci studia, saltella qua e là e poi se ne va.
3. Cala il buio e noi ci chiudiamo in auto per paura delle zanzare preparando tutto quanto serve per dormire in auto. Di zanzare qui ce n’erano, ma in modo “umano”.
4. Iniziamo il nostro lauto pasto (a me la fame era passata e mangio ben una banana) e ci godiamo il tempo di un’avventura tutta nostra in mezzo al niente.
5. Io ho tratti in cui penso ai titoli dei giornali nel caso in cui ci succeda qualcosa di brutto. Cose rasserenanti tipo: “Stupidi turisti italiani dormono in mezzo al niente per vivere un’avventura e si ritrovano il maniaco, il killer, il pazzo assassino”… Cose così insomma.
6. Sistemiamo le luci frontali in auto e iniziamo a chiacchierarcela in modo profondo, intimo e sincero. Lui mi aveva promesso una chiacchierata a fiume proprio per convincermi a dormire in auto in mezzo al nulla e riconosco che mi rilasso e mi godo intensamente le confidenze e l’attimo.
7. Alle 21.30 prendo i sacco a pelo nonostante lui pensasse che non servissero e recupero qualche punto perso in precedenza (mi ringrazierà di averli presi visto il freddo intenso della notte).
8. Alle 22.00 circa crolliamo a dormire e io mi addormento FELICE.
9. Di notte mi sveglio diverse volte ovviamente e spero sempre la stessa cosa: “ti prego, ti prego, fai che non senta nessun rumore improvviso o altro che ci resto secca dalla paura!”. (La paura di aver paura mi mancava!).
10. Il mio desiderio viene realizzato e nonostante i pensieri notturni spazino dal mostro di Firenze ai terreni dove fanno esplodere le mine (vi ricordate i cartelli in armeno che non sapevo leggere?), io vivo una notte adrenalinica e mi sveglio entusiasta, energica, appagata e soddisfatta.
E non solo… Alle ore 6.00 di mattina, è già chiaro. Sentiamo sfregare sotto la macchina. Io ormai mi sono rasserenata perché la notte è passata e inizio a guardarmi attorno. Il mio moroso apre il finestrino e, giuro, non ci credevo.
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La volpina! Lei. La stessa eh. É venuta a svegliarci la volpina.
Dispettosa forse, inizia a sfregare alla portiera, quando vede che ci svegliamo saltella qua e là, ma resta vicina. Non so se voglia del cibo, ma ovviamente non glielo diamo visto che dare i nostri biscotti o i nostri dolci può essere dannoso per la salute degli animali selvatici… E nel dubbio preferiamo risultare avari agli occhi della volpina, piuttosto che farle del male.
Lei resta lì un po’, ci studia curiosa e dopo 10 minuti se ne va.
Una delle notti più belle e speciali della mia vita.
Solo un consiglio: se proseguirete 300 metri rispetto al posto (a caso) che abbiamo scelto noi, ritroverete quegli scenari da film di cui si parlava sopra. Ebbene sì!
PS: un grazie di cuore al mio moroso e, naturalmente, alla volpina che mi hanno regalato questa splendida esperienza.
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